SERGE
GAINSBOURG
Per me Serge
Gainsbourg muore la mattina del 3 marzo
In realtà egli
era morto il giorno prima, a Parigi, intorno alle 15.30 ([1]).
Si rimarca che
avrebbe dimenticato di assumere la sua “pillola per il cuore”; proprio come era
accaduto a Boris Vian, in parte suo mentore, il giorno del suo decesso (nel
1959).
Serge Gainsbourg
(altrove ho preso spunto da questo artista per un post che non ha avuto molti lettori ([2]); credo egli si
meriti qualche pensiero in più) ha avuto diritto, a tutto il
Scontenti della
seconda, i fan più appassionati si sono lamentati anche della terza, constante
di 20 CD ([5]).
Il suo,
reputato, album capolavoro: Histoire de
Melody Nelson, è stato ripubblicato in un’edizione in doppio CD (cum DVD) nel 2011, ovviamente con
qualche registrazione inedita rispetto alla terza integrale ([6]).
E così via.
La maggioranza
dei, pochi, italiani che sanno chi fu Serge Gainsbourg di solito hanno in mente
soltanto la canzone “Je t’aime, mois
non plus” in duetto con Jane Birkin: “roba scollacciata”.
Incidentalmente,
Jane Birkin, probabilmente la “più donna della sua vita” è una sorta di Dennis
Hopper al femminile in termini di vita artistica e non ([7]).
Belle donne: se
Giovanni “Gianni” Agnelli parlava “con le donne” (e non “di donne”), gli altri
parlano delle donne di Gainsbourg: anche una non bella come Brigitte Bardot è meglio
di Jacqueline Bouvier Kennedy, ma sulla giovane Catherine Deneuve non si
discute, e mi fermo qui.
La sua
traiettoria artistica è spesso riassunta nell’ultima parola del titolo della
prima integrale, che egli aveva definito il suo sarcofago: venuto meno Serge,
quel cognome Ginsburg (che già aveva modificato moltissimi anni prima ([8])),
diventa uno pseudonimo roco, come la sua voce.
Se, come
dottamente osserva Jeremy Reed ([9]) a proposito di chi
se la comprò prima fra i giovani di successo d’Albione, anche nella decade
successiva l’acquisto di una Rolls-Royce è quasi obbligatorio ([10]),
dunque non stupisce più di tanto se anche Gainsbourg ne compra una nel 1970, ma
lui non ha la patente e non sa guidare.
Gainsbourg è un
esteta anche se non si direbbe.
Ecco perché le
fotografie (soprattutto degli interni) della sua casa, non grandissima, in cui
trascorse oltre vent’anni – 5bis Rue de Verneuil, Paris 7e
Arrondissment (dunque Rive Gauche) – finalmente
mi disvelano finalmente una familiarità stilistica che non riuscivo a spiegare.
Quelle stanze,
cariche ed ingombre di oggetti sono un clin
d’œil di un’altra, ben più grande per dimensioni e fortemente voluta, fortress of solitude ([11]):
il Vittoriale dannunziano.
Maitre
de la provoc, evidentemente, ma non solo per “ragioni motoristiche”.
Lui ebreo, si
inventa un album dal titolo Rock around
the bunker ([12])
prima delle croix gammée del punk ([13]).
Grande autore ([14])
anche per altri artisti, rammento (Alain) Bashung di Play blessures, fino
alla fine dei suoi giorni.
C’è anche chi
dice che il suo vero successo fu dovuto a dei jeune fiston della banlieu:
i Bijou nel 1978 ([15]).
Certo è che da
allora questo apparente ometto (ben più alto di quanto sembri) diventa poco a
poco un gigante, cui si consente quasi tutto: catch him alive while you can?
Chissà cosa
avrebbero bevuto e fumato insieme Serge e Carmelo (Bene) se si fossero
incontrati diciamo prima del 1985.
La dieta
gainsbarriana era di Gitanes e alcool, con il Pastis 51 diventato 102 per i
dosaggi prescelti, quella pro die del genio
pugliese anch’essa tabagistica (si dice una stecca) innaffiata con due
bottiglie di scotch Ballantine’s.
POST
SCRIPTUM DEL TRENTENNALE
Solamente la redazione e pubblicazione de Le Gainsbook nel 2019 ([18]) avrebbe rimediato a ciò.
Quest’anno cade il cinquantesimo anniversario quindi ma
soprattutto il trentennale della morte di Gainsbourg.
Al momento pare tutto piuttosto tiepido in Francia, a
parte uno speciale della rivista Les Inrockuptibles.
Giusto per:
riordinare le idee, mettere qualche puntino sulle “i” e riflettere per l’ennesima
volta sulla caducità della fama.
Steg
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso
scritto dell’autore.
[1] La notizia mi
arrivò dalla radio nella mia camera (non c’era televisione): alla fine di un GR
RAI mattutino.
