"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



giovedì 15 dicembre 2022

LE PRIME EDIZIONI DEI LIBRI (Tombstone series – 81)

 

LE PRIME EDIZIONI DEI LIBRI

(Tombstone series – 81)

 

 

Le prime edizioni dei libri:

talvolta sono tristi,

talvolta sono entusiasmanti,

talvolta sono uniche,

talvolta sono ambigue.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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venerdì 2 dicembre 2022

THE ALTERNATE MCGEOCH (Bansheeiana)

 

THE ALTERNATE MCGEOCH

(Bansheeiana)

 

While browsing through my files I found a long writing of mine addressed to a soulmate of mine.

Being more accurate than what I wrote years after for the blog, here it is.

No corrections, no “ps, just as it was.

 

 

QUOTE

 

                                                                       15th of March 2004

 

A propos de John McGeoch.

 

I met him after the concert in Torino, 26 of June 1981.

In the afternoon I already talked with Budgie and with Tony Selinger (then the sound engineer for the band and a sort of my “big brother” when I attended S&TB concerts for some time).

Ended the concert, Siouxsie was ill for food poisoning and we waited for the band to come out of the theatre, while she was treated at the hospital emergency.

 

When John came out I tried to talk with him and, straight, let him know that I was not going to discuss guitar strings or Di Marzio pick ups: not a musician myself I was more interested in knowing who was going to bring dirty clothes to the laundry. He was somehow surprised and, laundry apart, he told me he had chickens in the backyard at home.

I told him I was going to be in London in the summer and he told me to try to get in touch with him outside the venue.

 

I don’t remember exactly (probably some memories are written in my diary, at home), but first I managed to get myself recognised the first day (indeed I waited some five hours outside the Hammersmith Palais). For sure the second night I obtained the unobtainable and had been ushered backstage by one of the security big guys: Pat (kind of walking mountain in size).

Inside the dressing rooms it was a sort of dream come true and in the end John invited me at their hotel for an end of the tour party: I was sitting next to him in the van and when some fans asked for autographs he told me to take away my pen: “them were them, and I was I” (a lesson learned).

 

We met again in Milano, 19 July 1982 and some shit hit the trees (it was an open air festival) when almost a scuffle followed because the Italian promoter tried to throw out a friend of mine (who should kiss my ass: he got the backstage and the band just like me, with no sweat!) during the afternoon. Both John and the band manager ensured that things should calm down.

 

Last time we met was a few months after: I was in London and by chance Tony told me the band was recording, and the place was also close to my hotel.

I waited some two hours in the reception: in the end John came out with a pint of red wine. I spent some six hours in the studio and witnessed the birth of a recording (and much more).

 

That was me and John; always missed since November 1982, when because of some nervous problems he quit the band before the English tour.

Tony got me the tickets for the two London dates, I sneaked inside in the afternoon and I was playing pinball. A voice from behind says: “You must be Stefàno”. That was Billy Houlston (You know him), and this is another story.

 

I saw John onstage with Public Image Limited, at a concert I attended with Billy some years after. No way to met him afterward.

 

 

UNQUOTE

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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mercoledì 2 novembre 2022

ALDO BUSI

 

ALDO BUSI

 

Le mie prime due dediche di Aldo Busi. Al termine della sua presentazione milanese del 31 marzo 2015.

 

Persona interessante ([1]).

Come sarebbe a dire interessante? Beh Aldo Busi richiede un certo impegno.

 

Innanzitutto lo, “LO?”, scrittore, nato e residente a Montichiari ([2]), parla e dichiara molto e dunque occorre leggere quello che non scrive.

Occorre o occorre anche?


Aldo Busi e le sue opere: separabili? Certamente, ma senza i suoi scritti non rileverebbe ciò che egli dichiara in quanto in Italia essere un pensatore serio (tutto il resto è panem et circense) è una conseguenza ([3]). Il che non contrasta con questa sua affermazione: “Io sono uno scrittore che va in televisione, non un personaggio televisivo che scrive” ([4]) perché il mestiere del personaggio televisivo non è un mestiere al di fuori dei normali canoni artistici.

 

È quasi una frase fatta quella per cui da molte persone i libri di Umberto Eco sono comprati e semplicemente riposti sullo scaffale (con il passare degli anni semplicemente si riducono i compratori travestiti da lettori, ma il fenomeno pare persistere).

