BASHUNG: TOUJOUR
SUR LA LIGNE BLANCHE
(Rock-pop e Francia 2, in parte)
Data una mia
qualche propensione alla cultura popolare francese, partendo dalle bandes dessinées certamente perché io
provenivo dai fumetti ed ero neanche teen-ager, qualche incursione nella musica
d’oltralpe arriva a motivo del punk.
Passano gli
anni, gli interessi si fanno meno distinguibili, i critici musicali scrivono polar e io arrivo così, attraverso
passaggi poco interessanti se non fosse per Jean-Patrick Manchette padre del nouveau polar, al romanzo di Michel
Embareck, Sur la ligne Blanche che
appunto mutua il titolo da una canzone di (Alain) Bashung falciata della prima
parola ([1]).
Bashung perde il
nome proprio cosi come lo perse Gainsbourg, in una nazione dove non è ancora vietato
morire (vedi anche Les Rita Mitzouko).
Sì d’accordo, ma
da dove partire? Ne ha pubblicati di album (scoprirò più tardi una gavetta
davvero lunga e qualche suo tuffo dalle parti del pub rock per maggior dose di
credibilità se occorresse) e vista qualche mia specifica delusione con Charlélie Couture meglio non
sbagliare.
Per chi volesse
tentare, suggerisco il doppio antologico Climax
e poi cercare gli album da cui sono tratte le rispettive canzoni che più
piacciono, pur se i non ovvi ascoltatori dovrebbero apprezzare con facile
sorpresa Fantasie Militaire e Play Blessures indipendentemente dal
“tratto da”.
Bashung è
davvero estroso, poco prevedibile.
Ci sono un paio
di bei DVD dal vivo (più completi dei rispettivi album) se riuscite a trovarli;
sopratutto quello de La Tournée des grands espaces credo possa
essere assieme all’antologia sopra ricordata una bella introduzione a questo
artista.
Bashung è il
simbolo dell’outsider dal successo
tardivo, ma imperituro e quasi sacro nel Hexagone.
In una nazione
realmente orfana di Gainsbourg l’allievo (ci vuole poco a scoprirlo) Bashung
diviene il nuovo riferimento cui si permette ogni sperimentazione.
Bashung ha un
tumore ai polmoni ma non si arrende.
Bleu Petrole si fa ancor più scuro delle
prove fonografiche precedenti, un tour avanza fra cancellazioni e
chemioterapia.
C’e anche lo
spazio per quelle riprese che porteranno a un ultimo DVD, postumo, dal vivo.
Bashung sbaraglia
tutti (3 premi) alle Victoires de la musique 2009, svoltesi al
leggendario Zénith parigino l’ultimo giorno di febbraio, egli è ormai più
vicino all’agonia che alla vita, e le riprese televisive semplicemente quello
mostrano.
Muore esattamente
due settimane dopo, il 14 marzo del 2009.
POST SCRIPTUM
Cosi finiva il mio post, poi leggermente corretto nello stile. Forse finiva troppo bruscamente, come la notizia del decesso di questo artista (che avevo appresa per caso qualche giorno dopo, difettando qualsiasi informazione in argomento dei media italiani).
Non ci sono stati eventi di nota per il quinquennale della morte (circa
tre mesi fa), il che potrebbe stupire ([3]) se
non fosse che per commemorare questo maverick della musica francese non vi è stato
molto da attendere.
Biografie più o meno ragionate ([4]); una
monumentale intégrale ([5]) fonografica
che, successiva alla prima, ormai è già un oggetto di culto.
Difficile un pellegrinaggio bashunghiano, in quanto negli anni (gli
ultimi) di maggior popolarità era più orientato verso la campagne.
E in Italia? Naturalmente nulla.
Ritengo, anche, che Bashung sia poco conosciuto persino dai locali gainsbourghiani sedicenti.
Ritengo, anche, che Bashung sia poco conosciuto persino dai locali gainsbourghiani sedicenti.
Quelli veri, ovviamente, potevano saltare tutte queste righe (tranne
forse la citazione di Embareck).
Una nota conclusiva di approfondimento: cercate la serie (10 puntate di
circa 50 minuti l’una) radiofonica “Bashung – De l’aube à l’aube” su You Tube.
È bella anche per la sua artigianalità: costruita con frammenti, anche
ripetitivi, di varie trasmissioni anche televisive.
Per gli instancabili, aggiungo questo link: http://www.rts.ch/la-1ere/dossiers/alain-bashung-de-l-aube-a-l-aube/
([6]).
Steg
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per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il
preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1] “Toujour sur la ligne blanche” è parte dell’album Roulette Russe (1979).
[2] Su note più serene, della fatica che ho fatto per trovare una mezza dozzina di ostriche “a Ostende” vi racconterò un’altra volta se vorrete, dopo che avrete ascoltato l’omonima canzone, che con le ostriche non c’entra niente.
[2] Su note più serene, della fatica che ho fatto per trovare una mezza dozzina di ostriche “a Ostende” vi racconterò un’altra volta se vorrete, dopo che avrete ascoltato l’omonima canzone, che con le ostriche non c’entra niente.
[3] In un
mercato dove ormai le edizioni del XX-nnale si sprecano per quasi ogni artista.
[4] Oltre
a un paio di numeri monografici di riviste musicali.
Fra l’altro, con la morte
abbastanza prematura (56 anni) nel 2013 del biografo “ufficiale” di Serge
Gainsbourg: Gilles Verlant è difficile pensare a uno studio definitivo (sebbene
non necessariamente onesto) del, quasi, allievo di Gainsbarre.
[5] Non a
caso intitolata A perte de vue: 27 CD,
fotografie in formato quasi 12x12 pollici raccolte in una cartelletta, …
La precedente era di 19 CD.
[6]
“rts”: è la “radiotelevisione svizzera”, proprio come la RAI.
Fascinazioni-flirt americane a parte (che avevano in modo nettamente agli opposti), Bashung e Gainsbourg sono irrimediabilmente divisi da capacità (Serge) e talento (Alain). Il successo tardivo di quest'ultimo prova quanto i francesi fossero orfani del Sacro Serge -loro definizione- ben prima della sua morte (da 'Mauvaises Nouvelles Des Etoiles', più o meno). Bashung si è ritrovato a riempire scarpe più grandi del suo numero, senza nulla togliere al suo status. Ha morso di più Dutronc anche in termini post-punk, ma agli occhi di molti la sua data di scadenza era passata da un pezzo, nonostante le collaborazioni a volte clamorose tra il marito di Francoise Hardy e il Sacro. Nonostante Jane Birkin.
RispondiEliminaHo appena finito di rivedere per l'ennesima volta il bellissimo documentario 'Alain Bashung, Dernier Rappel' nella serie 'Un Jour Un Destin' di France 2. Lo consiglio caldamente soprattutto a chi lo conosce bene. Dopo i titoli di coda ascoltate 'La Nuit Je Mens', e avrete orecchie vergini.
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