WE (STILL) WANT PRINCE
(anche per
una cena)
Una ventina di
anni fa mi inventai, per addormentarmi, un gioco: “con chi vorresti uscire a cena per fargli un po’ di domande?”.
Erano poche le
persone degne di un tavolo di ristorante ([1]),
qualcuno nel frattempo è morto, più di qualcuno non è più interessante (infatti
non me ne ricordo), insomma ne rimangono un numero molto esiguo.
Fra gli ancora
restanti c’è Prince, uscire a cena per parlare con lui di lui, di Miles Davis,
di Jimi Hendrix e del rock ‘n’ roll in generale ([2]),
della new wave Stateside ([3]), del
cinema, ...
Tre ricordi di
Prince dal vivo: a Milano in color pesca lui e la band; il concerto cancellato
a Torino ([4])
(magari trovo il biglietto di quel concerto); a Madrid nella Plaza de Toros
negli scorsi novanta ci regalò anche un a solo di batteria.
Per il resto
misuro a campate di CD, a spanne di vinile ([5]) (e
VHS e DVD) e a decimetri di scaffali occupati da libri e a cartelle di ritagli
il mio interesse per quest’artista. Non mi reputo un esperto su di lui, ma
diciamo che so più o meno dove guardare in caso di bisogno. Posto che, purtroppo, Miles Davis (il disco è suo) non è più fra noi, non possiamo chiedere Miles e Prince insieme ([7]), ma solo Prince.
Perché lo
vogliamo? Per le ragioni che lo resero un gigante.
Egli distrusse i
calendari delle case discografiche ([8]), con
ritmi che ricordano quelli usuali degli ultimi anni settanta (prendete la
discografia di David Bowie a titolo di esempio).Egli fuse stili musicali (ancora oggi, l’ascoltatore medio e distratto non sa che Sly Stone è stato una sua matrice più di quanto lo siano stati Rick James o James Brown, della sua ammirazione per il mancino di Seattle si sa).
Egli infranse cliché sessuali: ascoltate “Controversy” ed anche “If I Was Your Girlfriend”.
Da anni il
Signor Nelson sabota ([9]) la
sua base di fan, rendendo pressoché impossibile trovare su di lui notizie che
non siano state filtrate o censurate ([10]).
E questo non è
certo un merito.
Talvolta mi
chiedo se in certi momenti Prince non si comporti lungo una progressione
autodistruttiva.
Perché essere un
genio non fa rima con essere masochista.
Negli ultimi
anni della sua vita Miles Davis “mungeva la mucca” con la pubblicazione di album
non di grande livello qualitativo e sicuramente centellinandosi.
Prince per anni
ha fatto il contrario, “uccidendo la mucca” con una produzione sterminata; ed
ancora oggi egli disorienta con le sue virate che, sfortunatamente, non sono
più positivamente radicali come un tempo e sono anche oscillanti: l’ultima
svolta (2013) è di nuovo elettrica e muscolare con tre ragazze ad accompagnarlo
([11]).
Eppure per lui
una sera libera per una cena la trovo sempre e ancora ([12]).
Steg
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1] E
certo non a Milano.
[2] Fra
l’altro Prince mi pare essere immune da influenze stilistiche britanniche
marcate, pur vedendo io in lui dei tratti rundgrendiani che quindi hanno almeno
dei riverberi d’Albione.
Ho scritto marcate, per il fatto di aver suonato “Whole Lotta Love”, egli non diventa un emulo
ledzeppeliniano.
[3] Bastarda
ab origine mentre originale era la no
wave, per saltum dopo il punk.
[4] Dopo
un’andata in treno in prima classe portando con me Il doppio sogno di Schnitzler e avendo la Signora Chiara Boni di
fronte.
[5] Uno
di quei casi in cui il fan benedisse l’avvento del CD, perché gli album non
ufficiali erano ormai sempre più spesso multipli e il vinile non reggeva quindi
la mole di materiale che usciva (non si è mai capito, soprattutto dopo la fine
del rapporto contrattuale con Warner Bros., se con una sorta di bonario spirito
del laissez-faire da parte
dell’artista).
[6] “We Want Miles is a double album recorded by jazz
trumpeter Miles Davis
in 1981, produced by Teo Macero and released by Columbia
Records in 1982. The album features one of the first live
appearances by Davis in more than five years, at
Boston 's Kix
Club, on June 27, 1981. Other tracks are recorded at Avery
Fisher Hall , New York , on July 5,
and in Tokyo ,
October 4 of that year. First released on CD in Japan as a two-disc set (CBS/Sony
CSCS 5131/5132), subsequent CD releases fit the music onto one disc. Columbia
Records have never released it on CD in North
America ”: da Wikipedia.
[7] È
davvero frustrante quel pochissimo che circola fra gli appassionati.
[8] Uso
questo termine anche se non è corretto, per essere leggibile.
[9]
Nessun gioco di parole con la Sabotage: uno dei più rinomati produttori di suoi
bootleg negli anni che furono.
[10] Una
volta esistevano siti internet dedicati solamente alla sua discografia
“parallela”.
[11] A
noi appassionati di antica data mancano sempre le ragazze “rivoluzionarie”
Wendy Melvoin e Lisa Coleman.
[12] Del
resto questo post è rimasto in bozza
per una ventina di mesi.
Steg, bello il gioco del "con chi andrei a cena?". La lista dei morti nel mio caso non la si potrebbe contenere lungo tutta la Route 66, come ovvio.
RispondiElimina'We Want Miles': titolo utile anche per i blog, disco orripilante. Che Miles Davis sia morto probabilmente con 'E.S.P.' (1965, credo, vado a memoria...) o meno probabilmente con il successivo 'Miles Smiles' non è questionabile -a meno che qualcuno dimostri il contrario con argomentazioni necessariamente tecniche. A proposito di Davis e Prince, illuminante in questo senso l'aneddoto raccontato dal trombettista nella sua autobiografia, quando chiese a Prince: "Non riesco a capire la logica della tua linea dei bassi, quando componi". E Prince: "Miles, non la scrivo!". Contenders welcome.