Illustrazione di F. D. Bedford |
QUALITÀ
E QUANTITÀ DELLA VITA
(continua
ad essere “vietato morire” in Italia?)
Se dovessi
eliminare una sola norma dal codice penale italiano, eliminerei il primo comma
(e ne andrebbe riscritto il secondo) dell’articolo 580 del codice penale.
Sarebbe un passo
verso il riconoscimento del diritto all’eutanasia.
Sono, da molti
anni, subissato da inviti dei (tramite i) mezzi di comunicazione di massa ad
avere uno stile di vita atto a farmi vivere più a lungo, come se una vita più
lunga fosse una vita migliore.
A tacere degli
errori nelle analisi cliniche (errori subiti anche da me e dai miei familiari) o di quelli sui
pazienti (il mio medico di famiglia morto in seguito ad operazioni mal
eseguite), per quale motivo altri dovrebbero essere infallibili nel dirmi cosa
fare? Medici sovrappeso e fumatori oppure funzionari di ASL che non sanno fare
a meno dell’ascensore in discesa a pontificare sul mio colesterolo?
Poi le
pubblicità mi spacciano vite banali e modeste (si può essere modesti nel senso
deteriore del termine anche se abbienti e scialatori, non lo si dimentichi, ma
la felicità comprata a rate non mi è mai parsa molto vera) come felici.
Nemmeno sposo il
– spesso finto – “pauperismo potendoselo permettere”: una per tutti la signora
Giulia Maria Crespi, meglio di lei Lapo Elkann piuttosto.
Dissento dunque.
Il grottesco è l’acquisto
senza consumare, oppure il “vizio in modica quantità”. Ultima per ora frontiera
di un mercato nemmeno capace di vendere se stesso (“vieni avanti creativo!”?).
Pensate all’alcool
o al gioco d’azzardo.
Più subdolo il
secondo, in quanto il “coma” ha una soglia senza ritorno: quella persona che ha
perso 23.000,00 Euro in 12 ore sarebbe morto (e ben prima) se avesse ingerito
una dose “equivalente” di alcool ([1]).
Dissento
nuovamente.
Se risulto
banale è, credo, in quanto mi pare che molti siano distratti e, appunto, non
considerino argomenti di buon senso.
Quei molti non
più arbitri e non più artefici delle proprie esistenze (lo sono mai stati?),
bensì schiavi di un “piccolo fratello” che in fondo ha solo bisogno che si
muoia un giorno prima di quando cominceremo ad essere un costo per la società,
anche solo un costo intellettuale siccome dissenzienti.
Ultimamente in
Italia si muore di più prima del – già stigmatizzato – “dovuto”.
Certamente ciò
disturba.Ma è davvero un male? Oppure è un modo di prendere coscienza (almeno quello) della propria impotenza? Durerà?
Noterete che non
ci sono quasi note a piè di pagina e che non sono pensieri di Top Shooter,
questi (non se la sentiva di distillare con la sua usuale sintesi; da tiratore
scelto egli potrebbe solo regalarmi un colpo perfetto …).
Ovviamente le
parentesi permangono: cosi penso, cosi scrivo.In certi casi, si è soli con la propria intelligenza (quale e quanta essa sia) e con qualche altro individuo senza nemmeno bisogno di contarci fra noi pochi.
Spero di non
essere del tutto obsoleto anche se, magari, non sempre lineare nell’esporre il
mio pensiero.
Ma soprattutto: “To die will be an awfully big adventure.”
([2]):
morte “da” e “come” avventura.
Peter Pan non
sbaglia mai.
Steg
©
2013 Steg, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati/All Rights
reserved. Nessuna parte di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la
medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su
sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1] Per i
non giuristi: qualche volta mi chiedo se il brocardo latino “iussum
quia iustum o iustum quia iussum” sia sempre applicabile: ed infatti
alcool e gioco d’azzardo possono essere oggetto di normativa secondo quello che
il legislatore nazionale decide, non dovendo motivare molto i propri
ripensamenti (o addirittura inversioni di 180 gradi).
[2] James M. Barrie, Peter and Wendy, London , Hodder & Stoughton, 1911. Capitolo
8, ultime parole, virgolettate in originale.
L’opera è spesso intitolata
Peter Pan, anche perché frequentemente è edita in volume insieme al precedente
(1906) Peter Pan in Kensington Gardens.
Una curiosità:
l’illustrazione di questa frase realizzata da F. D. Bedford (utilizzata “ a sé”
recentemente da Rodrigo Fresán nel suo Kensington
Gardens) contiene un punto interrogativo, aggiunto, nella didascalia: come
se i lettori dell’epoca non fossero stati in grado di notare l’apocrifia, o era
per tranquillizzare i genitori?
Nessun commento:
Posta un commento