BRET EASTON ELLIS
Pensavo di
scrivere il non facile post sui Manic
Street Preachers.
Poi mediante un
DVD ([1]) ho
visto una breve intervista a Bret Easton Ellis di qualche anno fa.
Escludendo di
creare un post di stile “pugilistico”
(ma ricordate la locandina dove erano contrapposti Andy Warhol e Jean Michel
Basquiat?) in cui si confrontavano Ellis e Chuck Palahniuk ([2]) (autore
di Fight Club) ([3]) ho
pensato che Bret Easton Ellis rimane un buon argomento.
I circa
cinquantenni italiani hanno subìto un momento non del tutto positivo: ancora
non esisteva Internet (in termini commerciali) e quindi pensavano di venderci “l’America”
ancora come ai tempi in cui Carla Gravina correva “in bianco e nero” sul ponte
di Brooklyn ([4]).
In verità erano
passati venti anni, ma niente da fare. I critici letterari ci hanno venduto un
pacchetto di “minimalisti” (negli USA almeno Ellis, Jay McInerney e Tama
Janovitz li chiamavano literary brat pack
([5]))
assolutamente eterogenei.
Infatti, l’unico
vero talento, indipendentemente da ciò che cercano ancora di ammannire nel 2012
(contratto con Bompiani, dunque recensioni delle testate Rizzoli: ma McInerney è
da tempo noioso) e da chi è svanito (Davide Leavitt, ma anche la Janovitz), era
Bret Easton Ellis.
Tanto che io,
ben conosciuto a me stesso come coltivatore di culti destinati all’estinzione,
lessi ed apprezzai il romanzo di esordio della sua amica di allora Jill
Eisenstadt, intitolato From Rockaway
([6]), e
non perché evocativo di una canzone dei Ramones ([7]).
La realtà è un’altra:
se l’esordio nel 1985 di Ellis, Less Than
Zero, fu un caso letterario (a noi lo disse il mensile The Face), pochi si accorsero del romanzo successivo: The Rules Of Attraction del 1987, storia
godibile, soprattutto per chi conosce direttamente le strutture accademiche
nordamericane ([8]).
Ma poi ecco un
nuovo ordigno letterario deflagrare: American
Psycho, nel 1991.
Sono gli anni
della nuova invincibilità finanziaria, assorbite certe sconfitte del 1986-87 (a
parte Michael Milken e Ivan Boesky) peraltro “certificate” dal, ancora geniale,
Tom Wolfe nel suo The Bonfire Of Vanities
di tackeriana assonanza ([9]).
Poi, per chi lo
ha letto, leggetelo se state leggendo questo post, è chiaro come la storia sia piuttosto un modo per pensare
sulla base di vignette truculente.
Comunque fra persone
uccise ed elenchi di marchi di moda famosi (qui davvero anticipando l’esasperazione
del brand (una volta erano “marchi di
fabbrica” o “marchi di commercio” - ora è il marchio del bestiame, ma il
bestiame marchiato è umano ([10])) il
romanzo consacra definitivamente Ellis, anche se nessuno si preoccupa di
controllare nomi e cognomi dei suoi personaggi che invece si ritrovano.
Al protagonista,
Patrick Bateman: Wall Street wiz e omicida,
i Manic Street Preachers intitoleranno nel 1993 “un” b-side (che b-side!).
Il successivo
romanzo è del 1998, esce con copertina rigida, non lo ho ancora letto ([12]): Glamorama ([13]).
A questo punto
credo vi sia chiaro che per me Ellis finisce prima del 2000. Ma il mondo è
strano, la vita di più: anni fa ero ad Amsterdam e, su una panchina, una sera,
ho trovato copia, privata della sovraccoperta, dell’edizione italiana di Lunar Park, ad oggi penultima sua opera
narrativa lunga.
Lo lessi. Non lo
trovai, per i miei gusti, eclatante.
Comunque
l’autore è di quelli con cui ci si deve confrontare e (ecco un tratto similare
a Palahniuk) è di quelli che fanno dei veri tour
per promuovere i propri libri: c’è del rock
‘n’ roll animalism quindi in questi scrittori.
Dimenticavo:
quando Ellis venne a Milano a promuovere Lunar
Park, gli feci autografare la mia prima edizione, USA, di American Psycho.
©
2012 Steg, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati/All rights reserved. Nessuna parte
di questa opera e/o la medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od
archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od
archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso,
dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1] Altro
post sul conduttore di questa e altre
trasmissioni, Thierry Ardisson, seguirà, dati i livelli qualitativi talvolta
eccelsi, e si tratta di programmi della “televisione pubblica” francese.
[2] Prima
o poi ci sarà anche un post su
Palahniuk.
[3]
Regola 1: sempre nome e cognome delle persone citate, cosi come in un testo
scientifico si definisce subito un concetto. Regola 2: nome e cognome possono
richiedere un altro elemento di identificazione.
[4]
Regalo un post su qualsiasi argomento
a chi fosse in grado di fornirmi l’audio del primo, ripeto primo non mi
interessa il successivo, “Carosello” del chewing-gum Brooklyn con appunto Carla
Gravina protagonista.
[5] Gioco
di parole evocativo non solo del “brat
pack” dei giovani attori degli scorsi anni ottanta, ma anche degli spavaldi
Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr. del “rat pack”?
[6] In
Italiano I ragazzi di Rockaway.
[7] Non
c’entra niente, ma io ho un/a lettore/lettrice ideale, inesistente: ha meno di
trenta anni; meglio se più giovane.
Gli/le regalo delle
indicazioni che permettono di non seguire strade tortuose.
Quindi, per favore, mio/a
ideale lettore /lettrice cerca e leggi Fabulous
Nobodies - in Italiano – Favolose
nullità - di Lee Tulloch. Chissà: magari – se me lo farai scoprire – in
futuro sarò io a leggere il tuo blog!
In fondo io scrivo perché trovo poco da leggere (in rete e fuori) che mi
incuriosisca.
[8]
Entrambi i romanzi furono pubblicati in Italia dal coraggioso editore Tullio
Pironti. D’altronde aveva pubblicato anche White
Noise di Don DeLillo e il precitato From
Rockaway. Grazie.
[9]
William Tackeray, Vanity Fair.
[10] Ecco
un possibile senso, spregiativo, nel passaggio da trademark a brand nel
parlato di chi opera nel settore della moda.
[11]
Assurdità delle traduzioni, in Italia si intitola Acqua del sole.
[12] Fu
il mio primo acquisto su Internet.
[13] C’è
ancora Patrick Bateman fra i personaggi, come del resto lo si trova in The Rules Of Attraction.
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