THIS IS BRAINSTORMING! ([1])
Una volta
esistevano (o meglio qualcuno si era inventato): le vacanze intelligenti;
quindi si arrivò alle letture intelligenti (per le quali bastavano,
essenzialmente, libri pubblicati da editori di sinistra) mentre la televisione (il
medium) non era ancora quel numero
infinito di emittenti e canali odierno, quindi il problema non si poneva.
È mia opinione
che la televisione sia diventata quantitativamente più stupida, in ragione di
un aumento vertiginoso di canali di intrattenimento (sportivo e non) e,
contemporaneamente, si sono ridotte nel numero e nella durata le trasmissioni (latamente)
culturali: pensate alla mancanza di un programma come il Maurizio Costanzo Show ([2]) in
seconda/terza serata.
Sono comparsi,
invece, programmi molto eruditi travestiti da intrattenimento, addirittura
infantile.
Cito con funzione di esemplificazione tre serie: The Simpson, The Big Bang
Theory e The Penguins of Madagascar.
Vi sembrano
programmi da bambini o da ragazzi? All’apparenza o ad una loro visione
superficiale.
La prima di
queste serie, infatti, è trasmessa negli USA in fascia serale (per noi
pre-serale). I riferimenti sopratutto alla cultura popolare nordamericana nei
suoi episodi si sprecano, e quindi non mi ci soffermo.
The Big Bang Theory richiede una
conoscenza almeno discreta dei supereroi DC Comics e Marvel (ma se non avete
mai letto una storia di Flash degli scorsi anni sessanta farete fatica senza
assistenza qualificata) ([3]) e
anche di Star Trek, sapere cosa sia Battelstar Galactica aiuta ([4]).
Per ultimo mi
tengo il meglio: i Pinguini. Hanno una storia analoga (non uguale) a quella di The Pink Panther (il cartone animato):
da meri comprimari a serie autonoma e con abbondanza di particolari.
Secondo voi a
quanti anni un telespettatore scorge una citazione pedissequa di Doctor Strangelove di Stanley Kubrik?
E per i menzionati
(almeno in 4 episodi) POW Manfredi e
Johnson, di cui fatico a trovare anche nei siti dedicati alla serie in
questione che dire?
Conclusione? Che
ci sono persone brillanti e piene di fantasia che creano delle serie televisive
molto argute, strutturate su due piani di fruizione: quella banale (ad usum cretini ([5])) e
quella più elevata e qualche volta colta.
Cosi noi “non
stupidi” sappiamo di esserlo e già tiriamo un modesto sospiro di sollievo ([6]);
purtroppo, però, rimaniamo confinati per sempre nella riserva indiana culturale.
Gli altri, ovviamente, basta che paghino per i loro spettacoli più o meno gladiatori
e molto oppiacei (vedi Karl Marx).
Steg
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2013 Steg, Milano, Italia.
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1]
Un’altra titolazione derivata: “This
ain’t rock’n’ roll, this is genocide!” cioè il finale dell’incipit parlato di “Future Legend” che introduce“Diamond Dogs” di David Bowie.
[2] Basti
ricordare i due “Uno contro tutti” che videro protagonista Carmelo Bene.
[3] Se vi sembrano argomenti idioti, come mai in “The
Dark Knight Returns” si parla di Corto Maltese? Lo dico a quelli che leggono
solo i fumetti benedetti in non più giovane età da Umberto Eco.
[4] A
tacer di un seppur blando “retrogusto a contrario” Hanif Kureshi (The Buddah of Suburbia) di certe vicende
che coinvolgono Rai Koothrappali e – per me – un brivido molto philspectoriano
rispetto a quasi tutte le tenute d’abbigliamento Howard Wolowitz.
[5] Come
per i telefoni a batteria cellulare, che devono essere utilizzabili da chiunque
purché alfabetizzato a sufficienza.
[6] No,
non abbiamo solo libri “di sinistra” in biblioteca. Abbiamo anche molti libri
che per decenni sono sembrati solo di genere (cito i miei due pallini
emarginati nella sci-fi Philip K.
Dick e James G. Ballard) agli stupidi e, certo, anche fumetti non certificati
come corretti (vedi Lobo lo czarniano).
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