DOVE VA
LA LIBERTA D’ESPRESSIONE?
(fra
pellerossa e bandiere confederate)
Nel 2014 scrissi
e pubblicai un post intitolato “‘Ich Bin Washington Redskin’ (gli
schieramenti del politicamente corretto)” ([1]).
Ebbe scarsissimo successo.
Prendevo spunto
dal fatto che una vertenza all’apparenza in puro diritto (marchi e segni
distintivi) si era trasformata in una battaglia nella quale il pretesto che il
termine “redskin” sarebbe offensivo per i Native Americans poteva condurre,
come risultato ultimo, ad obbligare i Washington Redskins (blasonata squadra di
football) a cambiare nome non potendo proteggere il suo nome.
Voi ve lo andate
a leggere e io evito di ripetere quanto scrissi ivi, grazie.
Ma non è tutto,
peggiora.
Magari a molti
sarà sfuggito, però negli USA è in atto una nuova battaglia del politicamente
corretto (con l’effetto di smorzare l’attenzione sul problema del controllo
delle armi?): la bandiera confederata deve essere bandita?
Eh sì, perché il
giovane Dylann Roof, autore della strage di
Charleston (South Carolina) del 17 giugno 2015, appare in una foto nella quale
brucia la bandiera “a stelle e strisce” e posa con quella confederata. Risultato: catene di grandi magazzini hanno smesso di vendere la bandiera sudista, la serie televisiva “Dukes of Hazzard” (in Italia “Hazzard”) cancellata dai palinsesti perché sull’auto della serie compare quella bandiera; invito degli organizzatori delle corse automobilistiche classe NASCAR agli spettatori a non sventolare la bandiera “incriminata”.
La questione non
è così peregrina come si possa pensare, considerate questa riflessione tratta
da un sito giuridico che si occupa di proprietà intellettuale ([2]).
Ovviamente nel
revisionismo storico a breve sarà passato a setaccio William Qantrill, tanto
per indicare una figura già molto controversa ([3]).
Datevi una
svegliata, perché di questo passo, un giorno rischiate di non poter nemmeno
ascoltare le registrazioni dei Lynyrd Skynyrd o de The Allman Brothers Band
(altro che Skrewdriver)!
(Ma Joe Strummer con la sua maglietta “Brigade Rosse”
(sic) è sempre e solo un simpatico birbante?)
Steg
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sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore/degli autori.
[2] “What if Dylann Roof had not been shown together with a Confederate flag but with
some other potent modern icon? Suppose he was clad head to toe in Lonsdale
clothing, or if in each photograph he was shown with a gun in one hand and a
bottle of Stella Artois
in the other? Would consumer actions have been the same, calling for a ban or
some sort of punishment on the brand, or do consumers condemn the wrongdoer but
forgive the brand?
“The question is not as silly as it may
sound: the Lonsdale brand, on account of its consumers, was in the past linked
with far-right politics), and Stella Artois
with wife-beating. Other brands have also been tarnished by association
with those who favoured them, such as Doc Marten boots with British skinheads and
Burberry by chavs” (da https://groups.google.com/forum/#!msg/ipkat_readers/UI72FiqcXvg/AeJa8sEZQREJ).
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