(The Jesus And Mary Chain)
Innanzitutto, la
mia battaglia personale sul “The” trova ragione nel fatto che fra “Gesù e (la)
catena di Maria” e “La catena di Gesù e Maria” c’è una bella differenza, dunque
The Jesus And Mary Chain.
Lasciamo stare
che la formazione guidata dai fratelli William e Jim (James) Reid
(rispettivamente classe 1958 e 1961) fosse spesso abbreviata dai journos in The (anzi the) Mary Chain.
Persone certo
non accomodanti gli scozzesi Reid e anche irridenti: dichiarare che loro non
hanno mai imparato a suonare “Johnny B. Goode” e poi realizzare una versione di “Surfin’
USA” di The Beach Boys, rispetto alla quale Chuck Berry è riconosciuto
coautore dato il debito (plagio) che essa ha con “Sweet Little Sixteen”,
significa prendere le misure all’interlocutore: più per una bara che per un
abito.
Dire che i Joy
Division fanno schifo, e ripeterlo, semplicemente porta all’estrema conseguenza
il fatto che più di una persona (me compreso) ritiene che quei mancuniani
avrebbero dovuto chiamarsi Ian Curtis’ Joy Division.
Affermare che
lo stile iniziale dei TJAMC fosse quello degli Einstürzende Neubauten che eseguono il
repertorio de The Shangri-Las comincia a far sanguinare il cervello ai
recensori da dopolavoro.
Alla domanda: “ma
che genere suonano?” si potrebbe rispondere: feedback melodico con percussioni che incrociano Maureen “Moe”
Tucker e (inevitabilmente?) il tattoo
delle Highlands (dunque rullante e tom), aggiungendo che il loro primo
batterista fu Bobbie Gillespie (poi definitivamente rientrato nei Primal
Scream).
Esordio nel 1984
e menzogne sulla propria età da parte dei Reid bros ([2]).
Incidenti ai
loro primi concerti perché troppo brevi.Sono loro i penultimi conflittuali, direi ([3]).
Una discografia
nutrita, con tutti gli album di studio originali ([4]) riediti
in formato doppio CD e ulteriore DVD aggiuntivo ([5]) nel
2011, dovrebbe per lo meno rendere giustizia a questi vessilliferi di un suono
non allineato con il contingente dell’epoca, forse vittima – in termini di
riconosciuta importanza storica – del nefasto Britpop (l’elenco da fare è sugli artisti dimenticati per sempre
che, purtroppo, hanno contribuito a sminuire qualche indimenticabile ([6])).
Entro qualche
mese dovrebbe essere pubblicata una loro nuova ([7])
biografia ([8]), a riprova della
intramontabilità di questi signori delle alte terre, dove il suono può pungere
come il cardo e dove il vento fischia severo, ma stimolante per chi sa
ascoltarlo.
Quindi
sanguinate con i “baci di filo spinato” di The Jesus And Mary Chain.
Steg
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1] È il
titolo di una canzone degli 808 State.
[2] Del
resto “Substitute” docet.
[3] Gli
ultimi rimangono i Manic Street Preachers, salvo smentita adeguatamente
motivata.
[4] La loro discografia è piuttosto ricca: tanto che
delle loro session radiofoniche con
John Peel fu tratto ai tempi un album ad
hoc, ed anche Barbed Wire Kisses,
che ho citato brevemente altrove, aveva funzione collettanea.
Quelle stesse registrazioni
sono oggi disseminate negli album di riferimento rieditati in forma espansa.
Fra l’altro, questo è uno
dei pochi casi in cui le expanded edition
hanno una funzione meritoria.
[5] Davvero molto il materiale
che ciascuno contiene.
[6] Del
resto chiedete oggi chi furono gli, allora, osannati Elastica! E cito appunto
non fra gli svaniti per sempre ma fra coloro che erano considerati autentici
innovatori (dispute di plagio a parte).
[7]
Quella di John Robertson risale al 1988.
[8]
Scritta da Zoe Howe.