[2] Vedi “Quando un libro è ben documentato, può portare
molto lontano (ovvero da Serge Gainsbourg all’infinito francese)”. Ivi anche
qualche riferimento bibliografico.
[3] In Francia quando
si ottiene la intégrale è una
consacrazione.
[4] Quella del 1989,
intitolata De Gainsbourg a Gainsbarre,
passata nel tempo da
[5] Sono ormai tutte
rarità, compresa l’ultima che viaggia sui 200 Euro e oltre (un 25% in più del
prezzo originario).
[6] Dello stesso anno
ed eponima al suo contenuto.
[7] Primo matrimonio
con John Barry, ovvero il compositore delle colonne musicali e sonore più
celebri della saga cinematografica di James Bond.
Una piccola parte nel film Blow-up di Michelangelo Antonioni.
Sorella maggiore di Andrew
Birkin, cui si deve una splendida opera letteraria (del 1979) dedicata a James
Matthew Barrie con riferimento a Peter Pan (contestuale ad una sua versione
televisiva (per BBC) molto bella e una meno suggestiva più recente versione
cinematografica): J.M.
Barrie and the Lost Boys.
[8] E pretendeva di
avere come nome di famiglia Ginzburg per vezzo.
[9] Nel libro The King Of Carnaby Street.
[10] “I drive a Rolls-Royce/’cause it’s good for my voice” canta Marc
Bolan in “Children of the Revolution”.
[11]
Per una volta Superman è meglio di Batman: nel nome del suo rifugio.
[12]
Uno dei pochi francesi non ridicolo quando canta in Inglese.
[13]
Thelonious Monk nel 1968 con Underground
si era permesso una bandiera nazista in copertina, ma l’alto ufficiale delle SS
ivi riprodotto era legato.
[14]
Come spesso scrivo, la vera ricchezza patrimoniale è ad appannaggio delle opere
musicali e non delle registrazioni delle medesime.
[15]
Rinvio al bel dossier contenuto nel numero 6 di Schnock del marzo 2013.
[16]
Gennaio e febbraio 2021, rispettivamente.
[17]
1971: “HMN”. Rinvio per il resto al volume citato di seguito.
[18] S. MERLET (sous la direction de), Le
Gainsbook – En studio avec Serge Gainsbourg, Paris, Editions Seghers, 2019.
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RispondiElimina1) Sulla morte di Gainsbourg. E' vero che non prendeva più le pillole, ma è anche vero che non è morto per quello. Dopo l'intervento al cuore aveva ripreso a fumare e bere come se nulla fosse, massacrando il suo organismo a livelli inumani. Il suo barman preferito -il magreb all'epoca al Raphael- ne avrebbe da raccontare;
RispondiElimina2) Je T'aime Moi Non Plus. Roba scollacciata, altrochè. Ma la prima versione con BB al posto della Birkin era molto meglio -molto più psichedelica e meno pop. Peccato che Gunter Sachs, all'epoca marito della Bardotta, fece il casino che fece bloccando il disco e dando il semaforo verde all'insulsa versione-Birkin;
3) 'Melody Nelson' se la gioca con l'orribile 'L'Homme A La Tète De Chou' come suo capolavoro -era una fissazione di Bashung e di mille altri, inspiegabilmente. Ma -alas- chi conosce bene Gaisbourg sa che nessuno dei suoi album storici sta in piedi da solo. Lui era forte nei singoli e nei brani minori pescati qua e là nei primi dischi (in questo senso molto meglio il seminalissimo 'Gainsbourg Percussions'). L'ideale è farsi ognuno la sua antologia con una cinquantina di pezzi (di imperdibili ne ha registrati parecchi di più);
4) Birkin è sempre stata un tipo un po' così. Maurizio Vandelli mi raccontava di una settimana di sesso sfrenato con lei nell' 'hotel particulier' di Jane, con Serge che poi l'avrebbe preso a pugni in un night club. Ma non ci ho mai creduto, ovviamente;
5) 'Play Blessures' fu un fiasco clamoroso che fece finire in fretta e furia la collaborazione tra Bashung e Gainsbarre. Se fosse andata avanti il povero Alain avrebbe chiuso baracca e burattini. Altra sorte per il duo Serge/Dutronc, ma la caratura di quest'ultimo è ben altra cosa rispetto a Bashung, che era decisamente inferiore a entrambi;
6) Tra Serge e Bene sarebbe finita Male, o al limite come nell'incontro tra Serge e il chirurgo al ristorante, descritto nel clamoroso 'Evguenie Sokolov', opera unica -purtroppo- di Gainsbourg pubblicata da Gallimard;
7) Ah, per qualcuno il Serge del 1978 dovrebbe ringraziare i Bijou??? Tu rigole, mon pote -I BIJOU????? E' la barzelletta dell'anno!!!
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