Cosa accade con Busi? Beh risultano taluni lettori seriali per cui preoccupa un poco la loro monotonia nel rileggere più di una sua opera, incluse quelle non (ancora?) riscritte.

Secondo un “venditore di libri usati” ([5]), invece, non li legge nessuno quelli dell’illustre bresciano; il che se fosse vero significherebbe un’autorevolezza maggiore di quella dell’autore alessandrino.

  

Credo che sia nel mio carattere a questa mia età: una persona intelligente non può deludermi e non può ferirmi, se non mi aspetto molto.

In termini più banali: con Busi uscirei a mangiare anche se egli non è in cima alla mia lista.

 

Sconto il suo essere persona pubblica.

Apprezzo i suoi disprezzi, del resto io su Fb non distribuisco nastrini di benemerenza.

Mi aspetto le sue contraddizioni: ricucirà con Travaglio?

 

Le date sono inesorabili.

 

A mio avviso non ha senso paragonare Pier Vittorio Tondelli e Aldo Busi.

Ma quando Busi - preferibilmente Tondelli vivo - critica lo scrittore di Correggio siccome autore di letteratura omosessuale, beh forse esiste un fattore cronologico autoriale che con la frattura generazionale fra loro fa suonar male certi asti verbali dell’illustre, altrettanto, provinciale bresciano.

 

Se dovessi riassumere la differenza che rilevo da lettore fra loro, ne troverei due.

Busi non ha mai scritto di una condizione giovanile (sua e altrui) perché, a differenza di Tondelli, egli non poteva essere giovane prima di diventare adulto.

L’urgenza tondelliana manca allora nel popolare busiano.

Ben mi è noto che uno dei libri più riscritti (e quindi oggetto di edizione) da Busi è Seminario sulla gioventù, ma la mia opinione non cambia. 

 

 

 

POST SCRIPTUM  A UN INCOMPIUTO

Mi è già capitato di pubblicare un post non completato, e poi appunto di ultimarlo.

Di questo, vecchio di sette anni, avevo perso traccia.

Nel frattempo, Aldo Busi è diventato quasi invisibile (pur se con altri due libri pubblicati ([6])) e la sua ultima fatica, con un titolo (provvisorio?) ormai sarebbe ultimata da un paio di anni ([7]).

Per ora questo è quanto, anche da parte mia.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Che veste malissimo, ma sembra quasi voluto. Glielo si perdona per le stesse ragioni per le quali andrebbero arsi vivi certe sciacquette marchiate e i cosiddetti – ma da chi? – hipster cortocalzonati e tutte le loro varianti generazionali.

[2] In argomento ho concluso il ragionamento. Con sorta di landolfiana schizofrenia, egli ha optato per due righe nel risguardo di copertina, ma esigendo una bibliografia precisa - anche perché egli è solito rivedere, integrare, riscrivere le proprie opere - nelle pagine dei suoi libri.

[3] Penso a Carlo Freccero.

[4] Dichiarazione tratta da una intervista del 2010 (vista l’età declinata dallo scrittore e un suo riferimento cronologico) realizzata da Renato Catania per il periodico Lo Strillo: http://www.giornalando.net/intervista-ad-aldo-busi.html.

[5] Il quale nega sempre di frequentare i mercati e le bancarelle, onde quando lo incrocio in quegli àmbiti fa finta di non vedermi.

[6] Curiosamente Wikipedia li cataloga come “altri scritti”, entrambi. Si tratta di Vacche amiche, Venezia, Marsilio Editore, 2015 e di Le consapevolezze ultime, Torino, Einaudi, 2018.

venerdì 7 ottobre 2022

HOUELLEBECQ TURISTA A NEW YORK CITY (“Know your enemy”) (Sniper series – 45)

 

HOUELLEBECQ TURISTA A NEW YORK CITY (“Know your enemy”)

(Sniper series – 45)

 

[Premesso che continuo a non capire come mai La nave di Teseo (leggasi Elisabetta Sgarbi) non offra a Aldo Busi di pubblicare il suo - appunto inedito - ultimo romanzo,] Rilevo (courtesy of L'Avvenire) che per quei tipi è in uscita una raccolta di scritti di Michel Houellebecq, Interventi: il quotidiano cattolico (in data 5 ottobre 2022) ci offre uno suo scritto su NYC.

