LA
RIVISTA IDEALE
Da qualche parte
in questo blog devo aver evocato la
canzone perfetta.
La rivista
perfetta è qualcosa ([2]) di più
raro e più frequente al tempo stesso dell’altra: essa si ripete, ma il suo
contenuto cambia, quindi la sua perfezione deriva dallo stile che essa può
avere, quasi l’opposto della canzone la quale può beneficiare o soffrire (e
resistere) di più versioni ([3]).
Perfetta: solo se
ideale? Ovvero: non esistono nella realtà né la canzone né la rivista perfette
anche solo per un singolo?
Porsi il solo
tema (non il “problema”) della testata periodica perfetta può risultare
addirittura obsoleto: “vado su internet e trovo tutto”.
Beh trovi quel
che cerchi, se lo trovi. Su internet non trovi, sicuramente, quel che non cerchi e cioè quel che spesso è più
importante sotto il profilo dell’entusiasmo (emozione che sicuramente fa bene)
e della conoscenza (quella può far male, a mio avviso). Forse trovi quel che non cerchi se ti orienti nell’argomento specializzato, forse.
Nemmeno il sito “profilato” garantisce la sorpresa: stanno appunto facendo un profilo di te, e qualcuno decide cosa ti interessa; con un discreto riutilizzo di materiale altrui, quando va bene diventano rassegne immateriali.
Avete mai provato
mai a sfogliare una rivista virtuale? L’indice non esiste, al massimo si
procede per parole chiave.
In conclusione,
si torna alla testata periodica tradizionale, aspetto sempre qualcuno che mi
convinca della bellezza tattile di una lettura e una visione di immagini solo
elettronica (e la vostra emeroteca, così come la vostra biblioteca, di quanti
dispositivi di memoria è composta? Li guardate di costa e li sfilate
apprezzandone l’assemblaggio?).
Qualche volta mi
è capitato di trovare un numero quasi perfetto di una rivista: ho il vago
ricordo di una rivista sullo sport del surf contenente un articolo sui Beach
Boys, una trentina di anni fa. Non so dove sia la copia, certo è che
quell’articolo fu la causa della mia ricerca di Smile.
Poi ci sono le
riviste “sperate”: quelle che sembrano ma in effetti non vale la pena di
coltivare. Interessante il numero di The
Chap (sottotitolata A journal for the
modern gentleman) con servizio di copertina dedicato ad Adam Ant, ma
davvero occorre abbonarsi?
Poi ci sono le
riviste “da sostenitori”, cioè quelle per cui decidi di abbonarti siccome
introvabili in Italia: per esempio Nude
(presto diventata Nude Magazine):
pessimo titolo se si cercava il suo sito su internet. Gli argomenti erano i
soliti: scrittori dimenticati, artisti musicali negletti, fenomeni che duravano
meno della vita di una lucciola, etc.
Comunque ha
chiuso i battenti da tempo.
E ancora le
riviste che erano perfette forse in quanto non esistono più: cito Blitz (rivale di The Face per qualche tempo), per un quinquennio dal 1977 Zigzag, l’esperimento di fumetti e un
po’ di musica che fu Deadline
(pubblicava Tank Girl).
Al momento, non
comprando ogni numero bensì scegliendo con metodo, mi appassiono a una sorta di
“annual” ([4]): è
la francese Schnock – La revue de Vieux
de 27 à 87 ans.
Scoperta per
caso un paio di anni fa mentre cercavo in rete “novità ed imminenti”
pubblicazioni francofone su grandi morti ([5]).Usualmente decido in riferimento al servizio di copertina poiché sono veri e propri dossier, maniacali e corposi per chi già sa di chi leggerà.
Finché dura, naturalmente, poi di nuovo, parafrasando Africa Bambaataa ([6]): we will be back, looking for the perfect mag.
Steg
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[1]
Licenza di titolo: intestare il post
“La pubblicazione periodica ideale” lo rende tortuoso.
Peraltro, la parola
“rivista” è usata anche nella legge n. 633 del 22 aprile 1941: si cfr. gli
articoli 38 e seguenti.
[2]
Un’opera musicale è un’opera dell’ingegno, una testata giornalistica invece per
lo meno contiene più opere dell’ingegno.
[3]
Versioni di interpreti diversi, oppure dello stesso interprete in epoche
diverse o in ambiti diversi (dal vivo e in studio) o in momenti diversi della
stessa epoca (si pensi alle “complete session” di taluni album (ad esempio: https://en.wikipedia.org/wiki/1970:_The_Complete_Fun_House_Sessions).
[4] Tipo
di pubblicazione che era dedicata ad alcuni personaggi dei fumetti e consentiva
storie di più grande respiro; ne pubblicavano sia DC Comics, sia Marvel.
[5] Direi
Gainsbourg e Bashung. Rispettivamente: http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2013/10/serge-gainsbourg.html
e http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2011/11/bashung-toujour-sur-la-ligne-blanche.html.
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