"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



martedì 7 gennaio 2014

FRANÇOISE SAGAN (Sketches series - 9)

FRANÇOISE SAGAN

(Sketches series - 9)

 

Credo di aver deciso di leggere “qualcosa” di Françoise Sagan dopo la sua morte, nel 2004 il 24 settembre, in seguito a un obituary ben scritto (fra le mie carte ho reperito quello di Le Monde).

 

Si tratta di un personaggio indubbiamente in grado di affascinare: fa parte di quel branco di lupi francesi del secondo dopoguerra dotati di un edonismo che in Italia si è poco conosciuto in letteratura ([1]), all’epoca.

 

Del resto di motori e morte nell’Esagono ho già scritto, Françoise scampa la seconda conseguente ai primi (Aston Martin distrutta, nel 1957), ma non può non finire nella legione dei caduti su polmoni ormai a brandelli ([2]) e d’altro canto anche l’alcool (e le droghe (non leggere)?) certo non aiutavano.

Eppure muore quasi di vecchiaia a 69 anni.

 

Non bella da giovane ma ..., un waif che potrebbe piacere a Kate Moss ([3]).

 

Bisessuale (suo figlio ha ormai passato i 50 anni).

 

Forte giocatrice d’azzardo.

 

Vittima in Italia (come altri letterati) del luogo comune del titolo di un libro citato senza cognizione di causa, ovvero il suo esordio Bonjour tristesse.

 

Vittima in Italia, anche, di essere valutata come “donna autrice per donne” per quel che ricordo, forse in quanto non schierata politicamente a sinistra (sebbene amica, realmente, del presidente della repubblica francese François Mitterrand, socialista).

 

Copiosa la sua produzione letteraria e inesaurita la sorgente di biografie a lei dedicate.

Pertanto, mi fermo entro lo schizzo e indico (senza giudizi) due documentari:

https://www.youtube.com/watch?v=DigC5xXK05k

https://www.youtube.com/watch?v=uacYJ6G8U8s

 

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Evito di addentrarmi nel delicato argomento nouvelle vague cinematografica, ove come quasi tutti milito per i due pilastri: A Bout de souffle e Le 400 coupes, preferendo il primo solo in ragione del suo tristo finale e di Djinn (Patricia) Seberg (cfr. Schlock, n. 6, 2013, p. 146 ss. per questo spelling del suo nome).
[2] Rimando ai post: “In Francia si muore da artisti”; “Roger Nimier” e “Il ritorno dell’Ussaro Blu” (nelle note).
Ovvero:
https://steg-speakerscorner.blogspot.com/2013/03/in-francia-si-muore-artisti-e-si-puo.html
https://steg-speakerscorner.blogspot.com/2011/11/roger-nimier.html
https://steg-speakerscorner.blogspot.com/2012/09/ilritorno-dellussaro-blu-rogernimier.html
[3] Attendo ovviamente critiche al riguardo di quest’ultima: non si tratta della mia modella preferita, ma ne rispetto le capacità e la britannicità.
Considerando che nella produzione saganiana c’è anche un beau livre dedicato a BB, se fosse ancora viva magari  delle righe sulla nichilista Caterina albionica le avrebbe anche scritte.

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