"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



domenica 26 luglio 2015

COMMENTATORI E TRADUTTORI (UNA PARTE TERZA O QUASI)


COMMENTATORI E TRADUTTORI
(UNA PARTE TERZA O QUASI)


Due piccoli eventi, concomitanti, mi inducono a scrivere di nuovo, almeno in parte, sull’argomento traduzioni.


Nella prima libreria (della più famosa catena nazionale di usato e non) visitata lo stesso pomeriggio, trovo una bella copia in prima edizione di New York – Life in the Bic City di Will Eisner, grande fumettista statunitense che fa più fine chiamare autore di graphic novel (andatelo a spiegare ai lettori di Eureka di 45 anni fa…) ([1]). Ma il (o la) precedente proprietario del volume evidentemente ha fracassato i propri denti delle sue velleità e ha deciso di condividere il proprio stato inferiorità per qualche decina di pagine funestando nota introduttiva e alcune tavole con traduzioni e sottolineature a inchiostro.
Non me ne capacito.


Nella seconda libreria della stessa catena, reperisco un volume per cui avevo deciso che non lo avrei mai comprato se non con congruo sconto, anche in questo caso è il 50%: si tratta di The Smiths - A Murderous Desire di Diego Ballani. Non avevo tutti i torti.
Se è vero che si tratta di “testi commentati”, è anche vero che si possono commentare i testi senza tradurli, se si traducono sarebbe gradito non improvvisarsi grandi letterati con doti tali da poter stravolgere il senso originale.
Ad esempio: “It’s time the tale were told” (da “Reel Around The Fountain”) è tradotto “è tempo di raccontare la storia” (p. 18), invece di “è tempo che la storia/il racconto fosse raccontato/a” ([2]); “Of how you took a child/And you made him old” (da “Reel Around The Fountain”), diventa “Di come hai preso un bambino/E ne hai fatto un adulto” (p. 19), invece di “Di come tu prendesti un bambino/E ne facesti un vecchio” ([3]); “I wonder to myself” (da “Panic”) ”(pp. 200-201), diviene “mi domando”, invece di “domando a me stesso” ([4]);


Il risultato mi sembra ancora quello di cui già mi sono lamentato ([5]): se con tutta evidenza in Italia si fatica a imparare o migliorare la propria conoscenza della lingua inglese, si eviti, almeno, di introdurre errori per i lettori che si fidano del traduttore, grazie.



                                                                                                                      Steg




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[2] La gravità del tempo verbale è diversa a seconda delle due traduzioni, ma una delle due non è fedele; inoltre, l’uso del congiuntivo non è più “obbligatorio” nell’Inglese meno formale da molti anni.

[3] Oltre l’inesattezza c’è anche la perdita di una contrapposizione fra fasi della vita, Peter Pan a parte.
[4] Ho il conforto di un I wah-wah-wah-wah-wonder/Why,/Why, why, why, why, why she ran away,/Yes, and I wonder,/A-where she will stay-ay,/My little runaway” (in “Runaway” interpretata da Del Shannon, scritta da Shannon medesimo e Max Crook).

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