 

Lo scritto di Houellebecq peraltro è banalotto: verosimilmente egli non ha frequentato NYC in decadi diverse, non ha letto Jerome Charyn, non ha letto Nik Cohn, ... (Vogliamo anche citare i romanzi The Wanderers e quelli che hanno ispirato Carlito's Way? Perché qui si confonde un Borough con cinque e non va bene), non ha letto Ed McBain, quid due film di Spike Lee (Son Of Sam e The 25th Hour, il secondo tratto dall'omonimo romanzo), Abel Ferrara, e pure Yves Adrien del suo primo libro?

 

 

                                                                                                                      Top Shooter

 

 

 

© 2022 Top Shooter

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giovedì 29 settembre 2022

TRIESTE

 TRIESTE

 

Secondo Daniele Del Giudice ([1]) (ne Lo stadio di Wimbledon) Trieste ha un mare che finisce: in effetti guardandolo, ad esempio dal molo Audace ([2]), sembra che esso finisca a sinistra, dove si trova quella che una volta era la Jugoslavia.

 

Ho conosciuto Trieste da scolaro delle elementari (sette anni e la seconda classe finita: allora c’era l’esame di ammissione per la classe terza).

Mi ricordo del Pinguino Marco all’Acquario, post mortem è un simbolo ([3]), e di questo lungomare in effetti un poco particolare.

 

C’è Trieste in alcune “storie” di Giorgio Scerbanenco, due hanno il nome della città nel titolo, ma non ho censito tutto ([4]).

 

Non scrivo della città della Bora (il vento) e di Umberto Saba, Italo Svevo, James Joyce o altri, in quanto non scriverei miei pensieri.

Ogni tanto affronto Claudio Magris, e allora magari indico il Caffè San Marco (dove però l’ultima volta quello che per me è il rito del Martini Dry ([5]) – o Martini Cocktail se preferite – è stato un supplizio pari a quello di chi vede il chirurgo incapace che lo stato operando, nonostante l’anestesia) che è il suo preferito.

 

Cerco di seguire un ordine circa cronologico per quel che mi riguarda, e quindi cito – sebbene non essenziali – i romanzi gialli di Veit Heinicken, ambientati solitamente a Trieste, appunto, da questo expat tedesco un po’ troppo politicamente corretto, cioè sempre filo-noglobal ([6]), , ma a casa d’altri dove – non occorre essere Silvio D’Arzo – bisognerebbe essere più educati.

 

Per un curioso gioco di “sponde” in un ideale biliardo intellettuale, da Emilio Salgari sono ritornato a una presentazione di Giampiero Mughini che già conoscevo e quindi al suo libro, il cui titolo dice tutto, In una città atta agli eroi e ai suicidi. Trieste e il “caso” Svevo ([7]).

Ho così scoperto Renzo Rosso, scrittore ([8]) – purtroppo (per le ricerche) omonimo dell’imprenditore – anch’egli nato nel capoluogo giuliano.

 

E poi quello “sconosciuto-conosciuto” di Roberto Bazlen, evocato da Mughini e già romanzato da Del Giudice nel suo Stadio …, forse soggetto di un numero eccessivo di biografie, che invece da Trieste cercò sempre di andarsene per sempre ([9]), riuscì a morire a Milano.

 

Siccome al lettore medio piacciono le figurine, troverete la firma di Mauro Covacich, ma non da copia del suo volume su Trieste ([10]).

Volume che mi fa concludere nel senso che non serve leggere di Trieste se non ci si è stati, quindi c’è chi non avrebbe dovuto leggermi.

 

 

Dedica dell'autore, forse sprecata

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Daniele_Del_Giudice.

Avvertenza: due titoli in prosa dell’Autore risultano ridondanti: quelli contenuti ne Mania e quello intitolato Nel museo di Reims sono tutti compresi ne I racconti che quindi soddisfa i non bibliofili.

Per le opere narrative di più lungo respiro, ogni critico ha la sua opinione, a parte l’esordio wimbledoniano (molto ambientato a Trieste, evidentemente) Staccando l’ombra da terra (finta antologia di racconti) mi pare molto interessante, e evidentemente può far pensare al pittore Roberto Crippa: https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Crippa.

