L’OSSIMORO
SMILE
(The
Beach Boys non sono mai stati allegri)
Un paio di
lustri dopo – scusate ma il punk era un tiranno esigente – apparve nel quadro
che contemplavo, senza nemmeno un granello di sabbia fra le dita, Charles
Manson e i suoi omicidi di fine decennio sessanta scorso, mentre Brian era
nella decade successiva invisibile ai molti ([2]).
Ecco pian piano
insinuarsi nella mente il mostro Smile
(o se si preferisce SMiLE) l’album
inesistente che esiste, a partire dalla grafica di copertina e addirittura
dalle copertine stampate dalla Capitol Records in centinaia di migliaia. Perché
il problema non è riuscire ad ascoltare questo, IL, supremo disco fantasma, ma
solo come e quanto (quanto, ripeto) ascoltarlo.
Un cofanetto
antologico ufficiale (significativamente intitolato Good Vibrations: è un quintuplo in CD) per i trent’anni di carriera
dei Ragazzi della Spiaggia dà la stura con un pugno di registrazioni che
smentiscono ogni leggenda di inesistenza delle matrici siccome distrutte. Ma
non basta!
Esiste
letteratura sul Sorriso, un doppio
(doppio cosa? Ne troverò una versione in duplice CDR) di tale etichetta
Vigotone (sembra sia giapponese) album, eccetera eccetera. Più Smile trovi più ne vorresti; schizzi,
frammenti, tracce singole, piste sovrapposte, immagini più o meno sgranate del
genio al lavoro con in testa un casco da pompiere ...
Ti calmi solo
quando incontri il cofanetto triplo pubblicato ancora una volta dalla Sea Of
Tunes che è corredato anche da un corposo libretto (lungo come due CD allineati
in verticale) e il “compagno” CD singolo che compila una possibile versione
dell’album.
Quando l’album uscì
ufficialmente moltissimi anni dopo nel 2011 (e con ritardo di mesi: ormai
speravo che non fosse pubblicato: a noi appassionati non serviva ([3])),
comprai la versione in 5 CD di Smile
solamente per evitare di avere spifferi sonici ([4]).e
per godermi quella copertina tridimensionale che raffigura la vetrina di una
bottega poco californiana e semmai reminiscente del Village newyorkese (quello,
ormai scomparso, con i negozi nei basement.).
Come finisce
questo post? Inevitabilmente, ma non banalmente,
con la canzone più triste di tutte, sin dal suo titolo: “Surf’s Up”.
Per il surf
guardate altrove, sin da questo blog,
ché forse il mito della tavola che cavalca le onde non ha bisogno di un bardo,
ma solo di un musico: cfr. “Pipeline” e “Wipe Out”, (anc)ora e sempre.
Steg
Tutti i diritti riservati/All Rights reserved. Nessuna parte – compreso il suo titolo – di questa opera e/o la medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.
Steg
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[1] Si
saprà mai se dietro ad esso si celava lo stesso Brian Wilson?
[2] Devo
questa scoperta a una rivista di surf USA che non riesco a localizzare da
troppi anni, quanti?, nel mio archivio.
[3] Ci
tengo a precisarlo: in Italia Smile
interessava a pochissimi: quando ne parlavo nessuno mi aiutava: ho costruito il
mio archivio nei negozi newyorkesi dove tutto era lì, ma solo se sai cercare:
valeva per tutti gli artisti, gli Italiani si pascevano, stolidi, di U2 e Bruce
Springsteen.
[4] Della
versione corredata da tavola da surf ho scritto altrove.
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