ORESTE
DEL BUONO (SENZA DIMENTICARE PILADE)
Destino carogna
quello dei fratelli, uno dei due spesso subisce l’ombra proiettata dalla
statura del germano.
Chi ricorda Ron
Asheton rammenta anche Scott solo perché entrambi erano nella formazione “storica”
de The Stooges, gruppo musicale seminale (qualcuno li reputa anche proto punk,
poco importa) formatosi ad Ann Arbour (Michigan, USA) nel 1967: il primo alla
chitarra, il secondo alla batteria.
I Pilade ed
Oreste della mitologia greca sono cugini.
Un cantante
italiano parte del Clan di Celentano chiamato Pilade (all’anagrafe Lorenzo
Pilat) interpretò nel 1965 la versione italiana di “Charlie Brown” ([1]):
un testacoda pop che lega in modo curioso Oreste e Pilade Del Buono.
Qualcuno,
addirittura, si inventò “OdiBò”, contrapposto a “OdiBì”, e allora si pensò a
chissà cosa.
No: Oreste Del (oppure
“del”) Buono e Pilade Del Buono, fratelli, entrambi giornalisti, sono due
persone distinte, appunto.
Pilade era anche
il nome del nonno paterno (dilapidatore di patrimoni) e Oreste quello dello zio
paterno mai conosciuto (siccome premorto ai nipoti) ([2]).
Pilade Del Buono
(il minore dei due: classe 1930, suo fratello era nato nel 1923) è stato un
eminente giornalista sportivo e amico di Beppe Viola, negli anni più recenti è [stato]
fra i tedofori della fiamma di Gianni Brera.
Oreste Del Buono
rimane, per molti di quelli che lo ricordano (morì il 30 settembre 2003), solamente
il direttore del mensile ([3]) Linus.
Nulla di più
sbagliato.
Lo avete già
trovato citato qualche volta in miei post
precedenti.
Secondo una
recente sintesi di Pierluigi Battista egli era: “uno dei grandi cultori dei filoni letterari tenuti ai margini dagli
intellettuali sussiegosi” ([4]).
Ma questo è un
giudizio ex post, allora quasi un
quarto di secolo fa il diretto interessato sintetizzava: “mi sono sempre occupato di cose futili, il fumetto, il fotoromanzo, il
giallo, il rosa, il nero, la fantascienza” ([5]).
Il maggiore dei
Del Buono era un uomo non tanto alto (del proprio aspetto non particolarmente
attraente non ha fatto mai mistero); era uno di quegli uomini che ancora –
ancora perché oggi capita davvero raramente – trovavano ovvio essere vestiti con
giacca e cravatta quasi sempre; quelle giacche e quelle cravatte che non
dicevano nulla ([6]).
Faceva anche
parte delle persone con “l’incarnato alla milanese”: quel pallido che sembra
anche leggermente grigio, sebbene egli fosse nato in Toscana e per di più al
mare (vedi anche il notaio Franco Cavallone, altro personaggio di qualche mio
post).
Scriveva,
scriveva, non come quella “macchina” di Giorgio Scerbanenco a cui forse proprio
lui aveva attribuito la capacità di diventare una creatura antropomeccanica, ma
OdB scriveva: da giornalista, da autore (che in Italia è sinonimo di scrittore
letterario) e da prefatore.
Poi,
evidentemente, dirigeva: pubblicazioni oppure collane editoriali.
La sua vita
rispetto ad altri del mondo delle arti credo si possa suddividere così: quelli
che a lui devono (spesso molto) in vita e quelli che a lui devono di non essere
dimenticati; poi c’è anche qualche eccezione ([7]).
Fra i primi,
campeggiano nei fumetti Hugo Pratt ([8]) e Andrea Pazienza.
Fra i secondi rammento Umberto Simonetta, Scerbanenco, un poco anche Gianni
Brera.
Su un sito
dedicato ai “nativi” illustri dell’Isola d’Elba sono riportati due articoli che
mi sento di segnalare: un profilo biografico e un’intervista ([9]).
Dovrebbero bastare per chi desidera qualche riferimento in più.
Saluto
ovviamente Pilade, che non mi conosce[va] di persona ([10]),
ma conosce[va] bene mio papà anche perché loro due hanno anche lavorato insieme
al quotidiano Il Giorno.
Risulterebbe solamente
un libro a lui attribuibile, chissà … ([11]).
Per il resto
solo interventi in testi altrui, prevalentemente breriani.