Per i più curiosi: è poco citata, ma Ida Zilio Grandi è la vedova di Del Giudice.

[4] Altro romanzo ha un protagonista friulano (Al servizio di chi mi vuole): non confondete mai friulani e giuliani.

Scerbanenco, che triestino non era e italiano di nascita solo per madre, visse negli ultimi anni a Lignano Sabbiadoro (Udine).

[7] Bompiani, Milano, 2011.

[9] Tutto Bazlen è pubblicato da Adelphi in un volume intitolato, a scanso di equivoci: Scritti, più volte ristampato.

Riconoscendogli per una volta merito, rinvio anche a Bobi, di Roberto Calasso (sempre Adelphi, 2021).

[10] Trieste sottosopra. Quindici passeggiate nella città del vento, Collana Contromano, Roma-Bari, Laterza, 2006 e poi ristampato.

martedì 13 settembre 2022

TCHAO PANTIN (breve storia di una “fissa” doppia)

TCHAO PANTIN

(breve storia di una “fissa” doppia)

 

Su questo argomento, ho già scritto, molti anni fa entro un post più ampio ([1]).

Per quanto qui rileva, così sintetizzavo (ometto la nota a piè pagina):

“[il film] Tchao Pantin, tutt’altro che plastificato, ma tratto da un polar (o meglio noir) peculiare del 1983 (il romanzo è dell’anno precedente, scritto da Alain Page, noto, allora, appunto come scrittore di genere).

Il protagonista è un Coluche stratosferico, drammatico (lui che era “un comico”), ci sono riferimenti alla scena musicale punk della capitale (compare il locale Le Gibus).

“La colonna musicale e sonora fu realizzata da CharlÉlie Couture in stato di grazia.

 

Tutto comincia intorno alle ore 23, una sera di estate del 2004, in una località di villeggiatura tedesca: Inseln Im Bodensee.

In camera, cambio canale televisivo alla ricerca di qualcosa di interessante (ogni tanto capita) e finisco sui titoli di coda di un film, peraltro doppiato in lingua locale: mi colpisce la colonna sonora (che allora non so essere anche musicale), i colori bluastri, ma rimane un film senza nome, tranne che per il protagonista Coluche ([2]) il cui nome scorre nei crediti (evidentemente ho perso la riga del titolo, oppure mi pareva strana e ho scritto qualcosa di simile).

Mi annoto qualcosa, e tornato a casa mi metto a cercare, e finalmente arrivo al titolo.

Quindi compro il DVD (scopro essercene una edizione in due dischi e mi rivolgo a quella) e da lì arrivo al romanzo che acquisto un paio di giorni dopo.

 

Diamo a Cesare quel che è di Cesare (se siete curiosi) ([3])

 

Eh, ma non basta!

Devo avere la colonna sonora: se ben ricordo, ho comprato il disco perché non trovavo il CD, poi ho recuperato anche quest’ultimo.

 

A questo punto, però succede che devo conoscere la discografia di CharlÉlie Couture.

Dopo una mezza dozzina di album mi trovo a comprare una sua biografia, una sua raccolta di racconti, eccetera.

 

Senza preavviso, ogni tanto riaffiora Tchao Pantin, oppure CharlÉlie Couture.

(continua?)

 

 

BONUS: testo della canzone-titolo del film:

'TCHAO' (LES NUITS SONT TROP LONGUES) (di CharlÉlie Couture)

 

Quand les nuits sont trop longues
Quand le sang tourne en rond
Dans les vapeurs d’essence
Dans les rêves qui s’embrument
Des envies qui se balancent
Et des moteurs qui fument
Besoin d’un voyage à défaut d’amour
Besoin de se perdre plutôt que souffrir
Besoin de courage à défaut de bravoure
Besoin d’exorciser la violence d’un souvenir
Besoin d’un voyage à défaut d’un détour
Besoin d’accélérer plutôt que s’enfuir

Quand les remords grillent le cœur
Quand la mort fait trop peur
Dans la ville qui se referme
Y’a de l’alcool dans les veines
Du feu sous l’épiderme
D’la poudre aux yeux qui traîne

Besoin d’une image à défaut d’un discours
Besoin de bouger plutôt que subir
Besoin d’un peu d’humour à défaut d’un message
Besoin d’se défendre plutôt que gémir
Besoin d’éclairage à défaut du jour
Besoin d’amitié plutôt qu’se démolir...

