"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



venerdì 3 luglio 2015

DOVE VA LA LIBERTA D’ESPRESSIONE? (fra pellerossa e bandiere confederate)


DOVE VA LA LIBERTA D’ESPRESSIONE?
(fra pellerossa e bandiere confederate)



 

Nel 2014 scrissi e pubblicai un post intitolato “‘Ich Bin Washington Redskin’ (gli schieramenti del politicamente corretto)” ([1]). Ebbe scarsissimo successo.
Prendevo spunto dal fatto che una vertenza all’apparenza in puro diritto (marchi e segni distintivi) si era trasformata in una battaglia nella quale il pretesto che il termine “redskin” sarebbe offensivo per i Native Americans poteva condurre, come risultato ultimo, ad obbligare i Washington Redskins (blasonata squadra di football) a cambiare nome non potendo proteggere il suo nome.

 

Voi ve lo andate a leggere e io evito di ripetere quanto scrissi ivi, grazie.
Ma non è tutto, peggiora.

 

Magari a molti sarà sfuggito, però negli USA è in atto una nuova battaglia del politicamente corretto (con l’effetto di smorzare l’attenzione sul problema del controllo delle armi?): la bandiera confederata deve essere bandita?
Eh sì, perché il giovane Dylann Roof, autore della strage di Charleston (South Carolina) del 17 giugno 2015, appare in una foto nella quale brucia la bandiera “a stelle e strisce” e posa con quella confederata.
Risultato: catene di grandi magazzini hanno smesso di vendere la bandiera sudista, la serie televisiva “Dukes of Hazzard” (in Italia “Hazzard”) cancellata dai palinsesti perché sull’auto della serie compare quella bandiera; invito degli organizzatori delle corse automobilistiche classe NASCAR agli spettatori a non sventolare la bandiera “incriminata”.

 

La questione non è così peregrina come si possa pensare, considerate questa riflessione tratta da un sito giuridico che si occupa di proprietà intellettuale ([2]).

 

Ovviamente nel revisionismo storico a breve sarà passato a setaccio William Qantrill, tanto per indicare una figura già molto controversa ([3]).

 

Datevi una svegliata, perché di questo passo, un giorno rischiate di non poter nemmeno ascoltare le registrazioni dei Lynyrd Skynyrd o de The Allman Brothers Band (altro che Skrewdriver)!
(Ma Joe Strummer con la sua maglietta “Brigade Rosse” (sic) è sempre e solo un simpatico birbante?)
 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[2] What if Dylann Roof had not been shown together with a Confederate flag but with some other potent modern icon? Suppose he was clad head to toe in Lonsdale clothing, or if in each photograph he was shown with a gun in one hand and a bottle of Stella Artois in the other? Would consumer actions have been the same, calling for a ban or some sort of punishment on the brand, or do consumers condemn the wrongdoer but forgive the brand?
The question is not as silly as it may sound: the Lonsdale brand, on account of its consumers, was in the past linked with far-right politics), and Stella Artois with wife-beating. Other brands have also been tarnished by association with those who favoured them, such as Doc Marten boots with British skinheads and Burberry by chavs” (da https://groups.google.com/forum/#!msg/ipkat_readers/UI72FiqcXvg/AeJa8sEZQREJ).

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