"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



lunedì 21 maggio 2018

NOI ERAVAMO … … OVVERO PRO 1977


NOI ERAVAMO …
… OVVERO PRO 1977

 

Sono spesso infastidito, come un rinoceronte da parte di un insetto che cerca di pungergli la schiena (ma tant’è), da parte di quelli che – in sintesi – dicono: “eh ma che noia! Basta con voi e il punk”. Di solito, sono persone che essendo nati pochi anni dopo di noi hanno semplicemente mancato un momento unico: perché il grunge (o i Nirvana?) non fu mondiale nelle proprie origini. Una piccola conferma di ciò arriva dall’album The Spaghetti Incident dei Guns n’ Roses: basta leggere titoli e artisti interpretati in questa antologia generazionale.

 

Mancare il punk, per mero dato anagrafico, ha avuto una conseguenza piuttosto, e ulteriormente, grave: aver perso anche il post-punk (o after punk, o  …) che ha una inafferrabilità assoluta ([1]), se ad esempio si considera che Suicide o Neu! o Kraftwerk cavalcavano e scavalcavano il punk (vogliamo anche metterci i Silver Apples?).  

 

È una premessa quella qui sopra? Alla apparenza.
Invece, forse è una chiave di lettura, oppure una conclusione anticipata. Forse

 

Noi eravamo: leggeri come Ussari.
Noi eravamo: fedeli come la Vecchia Guardia Napoleonica ([2]).
Noi eravamo: individualisti come gli Arditi in azione.
Noi eravamo: senza patria eppure con un solo credo come i Legionari di Aubagne.  
Perché? Perché riuscivamo ad essere seri e flessibili, monolitici ed eclettici: come tutto ciò che ornava i nostri “cuoi” ([3]).

 

Talvolta c’erano degli incroci fantastici, come i numeri di Vague (con la “a”) di Tom Vague ([4])): uno dedicato “agli” Antz e uno “ai” Banshees.

 

Noi in Italia per certi versi abbiamo subìto la accelerazione maggiormente: stavamo ancora assimilando Sex Pistols, The Clash, Damned, The Stranglers, Ramones, magari Ultravox! e altri … ([5]) e all’orizzonte 1978 compaiono P.I.L., Siouxsie and the Banshees e poi i ritardatari Adam and the Ants.
Senza dimenticare che la prima Human League che apre a The Rezillos nell’estate 1978 è voluta quell’autunno da Steven Severin cum Banshees nel tour di questi ultimi.

 

Fummo indubbiamente dei privilegiati casuali alla nascita.
Ma poi ci conquistammo tutto: ogni pass, ogni free drink, piccoli segni di fiducia che ci portavano ad essere i lontani componenti di famiglie di sfamigliati. Ognuno ha la sua storia …: io l’Italiano che quanto a Siouxsie and the Banshees si vedeva presentare ciascun chitarrista successivo a John McGeoch ([6]), ho incrociato madre e fratello di Siouxsie in camerino e parlato a lungo con sua sorella prima di un concerto.
P. M. con Adam Ant.
Un altro milanese di cui nemmeno ricordo il nome (lo incrociavo con il suo pastore tedesco; dovrei scartabellare libri) che probabilmente conciliava le incompatibilità di Joey e Tommy “da brudders” Ramone.

 

Senza il punk noi non varremmo quanto valiamo, non sarei potuto andare al concerto dei Damned al Teatro Orfeo di Milano nella primavera 1980 indossando la parka e alla fine di quello stesso anno preferire “To Cut A Long Story Short” a Sandinista!.

 

E quindi tutte le successive strade di ognuno di noi sono rispettabili; e tentativi di stupirci, ad esempio, gli 808 State rovinavano perché tanto i miglior Depeche Mode ci avevano fatto mordere i Front 242 mentre gli Electribe 101 li avevano recensiti sulla stampa Siouxsie e Budgie.

 

Noi, così individualisti che a costo di lesa maestà una sera dell’agosto 1981 snobbavamo The Altered Images per preferire i Ludus al London Heaven (ci sarebbero voluti altri due anni per il primo singolo di The Smiths, ma forse è meglio che mi fermi qui).

 

 

 

Nota di chiusura: questo post  nasce dal mio avere, finalmente, sintetizzato perché non capisco coloro i quali “seguono” un solo artista e – nel migliore dei casi – devono dire “David Bowie” (o peggio “David” tout court) per farsi piacere The Idiot di Iggy Pop ([7]).

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] È sufficiente leggere Rip It Up And Start Again – postpunk 1978-1984 (ma sottotitolato Post-punk 1978-84 nel frontespizio…) , London, Faber and Faber, 2005 di Simon Reynolds.
[2] Preferite la Decima Legione di Giulio Cesare?
[3] Si veda il post “Cuoio e borchie (allora eravamo belli, puliti e stilisticamente pericolosi, noi)”: http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2013/04/cuoio-e-borchie-allora-eravamo-belli_15.html.
[4] Si veda il post “Tom Vague - the right side of my blog series”:  http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2011/09/tom-vague-right-side-of-my-blog-series.html.
[5] Si veda il post  “ Note sul punk in Italia e a Milano”: http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2011/08/note-sul-punk-in-italia-e-milano.html.
[6] Si veda il postMcGeochisms”: http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2011/10/mcgeochisms.html . Ma anche quello intitolato “NICO (or how fans are - mostly - still the same as thirty years ago and worth very little”: http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2012/08/nico-or-how-fans-are-mostly-still-same_29.html.

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