FORZOSO
PROTAGONISMO MEDIATICO
Mio padre, mezzo
secolo abbondante come giornalista professionista, con ambivalenza ([1]) mi
ha spesso ricordato come i quotidiani (i “giornali” dice lui) debbano uscire
ogni giorno: evidentemente non è cosi ovvio, neanche a chi riempie le
redazioni.
Ebbene, non vi
chiedo di comprare i giornali (però vi chiedo di informarvi), ma seguite una
delle rassegne stampa qualsiasi che verso mezzanotte potete trovare in diversi
canali televisivi.
In esse vi
leggono dei titoli, sempre roboanti, come se il titolo in prima pagina bastasse
(salvo imporvi cinque dozzine di pagine e più i due più importanti quotidiani
nazionali).
È il
protagonismo che scende sempre più in basso.
Non bastava che
cani e porci firmassero con i propri nome e cognome ([2])
articoli dove magari salta qualche coniugazione verbale ([3]), ora
siamo ai tristi titolisti che si pavoneggiano come se Andy Warhol fosse solo
uno che non sa dipingere e ha canonizzato la loro apparente e transeunte popolarità.
Come se un
titolo facesse vendere.
Vi sembra blando
questo post?
Ma io non sono
un “gazzettiere del nulla” ([4]) e
neanche un titolista, cosa pretendete da me?
Steg
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1] Se
essi devono uscire ogni giorno: dai medesimi non si può pretendere molto, i
predetti tempi stretti in parte costringono il respiro di un articolo.
[2] Una
volta firmare con le proprie iniziali era già un traguardo.
[3]
Peggio gli errori di contenuto, ma allora siamo alle “perle mediatiche”.
[4]
Espressione cara a Carmelo Bene.
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