INTERNET:
SPESSO UNA SCRITTURA CRONISTICA,
STILISTICAMENTE MODESTA
Molto di quanto
si trova scritto “su Internet” come medium
originario si risolve in una scrittura cronistica (e passi), ma per di più mutilata:
non solo di maestri, bensì anche – e prima di tutto – di correttori.
Che noia quando
papà mi faceva leggere certi suoi articoli! Io a parte i non sequitur (che poi erano semplicemente frasi mal riversate sul
foglio dalla macchina per scrivere meccanica) che talvolta riscontravo, gli
dicevo: troppe parole fra virgolette.
Papà e la sua
tessera di giornalista professionista dal 195X?
A parte due
libri e qualche dozzina di articoli a mia firma, i post di questo blog ormai
guardano a soglia 300.
Cosa mi manca?
Da non giornalista professionista più bravo e più cinico della media dei
giornalisti professionisti con 50 o meno anni di età mi rispondo da solo: un
capo servizio ([1]) che mi tagli quattro
righe, mi corregga la forma, eccetera.
Pacchi e pacchi
di sciocchezze, spesso anche mal scritte, nei blog, soprattutto in quelli italiani.
Recensioni
obsolete 24 ore dopo la loro pubblicazione e per di più prostrate, ammiccamenti
(il capo servizio mi avrebbe cancellato con la matita blu “strizzate d’occhio”)
amichevoli che non convincono nessuno.
Persone che
scambiano il medium consistente nel blog per il diario personale, come se i
fatti loro interessassero al resto del mondo ([3]):
certo costa meno dello psicologo, ma è un modo di scrivere diverso.
Ma al poco e al
peggio, rispettivamente, non c’è fine: il primo esemplificato da un’autrice
letteraria (della quale ho conosciuto l’esistenza per via di un documentario
televisivo recentemente) con un proprio blog
aperto nel 2008: un solo post.
All’opposto sono
letteralmente capitato in un blog che
dichiara accessi a decine e decine di migliaia, ma che rispetto alle citazioni
su Filippo Tommaso Marinetti riproduce pedissequamente (anche nella struttura) le
wikiquote di Wikipedia.
Tanto per non
essere acritici o prostrati, senza eccessi di virgolette o punti esclamativi e
cercando di non scrivere di quanto non interessa a nessuno: la mia vita
privatissima.
Steg
©
2013 Steg, Milano, Italia.
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reserved. Nessuna parte di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la
medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su
sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1] I
capo servizio non esistono più, la gente che lavora nelle strutture editoriali
(e dei mezzi di comunicazione più in generale) gode di qualifiche anglofone
steroidee (per dirla alla Stephen Gunn) rispetto alla sostanza delle medesime e
poi si ferma lì: lì dove? Lì nella sub-mediocrità irreversibile.
[2]
Questo non potrete mai contestarmelo.
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