L’ETERE
GRIGIA ITALIANA
(lo
stato della radiofonia)
Altrove nel blog ho
commemorato, con gradimento costante dei lettori, la statura radiofonica di
Leonardo “Leopardo” Re Cecconi.
Riscontro, io
stesso fifthy-something, lo stato
modesto della radiofonia italiana, quella delle emittenti che una volta si
chiamavano network ora non più perché esse, ciascuna di loro, da sole
trasmettono su tutto il territorio nazionale (e oltre se attraverso internet).
Sono i
conduttori il cui pelo sullo stomaco spesso è grigio – imbragati in palinsesti
dove le chitarre miagolano anziché ruggire, dove le rime sono cuore/amore, dove
Fabri Fibra di straforo frantuma l’immagine (sapete da cosa deriva
iconoclasta?) e i suoni laccati e paraculi (nazionali o esteri, come i liquori
nei listini prezzi dei trani) e altro non si può chiedere – a mordere il freno
di una briglia timorosa quando il “danno” (quale in termini quantitativi?)
sarebbe comunque modesto perché modeste sono le vendite, “fisiche e digitali”
come amano sottilizzare anche quelli che non sanno chi fu Phil Spector ma
riscaldano minestre sonore piene di scarafaggi (non di Liverpool) e smagliate
come prostitute pensionabili.
Ecco allora,
esemplifico i miei ascolti, evidentemente: Federico l’Olandese Volante
promettere più Ramones, Linus paventare “Iron Man” dei Black Sabbath a
recensire il terzo capitolo dell’omonima saga cinematografica marvel-iana, Dini
e Lester straforare per le casalinghe mattutine una melodia di The Smiths che
si perde nel ronzio di un battitappeto modernissimo per il quale manca il
danaro per onorare la rata a fine mese (è il credito al consumo, baby!).
Il peggio deve
ancora venire, ma cercano di non dirvelo; perché la rivoluzione non sarà
trasmessa in televisione (in quanto non ci sarà), ma la crisi economica ve la
distillano lontano dai pasti.
Sta dunque a
voi, prima che siano bruciate tutte le vostre cellule cerebrali, attaccare il
Palazzo dei Ricordi che avete dimenticato e riconquistare la vostra dignità
musicale.
Steg
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2013 Steg, Milano, Italia.
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