ENRICO
BRIZZI, BOLOGNA E “COME FUNZIONA IN ITALIA”
Nota per Enrico
Brizzi: la “Viking” ([1]) era
anche una divisione delle SS, la quinta corazzata.
Ovvero: “non giudicare mai un libro solo dalla copertina/A
meno che non ne copra semplicemente un altro” ([2]).
Ricordo che
quando uscì il secondo romanzo di Brizzi: Bastogne
([3]), era
novembre ([4]) 1996
e la stagione era quindi fredda, anche una libreria non frivola come “la
Scientifica” di Milano ne aveva ordinato un mezzo pallet.
Ricordo inoltre come – anno prima, anno dopo –, la galleria Nuages (sempre della mia città), specializzatasi
in fumetti organizzò una mostra dedicata ad alcuni artisti facenti rifermento a
Frigidaire: c’erano delle signore
molto perbene ed evidentemente solventi che pensavano fosse “simpatico”
comprare “qualcosa” di Andrea Pazienza magari per una parete della stanza del
figlio.
Cosa c’entrano i
due aneddoti? Semplice: una vignetta raffigurante Zanardi era l’immagine di
copertina per Bastogne, la gente
comprava quel romanzo perché avevano letto l’opera (lunga, prima c’era stato un
racconto in un’antologia) d’esordio di Brizzi: Jack Frusciante è uscito dal gruppo ([5]) che
era stato un successo inaspettato e massiccio.
Naturalmente
Zanardi avrebbe rubato i soprammobili più preziosi dalle case delle signore
molto perbene, e molti di Bastogne
non capirono gran che e ancor meno lo apprezzarono.
Io, che avevo
comprato entrambi gli esordi di questo giovane autore in epoca non sospetta,
apprezzai ([6]) molto più quel duro (non
cupo) e difficile “come un secondo album” romanzo, e anzi mi domandavo in che
modo potesse questo giovane nato nel 1974 scrivere come se fosse nato diciamo
fra il 1955 e il 1960, dato il numero d’informazioni che dispensava.
Continuo a non
impazzire per Andrea Pazienza, eccetto Zanardi, e di Brizzi non leggo opere
nuove da moltissimi anni.
Però mi è
capitata fra le mani copia, usata, del precitato La vita quotidiana …, che ho letto in rapidità e con alcune
riflessioni che mi sono soggiunte.
Innanzitutto
Brizzi è un bravo autore.
Per i miei
gusti, si è “perso” dopo le sue prime prove. Può darsi invece che,
semplicemente, sia diventato adulto evitando il rischio di “scriversele e
leggersele” ([7]) in eterno.
Indubbiamente,
si tratta di scrittore cui piace sfidare i lettori sulle conoscenze (con me va
a nozze) che esibisce nelle proprie citazioni ([8]).
Per converso,
però, egli spiega come (ma a me rimane ancora qualche dubbio che sveli tutto)
abbia potuto scrivere con tale dettaglio di contesto Bastogne.
Brizzi per quasi
tutto il libro La vita quotidiana … dichiara
che Bologna è città “femmina” ma alla fine la considera un “paesone”.
Ed ecco il
problema: il sistema Bologna è, in ultima analisi, una variante del sistema
Italia, nel quale dopo i primi passi autonomi tutti si conoscono e si
sostengono a vicenda.
Quindi Bologna
diventa una zuppa musicale in cui Brizzi accomuna nei suoi gusti –
essenzialmente con cesure rispetto agli artisti stranieri – di tutto: Vasco
Rossi con Francesco Guccini, Luca Carboni e i Gaznevada e, rafforzando una mia
vecchia opinione, celebrando gli Skiantos sempre dando loro troppa “patente
punk”.
Il che
probabilmente spiega, anche, il successo di Red Ronnie del quale preferisco non
scrivere.
Forse non è un
caso se la versione a fumetti di Bastogne
è dedicata, anche, a Stefano Tamburini oltre che a Paz.
Ma Brizzi
dovrebbe rendersi conto che nessuno di questi due artisti (se fosse vivo) oggi
sarebbe nel backstage di Carboni (men
che meno in quello di Gianni Morandi).
Steg
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archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso,
dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1] Si
vedano le pagine 63 e 63 di La vita
quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco (Roma-Bari, Laterza, 2008), sorta di
autobiografia di Brizzi, oltre che storia della città che analizzo in questo post.
[2] “EMI” di Steve Jones, Glen Matlock,
Paul Cook, Johnny Rotten.
[3] Edito
da Baldini e Castoldi.
[4] L’8
secondo il sito ufficiale dell’Autore: è possibile, una volta i libri spesso
uscivano il venerdì.
[5] Del
1994, inizialmente pubblicato da Transeuropa, fra l’altro in una serie di
edizioni limitate: con pagine da tagliare ai margini, o con copertine colorate
una per una a pennarello.
Per questo editore di
Ancona Pier Vittorio Tondelli curò quei tre volumi della serie “Under 25” (visto che i giovani hanno
meno di 40 anni?!) da cui emersero, bene o male, alcuni nuovi scrittori di un
certo talento.
[6] Certo
lo comprai il giorno in cui uscì, in quella libreria, ed era già buio nella
sera che cominciava presto.
[7]
Parafraso il titolo di un mio recentissimo post.
[8]
Dunque scrive sunderbunds e se non
sei un salgariano perdi il senso del termine.
riguardo le ultime righe, per uno dei due non ci metterei la mano sul fuoco...
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