LE
SCAPPATE (DI CASA) ([1])
(The
Runaways)
La regola è che
bisogna apprezzare ciò che non si apprezza particolarmente.
Quindi occorre
costruire su “Neon Angels On The Road To Ruin” piuttosto che su “Cherry Bomb”.
Difficile ([2]).
The Runaways a
Milano – oggi – impegnerebbero la magistratura penale non poco.
Trattasi di
avventure di groupie-smo senza
pentimenti o scrupoli ([3]) – mentre
noi, in fondo, pagavamo poco: solo il prezzo del vinile come biglietto per un peepshow musicale –, anche in
riferimento al disprezzo delle proprie tendenze sessuali (sempre mi sono
genuflesso innanzi alla splendida ([4]) e
musicalmente enciclopedica Joan “I hate myself. ...” Jett).
Le ragazze forse
non erano punk musicalmente, ma lo erano esistenzialmente.
In quella
California paludosa che andrebbe sempre vista con diffidenza da tutti coloro
che non sono degni di cavalcare una tavola da surf marchiata Bear.
Gli pseudonimi delle
componenti il gruppo sono simili a quelli delle attrici porno.
I titoli delle loro
canzoni evocano i luridi romanzi pulp
degli anni ‘50 (quegli stessi che banalizzavano la ribellione contro “quel che c’è”, per dirla “selvaggia”).
Le cinque
ragazze sanno suonare e cantare (e mi riferisco anche ai cori).
Cosa volete di
più? Wikipedia?
Le cinque
fuggitive hanno le loro “cadute”, le inconciliabili differenze, i futuri andati
male, le reali sessualità se del caso nascoste (come già accennato).
Non sono in
grado di realizzare una esposizione strutturata e articolata, ma fidatevi.
Cercate i primi
4 album di The Runaways. Poi avventuratevi su quello che “hanno fatto dopo” ([5]).
Per quel che
riguarda “la” musica potete anche fermarvi a Joan.
Gli argomenti
con lei sono i capotasti, le pedaliere et
similia.
Una donna con balls o un uomo con tits, a vostra scelta (e rischio).
Riff glitteriani (nel senso di Gary) sans egal, una dieta di rock ‘n’ roll priva
di sbavature.
La portata delle
altre quattro (compatibilmente con i cambi di formazione) teenag-ine potete misurarla voi.
O avete paura di
non reggerle?
Che dire di Kim
Fowley, loro svengali senza
pentimenti?
Ah, dimenticavo:
provate a paragonare a loro le girl band
italiane e poi sappiatemi dire: rriot
che? Chi? Quando?
“Runaway
with us, we’ll love you till it hurts”.
Steg
Tutti i diritti riservati/All rights
reserved. Nessuna parte di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la
medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su
sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1] Per onorare soprattutto Joan Jett e in memoria di
Sandy West.
[2] Mi rendo conto che richiedo acrobazie post-collodiane
e post-vambiane ai lettori (Carlo Collodi era un innovatore, come lo era Vamba,
appunto).
Posto
che qui non vi sono sponsor, che gli amanti del SM e dei camion (mi riferisco a
due post che ogni tanto conducono
lettori ignari su queste pagine virtuali) e che ognuno dovrebbe sapere come
effettua le ricerche nel web, il
problema non è mio (per lo champagne e la vera vergogna, sapete come mi
regolo).
[3] Sapete quando vi dicono
quelle idiozie sulla “vita rock”? Ve le racconta tutta (o quasi) gente che non
ne ha mai presi o succhiati (maschi e femmine; e “no age limit” per dirla alla
X-Rated) per divertimento o per carriera.
Si cfr. “Head” di Prince e, più esplicita, “Cracked
Actor” di David Bowie; quindi vorrete perdonare anche la mia prosa.
[4] Certo non perfetta, stante
il suo sabotaggio del documentario sulla band.
[5]
Magari, in entrambi i casi, cercate aiuto nella rete.
Nessun commento:
Posta un commento