"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



sabato 16 marzo 2013

I CANI DEL NULLA (non scrivendo su Gabriele d’Annunzio)


I CANI DEL NULLA
(non scrivendo su Gabriele d’Annunzio)

 

Gabriele d’Annunzio è una figura importante nella storia dell’Italia.
Anche perché questa nazione è giovane ed egli nacque nel 1863, occupando diversi ambiti e con risultati quasi sempre evidenti.

 

Mi pare probabile che questo suo centocinquantenario si consumerà con celebrazioni non all’altezza (pur se gli sarà dedicata l’edizione dell’annuale Salone del libro, a Torino) ([1]).
I segnali non promettono molto di buono.
Non vedo il ritorno in commercio dell’Album d’Annunzio ne I Meridiani, tanto per dire; mentre si ripubblica la biografia di Piero Chiara da parte di Mondadori e non invece, mi sembra, Il vivere inimitabile di Annamaria Andreoli ([2]) da parte del medesimo editore.
È affidata a un piccolo editore (Lantana) la ripubblicazione (è del 1938) – per ora parziale – di Vita segreta di Gabriele d’Annunzio, scritto da Tom Antongini, assistente del Comandante per molti lustri.
L’emissione filatelica italiana del 12 marzo 2013 è modesta: la cartelletta è meno ricca di quella che fu dedicata ad Emilio Salgari (ho detto tutto).
L’elenco rischia di farsi lungo, noioso e personale ([3]).

 

Perché ha questo titolo il post?
Beh, ad Antonio D’Orrico ([4]) gliene devo più di un paio: egli è un grande redazionalista per Sette (supplemento del Corriere della Sera) quando si tratta di lunghi articoli d’anticipazione di libri (usualmente romanzi) in uscita: per lui sono tutti belli i libri e tutti bravi gli autori. Figuriamoci se gli autori sono amici suoi (Giorgio Faletti, Teo Teocoli, per citarne due).
L’erudito D’Orrico conclude così, testualmente, il suo articolo dal titolo “Sesso, coca e… d’Annunzio visto dalla cameriera” (Sette, 22 febbraio 2013, pagina 71): “Prima di conoscerli, pensavo che i versi più belli di d’Annunzio fossero quelli di Alcyone […] Ma ora so che i suoi versi più belli e terribili (e non solo suoi) sono gli ultimi due dell’epitaffio per i levrieri”.
Ma come! Il romanzo di Emanuele Trevi pubblicato da Einaudi (dunque da un editore di sicura fede “democratica”) nel 2003 si intitola I cani del nulla e porta in apertura l’intero poema-epigrafe omonimo di d’Annunzio ([5]).

 

Infine, senza alcuna critica a Giordano Bruno Guerri, attuale presidente del Vittoriale dannunziano: preferivo la figura, forse un poco brusca, della Professoressa Andreoli cui egli è succeduto.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Mia nota tesi: gli Italiani dovrebbero imparare dai Francesi a valorizzare i propri connazionali.
Mia conferma: modeste celebrazioni per il centenario della morte di Emilio Salgari (1911) e ancor meno evidenti iniziative per i centocinquanta anni della sua nascita (1862).
[2] La quale, fra l’altro, nel 1983 ha collaborato con il Prof. Mazzino Montinari alla sistemazione della Biblioteca di Friedrich Nietzsche a Berlino.
Aggiungo io: Montinari con Giorgio Colli ha realizzato l’edizione forse definitiva dell’opera nietzschiana.
[3] Per favore, evitate di leggere ciò che scrive tale Giulio Ferroni (purtroppo dei suoi passi si rinvengono anche in Internet), il quale riesce a confondere la data di capitolazione dell’Impresa fiumana con quella del suo inizio.
[4] Con la “d” maiuscola, a differenza del Vate.
[5] Ad essere pignoli, l’autore non specifica nemmeno se (ove non lo sappia indichi il suo dubbio) d’Annunzio bevesse menta Get bianca o verde. Eh sì, ce ne sono di due tipi di quel liquore.

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