MARIO E
NUCCIA FATTORI: JUST LIKE A PICTURE
(la
Milano che si doveva salvare)
Milano: ne
scrivo, talvolta ex professo e
talvolta incidentalmente.
Magari scrivendo
di persone.
Ogni tanto ci
sono delle fiammate, casuali, e riparto.
Cosi mi ritrovo,
ancora, a dannarmi su quelle note, dieci secondi, del “Carosello” del chewing
gum “Brooklin” interpretato da Carla Gravina ([1]).
Ed ecco dunque
comparire Mario Fattori, una “bella faccia” (cioè interessante, come si dice a
Milano): https://www.youtube.com/watch?v=KNblOgo7bkc&list=PLA22C2C189CA4ECF5
([2]).
Questo è uno che
a New York ci andava spesso quando ancora non si volava da Milano con i 747
Boeing (tanto per dire).
Cercando una
pseudo partenza, opto per la moglie Nuccia Fattori: https://www.youtube.com/watch?v=48RdL6iOFvg,
il jazz, Jerry Mulligan.
Vi piace la
musica anni sessanta, allora si parte con quanto racconta uno come Oliviero
Toscani: https://www.youtube.com/watch?v=AAAYhj0ub6c.
Jimi Hendrix a
casa di Fattori, mica male, no? Uno statunitense andato a cercare fama in Gran
Bretagna, che suona a Milano perché allora a Milano c’erano (ancora) gli
artisti internazionali che venivano non per carità.
Volete altra New
York? Eccola secondo Carlo Orsi, fotografo (fotografo anche “di Milano”): https://www.youtube.com/watch?v=CckJNjZWp38&list=PLA22C2C189CA4ECF5
.
D’accordo, già
un poco di retrogusto lo avete, ecco Fattori era uno “non tanto regolare” ([3]) https://www.youtube.com/watch?v=2dCcKTZXWO4&list=PLA22C2C189CA4ECF5,
come ricorda l’architetto Enrico Baleri, ma il name dropping del milieu
manhattanita di Fattori è devastante.
La Signora
Fattori, però, non era da meno.
Per le fashion victim ([4])
riporto dal Corriere della Sera: “L’
intera via Spiga vantava due cartolerie, una panetteria, una polleria, una
salumeria, una merceria, la «Drogheria Centrale». Non ha mollato solo la
salumeria. Ma sarebbe un’operazione di basso crepuscolarismo rimpiangere quel
che è stato sconvolto dalla moda, con grossi vantaggi per la città. Pioniera fu
Nuccia Fattori. Aprì una boutique quasi all’ angolo con corso Venezia. La
chiamò «Cose». Era il 1963, anno chiave nella moda e nel costume, l’ anno della
minigonna a Londra, di Mary Quant, dei Beatles. Leggo sul «Dizionario della
moda», che anni fa curai per la Baldini & Castoldi: «Nuccia Fattori accostò
ai suoi abiti e alla sua maglieria, i capi di Biba, Zandra Rhodes, i golf di
Sonia Rykiel, quelli ricamati di Emmanuelle Khanh, le femminilissime
avanguardie di Chloé e persino la marziale aggressività di Rabanne. Ma, nello
stesso tempo, Nuccia era attenta a valorizzare il talento di Walter Albini e l’
estro eversivo e giocoso di Cinzia Ruggeri»” ([5]).
Mi pare abbia
chiuso da tempo anche la salumeria. È anche morto Guido Vergani.
Devo questo
splendido tuffo nella mia Milano a “Storieminime”: una sorta di portale su You
Tube che ha il solo difetto di farci capire che il fantastico documentario su
Mario Fattori non è disponibile. Forse non è mai stato completato?
Non sono nemmeno
riuscito a trovare uno straccio di profilo completo di Mario Fattori (e la
General Film oggi che fine ha fatto quanto a archivio?).
A chiudere: “New York : just like a picture!”: Stevie Wonder,
“Living for the City”.
Steg
POST SCRIPTUM
Ore dopo aver caricato il post,
sempre non avendo reperito quanto cercavo, sono incappato in un passo che
riporto anche se mi pare, sinceramente, eccessivo nei contenuti e nello stile.
