IN
FRANCIA SI MUORE ARTISTI
(e si
può anche venir riconosciuti come “grandi postumi”)
In Francia si muore artisti.
Suicida Nino Ferrer; devastati dal cancro Serge Gainsbourg e Alain
Bashung e ancora Jacno in epoca piuttosto recente; Edith Piaf certo non ha
atteso la vecchiaia; un autentico killed
in action il cantante dei Dogs Dominique Laboubée.
Anche il giornalismo di settore ha avuto ormai molti anni fa un morto
giovane (in circostanze violente) come Alain Pacadis.
Morto “con” musica il pittore Robert Malaval: suicidatosi con l’album Blank Generation ([1]) sul piatto ([2]).
La mia tesi non è nuova oggettivamente, non è nuova nemmeno soggettivamente
poiché sottesa anche in altri post ed
essa nemmeno intende celebrare morti premature.
Bensì desidero solo sottolineare come l’arte appaia ancora essere
rischiosa in una nazione vicina alla nostra ed intesa come tale, senza troppi
moralismi e rosee riscritture.
Questo scrivevo in bozza una decina di mesi fa, nel 2012, con l’intento di
continuare e finire tali riflessioni. Tutto è rimasto lì.
Il 28 febbraio 2013 è morto a meno di 54 anni Daniel Darc, male: i più
gentili propendono per un miscuglio di farmaci ed alcool.
Forse è il caso di concludere, allora.
Delle persone elencate qui sopra credo che mediamente gli Italiani ne
conoscano due, qualcuno tre.
Continua a farmi specie la “logica del santino” italiana: santino proprio
nel senso più tradizionale del termine, per cui è la “beghina” che bacia
l’effige sacra nella speranza di chissà quale miracolo (a suo esclusivo uso e
consumo), tutti buoni da morti ([3]).
Di conseguenza, tutti buoni anche gli artisti morti, e se famosi oggetto
di culto.
Se non famosi, invece, presto dimenticati, come se fosse impossibile
scoprire il valore di qualcuno che è morto perché tutto deve arrivare in vita ([4]).
Non è così in Francia, dove tutto decanta, dove Louis-Ferdinand Céline da
molti anni è pubblicato nella Pléiade.
Quindi, tempo al tempo ([5]), anche
per Darc, senza nascondere le sue debolezze e senza, necessariamente, doverlo
apprezzare, anche i meno attenti potranno ascoltarlo e leggerlo (sì ha anche
scritto qualche libro).
Steg
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consenso scritto dell’autore.
[1] Di Richard Hell & The Voidoids.
[2] Con
un colpo di pistola o di fucile (le versioni non sono univoche); anche Ferrer scelse l’arma da fuoco.
[3] Per
contro, ricordo come Jacno si lamentasse a proposito di Darc, di cui aveva
prodotto il primo album solista. Lamentele non per una “linea artistica”
differente.
[4]
Nonostante tutto, non solo Luciano Bianciardi rimane poco considerato, ma anche
il suo romanzo più famoso (La vita agra),
resta meno popolare di quanto dovrebbe.
Peggio è andata ad Umberto
Simonetta.
[5] Rinvio, anche, ai miei post a proposito di Roger Nimier.
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