E per
concludere, l’amara ironia è una sola: Oreste del Buono rischia di essere
dimenticato per un motivo davvero circolare: non c’è nessun OdB che si premura
di ricordarlo ([12]).
POST
SCRIPTUM
Qualche giorno
dopo [anno 2013] aver ultimato il post,
ho reperito, fortunatamente a un prezzo da libro usato, il volume di Del Buono
intitolato Amici, amici degli amici,
maestri …
Nell’elenco dei
profili che lo compongono rinvengo fra gli altri: Beppe Viola, Giancarlo Fusco,
Dino Buzzati, Giorgio Scerbanenco. Does
it sounds familiar?
DIECI
ANNI DOPO
Ho ripreso il
post: inserendo fra parentesi quadre aggiornamenti puramente cronistici: anche
perché Pilade è morto il 21 luglio 2019; poi qualche breve aggiunta..
Ci si aspettava nel
2023 qualcosa per il doppio anniversario di OdB: centenario dalla nascita,
ventennale dalla morte, è arrivata pochissima cosa, e quindi per chi ha letto
anni fa questo post, fui profetico.
Nel frattempo,
io … beh ho recuperato qualche titolo che mi mancava, casualmente e non. Desidero
ricordare qui, in ragione della curatela di un altro autore italiano negletto:
Daniele Brolli, il volume La parte difficile e altri scritti ([13]);
poi, magari, La talpa di città ([14]) e La debolezza
di scrivere ([15]).
Steg
©
2013 e 2023 Steg, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati/All rights
reserved. Nessuna parte di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la
medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su
sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[2] Tesei: la famiglia materna che ha dato alla marina militare un eroe come Teseo (nomen omen?). “Il vicegovernatore di Malta, sir Edward Jackson, ricordando l'episodio il 4 ottobre 1941 scrisse: «Nel luglio scorso gli italiani hanno condotto un attacco con grande decisione per penetrare nel porto, impiegando MAS e "siluri umani" armati da "squadre suicide" (…). Questa impresa ha richiesto le più alte doti di coraggio personale.»”: da Wikipedia Italia che cita il Daily Mail.
[3] Adesso la periodicità è quel che è, e anche nei contenuti i paragoni non si possono fare.
[4] La Lettura, 29 settembre 2013, p. 4.
Vorrei sapere quali sono, o furono, gli altri, in quanto l’impressione è che sia difficile raggrupparli.
[5] La vita sola, Venezia, Marsilio Editori, 1989, p. 139.
Mi vengono in mente Carlo Fruttero e Franco Lucentini.
[6] Come non hanno mai detto nulla quelle di Umberto Eco, che predilige(va?) il cosiddetto blazer all’italiana ovvero la giacca blu scuro ma senza bottoni di metallo.
[7] “Scriveva anche ‘sui muri’, Beppe, per dire che le collaborazioni non mancavano. Teneva molto alla rubrica su Linus che gli aveva imposto Oreste del Buono, per lui soltanto fratello del suo amico Pilade”: così scrive Sergio Meda in “Beppe Viola, giornalista” su Panorama, nel 2012.
[8] Rammento una fumosissima sera al Hotel Napoleon di Lucca in cui, circostanza rara, HP e OdB erano persone fra loro pari.
Quando Del Buono lasciò la direzione di Linus, invece, tutta la redazione del mensile divenne una corte di ammiranti donne che pendevano dalle labbra del Maestro di Malamocco.
[9] Rispettivamente le stringhe sono: http://elbaisoladipoetienarratori.blogspot.it/2013/02/oreste-del-buono-genio-e-carattere-di.html e http://elbaisoladipoetienarratori.blogspot.it/2013/06/oreste-il-guastafeste-del-buono-lenfant.html.
[10] Come “figlio di” pensò, esattamente, di identificarmi per il mio necrologio per Ayrton Senna Da Silva nel 1994.
[11] Carnera campione del mondo, s. l., Editoriale Nuova, 1978.
[12] Ripubblicandolo al di là di quanto fatto, un poco malinconicamente, nel numero del redivivo Linus di settembre 2013. dove c’è qualche suo scritto ma davvero poco e solo tratto da un unico volume (il già citato La vita sola).
Mentre il primo Antimeridiano dedicatogli rischia di essere un monumento letterario poco visitato dai lettori e comunque incompleto a causa del suo rigore cronologico e filologico.
[13] Milano, Scheiwiller, 2003.
[14] Roma-Napoli, Theoria, 1984.
[15] Venezia, Marsilio, 1987.
Nessun commento:
Posta un commento