Giudicate voi. E una discreta contraddizione: il rock è tutto “made in the UK”,
sebbene sia poi ampiamente esportato negli Stati Uniti.
‘Il punto più alto di rappresentazione
percettiva ed evocativa dello stile pop viene raggiunto tra il 1967 e il 1970
con l’esemplare spot della “Gomma del Ponte”. Già il fatto che un dolcificio
lombardo (Perfetti) sia riuscito nell’impresa di americanizzare un suo
prodotto, convincendo i consumatori a inserirlo coerentemente nel loro sistema
iconico alla voce “made in USA”, è un elemento supremamente pop. Per la prima
volta una colonna sonora (fantastica) all’altezza delle immagini
(modernissime). Girato interamente a New York da uno dei più raffinati
pubblicitari italiani, Mario Fattori (che ne è anche il produttore), è
un’allucinazione retinica, un videoclip in anticipo sui tempi. Una giovane
(l’attrice Carla Gravina) senza alcun motivo plausibile corre sul ponte di
Brooklyn. Frame velocissimi e sovrapposti – ritmo martellante scandito da
un’armonica a stantuffo blues – giochi ottici luce/ombra creati dai raggi di
sole che filtrano tra i piloni del ponte (effetto dream machine). Wow!!! Nello
spot c’è tutto: la lezione del new american cinema, l’underground, l’arte
cinetica programmata, i light show, gli effetti stroboscopici , il rock (“Whole
Lotta Love” dei Led Zeppelin, Hendrix? Cream?) il docu-drama hip (Cheeta?
Fillmore? Greenwich Village?) e c’è persino il messaggio (il gap generazionale
che nemmeno il ponte di Brooklyn riesce a colmare… provate a prendermi!). Uno
shock culturale per chi era cresciuto a baffi, bonazze e mandolini. Un
brillante saggio antropologico dal lontano pianeta America che la Rai
Radiotelevisione Italiana fingeva ancora di non aver scoperto’ (Matteo Guarnaccia,
“La ragazza di Venus”, tratto da Dreams:
i sogni degli Italiani in 50 anni di pubblicità televisiva (a cura di
Gianni Canova), Milano, La Triennale di Milano - Bruno Mondadori, 2004, pagg.
213-215).
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] È
citato in due post, (cercate con
l’etichetta Carla Gravina) nel secondo ho anche dato la stringa: http://www.youtube.com/watch?v=xDX38F3YkUM.
Non sono certo della
datazione, ma poiché si parla di “Woodstock” dovrebbe essere successivo
all’agosto del 1969.
[2]
Dissento totalmente dalla scelta di Carla Gravina. Totalmente.
[3] Per
scriverla alla Umberto Simonetta.
[4]
Invitate a cambiare blog, ce ne sono
tanti: quelli dove leggete di “pantalone”, “taggare”, eccetera.
[5] Il
passo è tratto dalla rubrica “Il Milanese” di Guido Vergani, “Via Spiga,
così è nato il salotto della moda”: http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/04/Via_Spiga_cosi_nato_salotto_co_7_030504038.shtml
[6] Il post ‘“SALVIAMO MILANO”. NO TROPPO
TARDI! (più che nostalgia, rabbia)’.
Ho lavorato vent'anni con Mario Fattori. Grazie.
RispondiEliminaGrazie a Lei. vedo che Lei non è su Facebook. Se vuole, trova una pagina Fb del blog e può mandarmi un messaggio "lì". Io ormai ho perso ogni speranza di esser contattato dal figlio per scoprire il titolo del commento musicale di cui parlo nel post.
RispondiElimina..per quanto ne so,alessandro vive a tellaro-sp-..ed era lui che gestiva gli archivi di general film..ricordo centinaia di nastri impilati..forse barbara,la sorella..la vedevo a goa nei 90efinoal2010.abita in cso como..il poco che so..
EliminaIncredibile che Mario non venga ricordato come merita. Per me è stato un secondo padre. Lui, Nuccia, Barbarica e Alessandro restano Memories increduli degli anni dal 1970 al 1975.
RispondiEliminaBarbarina. Errore del mio smartphone.
RispondiElimina" memories incredibili " mi scuso ancora.
RispondiEliminaBarbara ha una casa in corso Como. Nuccia è scomparsa da poco.
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