SCUOLE
DI SCRITTURA? NO GRAZIE
Quando ero
ragazzino, la mia amica S. era amica di Stefania Craxi, figlia di Bettino (noto
ma ancora lontano dal diventare Presidente del Consiglio).
Qualcuno a una
festa raccontò che il fratello minore di Stefania, Bobo, prendesse lezioni di
ping-pong. Non ho mai potuto verificare la veridicità di questa voce.
Le strade delle
città del mondo sono lastricate di scuole di scrittura.
Avendo una credo
buona conoscenza della materia giuridica di riferimento, io comprendo ancor
meno come si possa insegnare l’originalità, anche se essa caratterizza le opere
dell’ingegno con un potenziale creativo minore di quello di un’invenzione ([1]).In fondo il ping-pong è uno sport, la scrittura non credo.
A Jerome David
Salinger non ho perdonato che egli non si fosse opposto al nome assunto dalla scuola
di scrittura “Holden” (appunto), italiana e facente capo a Alessandro Baricco: nome
che suona come appropriazione palese dei meriti del protagonista di The Catcher in the Rye ([2]) e
dunque dello stile di Salinger.
A pagina 39 del
numero del 15 giugno 2013 di La
Repubblica c’è un’intera pagina lasciata allo sfogo di Aldo Busi nei
confronti dei giornalisti che hanno strillato le sue pretese doglianze per
essere stato escludo dalla cinquina dei finalisti del 2013 del premio
letterario Strega.
Periodi lunghi,
punteggiatura scarsa, Busi sarebbe un pessimo allievo di una scuola di
scrittura.
Per contro,
sempre il 15 giugno 2013 sul canale televisivo RAI5 nel corso di un
documentario francese di quest’anno dedicato ad autori (letterari) newyorkesi
(almeno per residenza) non ho sentito una frase non banale a parte qualche
considerazione di Paul Auster. Su New York City alla fine degli anni settanta
ne so più io.
E fra loro, intervistati
nel documentario, qualche frequentazione di scuole di scrittura c’è stata.
Raul Montanari
mi piaceva molto, da qualche tempo un po’ meno. Nulla di personale, con me è
stato sempre molto gentile.
Lui che cerca di
scrollarsi l’etichetta di scrittore di genere e insegna (anch’egli) scrittura, forse
non si rende del tutto conto che gli scrittori di genere possono scrivere
situazioni ripetitive, ma non sempre lo stesso romanzo, perché i loro lettori
se ne accorgerebbero.
Insomma: i bravi
scrittori lo sono indipendentemente scuole di scrittura che frequentano o nelle
quali insegnano (e anche indipendentemente dal fatto che piacciano o non
piacciano a me).
Steg
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sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1] Per i
più curiosi: legge n. 633 del 22 aprile 1941 (“Protezione del diritto d’autore
e di altri diritti connessi al suo esercizio”) e decreto legislativo n. 30 del
10 febbraio 2005, n. 30 (“Codice della proprietà industriale”).
[2] Siccome non è obbligatorio saperlo: il titolo
originale di Il giovane Holden è The Catcher in the Rye.
Provate a fondare una
scuola di scrittura dal nome “L’afferratore nell’avena” o, anche, “Vita di
uomo” (primo titolo italiano in un’edizione precedente quella (oggi quelle;
quanto a traduzione) di Einaudi) oppure Caulfield (cognome di Holden).
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