I CANI
DEL NULLA
(non
scrivendo su Gabriele d’Annunzio)
Gabriele
d’Annunzio è una figura importante nella storia dell’Italia.
Anche perché
questa nazione è giovane ed egli nacque nel 1863, occupando diversi ambiti e
con risultati quasi sempre evidenti.
Mi pare probabile
che questo suo centocinquantenario si consumerà con celebrazioni non
all’altezza (pur se gli sarà dedicata l’edizione dell’annuale Salone del libro,
a Torino) ([1]).
I segnali non
promettono molto di buono.Non vedo il ritorno in commercio dell’Album d’Annunzio ne I Meridiani, tanto per dire; mentre si ripubblica la biografia di Piero Chiara da parte di Mondadori e non invece, mi sembra, Il vivere inimitabile di Annamaria Andreoli ([2]) da parte del medesimo editore.
È affidata a un piccolo editore (Lantana) la ripubblicazione (è del 1938) – per ora parziale – di Vita segreta di Gabriele d’Annunzio, scritto da Tom Antongini, assistente del Comandante per molti lustri.
L’emissione filatelica italiana del 12 marzo 2013 è modesta: la cartelletta è meno ricca di quella che fu dedicata ad Emilio Salgari (ho detto tutto).
L’elenco rischia di farsi lungo, noioso e personale ([3]).
Perché ha questo
titolo il post?
Beh, ad Antonio
D’Orrico ([4]) gliene
devo più di un paio: egli è un grande redazionalista per Sette (supplemento del Corriere
della Sera) quando si tratta di lunghi articoli d’anticipazione di libri
(usualmente romanzi) in uscita: per lui sono tutti belli i libri e tutti bravi
gli autori. Figuriamoci se gli autori sono amici suoi (Giorgio Faletti, Teo
Teocoli, per citarne due).L’erudito D’Orrico conclude così, testualmente, il suo articolo dal titolo “Sesso, coca e… d’Annunzio visto dalla cameriera” (Sette, 22 febbraio 2013, pagina 71): “Prima di conoscerli, pensavo che i versi più belli di d’Annunzio fossero quelli di Alcyone […] Ma ora so che i suoi versi più belli e terribili (e non solo suoi) sono gli ultimi due dell’epitaffio per i levrieri”.
Ma come! Il romanzo di Emanuele Trevi pubblicato da Einaudi (dunque da un editore di sicura fede “democratica”) nel 2003 si intitola I cani del nulla e porta in apertura l’intero poema-epigrafe omonimo di d’Annunzio ([5]).
Infine, senza
alcuna critica a Giordano Bruno Guerri, attuale presidente del Vittoriale
dannunziano: preferivo la figura, forse un poco brusca, della Professoressa
Andreoli cui egli è succeduto.
Steg
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può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi
privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo
ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1] Mia
nota tesi: gli Italiani dovrebbero imparare dai Francesi a valorizzare i propri
connazionali.
Mia conferma: modeste
celebrazioni per il centenario della morte di Emilio Salgari (1911) e ancor
meno evidenti iniziative per i centocinquanta anni della sua nascita (1862).
[2] La quale, fra l’altro, nel 1983 ha collaborato con il
Prof. Mazzino Montinari alla sistemazione della Biblioteca di Friedrich
Nietzsche a Berlino.
Aggiungo io: Montinari con
Giorgio Colli ha realizzato l’edizione forse definitiva dell’opera
nietzschiana.
[3] Per
favore, evitate di leggere ciò che scrive tale Giulio Ferroni (purtroppo dei
suoi passi si rinvengono anche in Internet), il quale riesce a confondere la
data di capitolazione dell’Impresa fiumana con quella del suo inizio.
[4] Con
la “d” maiuscola, a differenza del Vate.
[5] Ad
essere pignoli, l’autore non specifica nemmeno se (ove non lo sappia indichi il
suo dubbio) d’Annunzio bevesse menta Get bianca o verde. Eh sì, ce ne sono di
due tipi di quel liquore.
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