 

 

 

                                                                                                                      Steg



 

 

 

                                                                                                                      Steg

 

Immagine di 
copertina di numero della rivista con dossier
del film 

 

 

© 2022 e 2023 Steg E HTTP://STEG-SPEAKERSCORNER.BLOGSPOT.COM/, Milano, Italia e 1983 CharlÉlie Couture per la canzone.

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lunedì 25 luglio 2022

LOVE AND LOSS (Tombstone series – 80)

 

LOVE AND LOSS

(Tombstone series – 80)

 

L'amore è malinconia, tenendosi per mano ininterrottamente per paura di perdersi.

 

 

                                                                                                                       Steg

 

 

 

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martedì 12 luglio 2022

DAVID BOWIE, MORRISSEY, ALDO BUSI (note marginali su talento e mercato)

 

DAVID BOWIE, MORRISSEY, ALDO BUSI

(note marginali su talento e mercato)

 

Questo post trae origine dall’ennesimo ascolto di Metrobolist, album di David Bowie che si risolve ([1]) nella “nuova versione” di The Man Who Sold The World ([2]) ([3]).

 

La riflessione che ne è conseguita, e che si è arricchita con riferimento ad altri due autori (anche artisti, direi, entrambi), è rispetto a un dettaglio spesso trascurato: “chi decide cosa pubblicare/distribuire” ([4]).

 

La storia della musica fonografica” offre innumerevoli esempi, ma qualcuno è più significativo di altri.

È quasi evidente che se RCA pone “sotto contratto” Elvis Presley dopo averlo comprato dalla Sun Records, lo pubblicherà: meno evidente è il successo di Elvis (1956).

Stesso ragionamento se si decide di scommettere su artisti nati morti commercialmente, come Velvet Underground e The Stooges.

Ma pensate a David Bowie: artista non esordiente, con alle spalle insuccessi fonografici: finalmente nel 1969 il successo con il singolo “Space Oddity”, ma l’album (che inizialmente ha ancora il solo nome dell’artista, come il primo) non sfonda.

Solo la tenacia della poi moglie, Angela Barnett, e del nuovo manager, Tony Defries, conducono l’artista londinese al nuovo contratto con la Mercury Records che, evidentemente, crede nel nuovo album, sebbene anch’esso non sarà un blockbuster: è appunto The Man Who Sold The World.

E Defries riuscirà a portare in RCA (coincidenza) David Bowie ([5]). Il resto è storia.

 

Ora andiamo al 2022 (ma se ne poteva scrivere anche l’anno scorso, gli è che nulla è cambiato), per due casi opposti al precedente.

Cronologicamente non sono in grado di indicare chi “non arriva” per primo fra loro, ma per adiacenza artistica, musica, comincio con Morrissey ([6]): artista musicale di grande successo, prima con The Smiths e poi come solista.

Ebbene: Morrissey da qualche anno è senza un “contratto”, e dal 2021 ha pronto un nuovo album di studio di inediti, non pubblicato: Bonfire of Teenagers ([7]). Perché?

 

Aldo Busi, autore italiano fra i più noti e discussi ([8]) si trova in una situazione analoga a Morrissey: un romanzo “pronto” dalla fine del 2021, sul titolo non v’è certezza, ma è senza editore ([9]).

 

In conclusione, forse ovvia: il talento non basta, e nemmeno il potenziale commerciale e, aggiungo, nemmeno le nuove tecnologie, perché poi un fonogramma o un libro smaterializzato non hanno grande fascino per artista e autore.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[4] Verbi usati in accezione tecnica: si considerino gli articoli 12 e 72 della legge n. 633 del 22 aprile 1941, nonché l’interpretazione prevalente data alle modalità di pubblicazione delle “opere musicali”.

[5] Fra l’altro, per merito di Defries David Bowie sarà proprietario dei propri “master recording”, cioè delle proprie registrazioni

[7] https://www.nme.com/news/music/morrissey-announces-new-album-bonfire-of-teenagers-the-best-album-of-my-life-2952106