"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



venerdì 28 giugno 2013

L’ORA PER SOGNARE (o almeno per non rimbecillirsi del tutto)


L’ORA PER SOGNARE
(o almeno per non rimbecillirsi del tutto)

 

Premetto che le riflessioni (chiamarla ispirazione mi pare eccessivo) mi sono arrivate guardando la prima mezz’ora del film Jerry Maguire ([1]).

 

All’inizio, il protagonista Jerry ha una sorta di illuminazione e trascorre molte ore della notte scrivendo.
È un cliché: dal “back to mono”, a “pochi ma buoni”, alle diete, all’attività sportiva: tutto da domani, però.

Invece, la mia proposta è più aperta: provate a dedicarvi un’ora, al giorno o alla settimana, per sognare (non per dormire). Dal punto di vista del marketing suona meglio “sognare” che “progettare”.

 

Se in quell’ora (che evidentemente può durare anche 130 minuti se ispirati, e che può anche cadere a partire dalle 02.00 di notte) non succede nulla, mai, forse siete un poco limitati. Se invece succede qualche cosa, anche solo cominciare a leggere un libro impegnativo tralasciato da anni, allora funziona.
Ma badate: l’idea di mettersi lì un’ora senza sapere cosa si farà non è fisicamente impegnativa, quindi può essere invitante anche per tutti i pigri.

 

Vi sembra una proposta cretina o anche solo banale la mia?
Eppure anche con crisi economica e disoccupazione e morale basso come commensali non invitati ma presenti ai nostri deschi, continuo a sentire persone, degne di essere ascoltate ([2]), che dichiarano: la maggior ricchezza di ciascuno è il tempo.

 

Per aver tempo occorre essere egoisti (il tempo lo si spende per se stessi, altrimenti non è nostro) e anche incoscienti.
Ecco allora scegliere con che percentuale a tempo essere egoisti e incoscienti: 1/24 oppure 1/168 della vostra giornata.

 

Certo se siete minatori con un mutuo da onorare è più faticoso: lo scrivo senza nemmeno l’ombra del sarcasmo.
Ma pensate alle ore buttate in occasioni sociali, dove gli argomenti di conversazione sono inconsistenti: tre ore a parlare di quotidiano, magari in confronto o peggio in competizione reciproca del proprio banale, vi sembrano tempo speso bene? Andare a giocare a bocce o a biliardo va bene, parlare di colesterolo o di ingorghi stradali nel fine settimana no.

 

Mi rendo conto che quanto ho scritto è l’opposto dell’episodio dell’albero degli zecchini in cui il Gatto e la Volpe ingannano Pinocchio.
Probabilmente anche il Grillo parlante è ormai disilluso.

 

Beh, se avete letto queste righe o altre del mio blog un poco di egoismo ed incoscienza li avete. Grazie.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

© 2013 Steg, Milano, Italia.
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[1] Fra l’altro comincio a capire perché Tom Cruise non mi risulta simpatico visivamente: assomiglia nel volto a un Sid Vicious “a posto”.
[2] Non ne ascolto molte, o meglio non trattengo i discorsi che odo di molte persone, perché trovo moltissime persone sempre noiose. Dunque io ascolto, sempre, ma se mi annoio cancello i discorsi quasi automaticamente.

1 commento:

  1. Steg, stai parlando del meccanismo che mette in moto cose come la Recherce di Marcel Proust. Dici capocchia.

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