"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



lunedì 25 luglio 2022

LOVE AND LOSS (Tombstone series – 80)

 

LOVE AND LOSS

(Tombstone series – 80)

 

L'amore è malinconia, tenendosi per mano ininterrottamente per paura di perdersi.

 

 

                                                                                                                       Steg

 

 

 

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Tutti i diritti riservati/All rights reserved. Nessuna parte – compreso il suo titolo – di questa opera e/o la medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore/degli autori.

 

martedì 12 luglio 2022

DAVID BOWIE, MORRISSEY, ALDO BUSI (note marginali su talento e mercato)

 

DAVID BOWIE, MORRISSEY, ALDO BUSI

(note marginali su talento e mercato)

 

Questo post trae origine dall’ennesimo ascolto di Metrobolist, album di David Bowie che si risolve ([1]) nella “nuova versione” di The Man Who Sold The World ([2]) ([3]).

 

La riflessione che ne è conseguita, e che si è arricchita con riferimento ad altri due autori (anche artisti, direi, entrambi), è rispetto a un dettaglio spesso trascurato: “chi decide cosa pubblicare/distribuire” ([4]).

 

La storia della musica fonografica” offre innumerevoli esempi, ma qualcuno è più significativo di altri.

È quasi evidente che se RCA pone “sotto contratto” Elvis Presley dopo averlo comprato dalla Sun Records, lo pubblicherà: meno evidente è il successo di Elvis (1956).

Stesso ragionamento se si decide di scommettere su artisti nati morti commercialmente, come Velvet Underground e The Stooges.

Ma pensate a David Bowie: artista non esordiente, con alle spalle insuccessi fonografici: finalmente nel 1969 il successo con il singolo “Space Oddity”, ma l’album (che inizialmente ha ancora il solo nome dell’artista, come il primo) non sfonda.

Solo la tenacia della poi moglie, Angela Barnett, e del nuovo manager, Tony Defries, conducono l’artista londinese al nuovo contratto con la Mercury Records che, evidentemente, crede nel nuovo album, sebbene anch’esso non sarà un blockbuster: è appunto The Man Who Sold The World.

E Defries riuscirà a portare in RCA (coincidenza) David Bowie ([5]). Il resto è storia.

 

Ora andiamo al 2022 (ma se ne poteva scrivere anche l’anno scorso, gli è che nulla è cambiato), per due casi opposti al precedente.

Cronologicamente non sono in grado di indicare chi “non arriva” per primo fra loro, ma per adiacenza artistica, musica, comincio con Morrissey ([6]): artista musicale di grande successo, prima con The Smiths e poi come solista.

Ebbene: Morrissey da qualche anno è senza un “contratto”, e dal 2021 ha pronto un nuovo album di studio di inediti, non pubblicato: Bonfire of Teenagers ([7]). Perché?

 

Aldo Busi, autore italiano fra i più noti e discussi ([8]) si trova in una situazione analoga a Morrissey: un romanzo “pronto” dalla fine del 2021, sul titolo non v’è certezza, ma è senza editore ([9]).

 

In conclusione, forse ovvia: il talento non basta, e nemmeno il potenziale commerciale e, aggiungo, nemmeno le nuove tecnologie, perché poi un fonogramma o un libro smaterializzato non hanno grande fascino per artista e autore.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[4] Verbi usati in accezione tecnica: si considerino gli articoli 12 e 72 della legge n. 633 del 22 aprile 1941, nonché l’interpretazione prevalente data alle modalità di pubblicazione delle “opere musicali”.

[5] Fra l’altro, per merito di Defries David Bowie sarà proprietario dei propri “master recording”, cioè delle proprie registrazioni

[7] https://www.nme.com/news/music/morrissey-announces-new-album-bonfire-of-teenagers-the-best-album-of-my-life-2952106

lunedì 4 luglio 2022

L’EQUIVOCO INFANTILE (Peter Pan vs. Antoine de Saint-Exupéry)

 

L’EQUIVOCO INFANTILE

(Peter Pan vs. Antoine de Saint-Exupéry)

 

Desidero rassicurare i lettori: il sottotitolo è pensato, autori e personaggi evocati mi sono noti in scala maniacale ([1]).

 

Il pensiero può essere banale oppure no, e quindi anche queste righe potrebbero essere poche, oppure molte.

 

Il raffronto è fra le rispettive ([2]) opere più importanti dei due autori evocati: James Mattew Barrie e Antoine de Saint-Exupéry. Sintetizzando: Peter Pan e Piccolo Principe ([3]).

 

Sono forzosamente tenuto a ragionare per canoni non mondiali, non ne sarei in grado: quindi posso solo scrivere delle sensazioni e delle deduzioni.

 

Ora pensate alla vita di donnaiolo dell’autore francese e a quella sicuramente meno poligama dell’autore scozzese.

Bene: atteggiamento bonario nei confronti del letterato di Lyon; mentre “contra Barrie” il suo eterno bambino (nemmeno ragazzo inizialmente: un neonato abbandonato o “perduto” ([4])) diviene addirittura una sindrome maschile: forse per la “bigamia” di Peter ([5])?

 

Il Piccolo Principe è il porto sicuro per il libro da regalare ai giovani lettori. Peter Pan fuori dal mondo anglosassone un poco meno.

 

In realtà, la creatura di Saint-Exupéry non è poi così innocente: almeno a pensare alla passione per lui avuta da James Dean e da Orson Welles e da Morrissey ([6]).

 

Insomma, io starei più attento a scagliare la prima pietra. Poi ciascuno può fare le proprie scelte.

 

Io mi schiero con i lost boys e il loro capo, altresì in ragione di un romanzo che (anche a un non-beatlesiano come me) dimostra la eternità tendenziale – cioè il non invecchiare (e come potrebbe?) – di Peter Pan: Jardines de Kensington dell’argentino Rodrigo Fresán ([7]).

Diversamente, il Piccolo Principe lo trovo un poco invecchiato.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Basti considerare che mi procurai una banconota fior di stampa da 50 Franchi Francesi in collezione, visto che già scrivo del perdente nel confronto.

[2] In realtà, Barrie ha scritto non poche versioni – con titoli diversi – di “Peter Pan” inizialmente nemmeno personaggio principale, e innanzitutto poi per il teatro.

Per ogni approfondimento rimando al volume che raccoglie la produzione barriana: The Collected Peter Pan a cura di Robert Douglas-Fairhurst, edito da Oxford University Press, 2019.

[3] Petit Prince ma inizialmente pubblicato in lingua inglese come Little Prince. Per completezza l’articolo determinativo precede l’altrimenti nome generico del personaggio.

[4] Continuo a chiedermi se “lost” non sia meglio tradurlo con “perso” come un oggetto smarrito (altra opzione di traduzione).

[5] I personaggi femminili in questione sono Tinker Bell e Wendy Darling.

[7] Inizialmente pubblicato nel 2003.

Una edizione italiana ha avuto poco successo.