"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



lunedì 14 luglio 2014

L’IDIOTA DI IGGY POP


L’IDIOTA DI IGGY POP

 
L’idiota di Fëdor Michajlovič Dostoevskij è un’opera ponderosa, secondo la common opinion per cui “i Russi scrivevano tanto dato un clima non benevolo”.
 
The Idiot, formalmente album di Iggy Pop, ma per tutti coloro che hanno approfondito una gemma (per me un capolavoro) berlinese di Iggy Pop e David Bowie, è ancora legato alle durate viniliche e, essendo singolo, nominalmente tanto impegnativo quanto altre centinaia di LP pubblicati nel 1977.
L’immagine di copertina è ispirata a un quadro riconducibile alla corrente pittorica die Brücke: Roquairol di Eric Heckel.
 
Una sera, sfogliando il numero del mese corrente (quale non ricordo) di Musica 80 arrivai a un articolo scritto da Maurizio Bianchi ([1]) in tema di afterpunk.
Quindi, alla luce della abat-jour scorsi i dorsi del vinile della mia discoteca ed estrassi un copia promozionale ([2]) di The Idiot. Era ancora inviolata.
 
Credo sia uno dei casi in cui la parola epifania possa essere da me e per me usata senza tema di smentita.
Grazie a Maurizio Bianchi.
 
Recensire l’album dopo 37 anni non ha senso.
Non scriverne è indice di mancanza di senno.
Quoi faire?
 
Qualche puntino sulle i.
Non ci sono più The Stooges. Altrimenti i suoni sarebbero stati rabbiosi ma vecchi.
 
Per i più piccoli: andate a cercare da qualche parte “La lega umana”, Sheffield senza lame e con già tastiere (zero chitarre ([3])), e scheggiatevi le unghie per estrarre quel gioiello che è “Medley: Rock ‘N’ Roll/Night Clubbing”. Brividi? Me lo auguro.
 
Adesso, sbavatevi il mascara (se ne avete) e andate a sudare per e con “Nightclubbing” cantata da Grace Jones.
 
Per il resto, se siete pigri vi basta Wikipedia.
 
Morchia di catena di trasmissione di motocicletta, scintillio di lame fuorilegge al chiaro di luna futurista, jeans (se del caso) ballardianamente copulati, eccipienti sintetici (not in my backyard, but if you like them I don’t judge you).
I ragazzi dum dum surfano onde macchiate di petrolio.
 
Gli anni settanta erano – finalmente e anche – loro morti.
Davanti a noi non c’era che presente. Allora ci bastava.
 
 
                                                                                                                      Steg
 
 
 
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[1] Rinvio al post  “Note sul punk in Italia e a Milano” alla nota 9 e testo ivi.
[2] Omaggio di un oscuro giovane giornalista, insieme a Marquee Moon dei Television. Lui preferiva – ancora e irrimediabilmente – l’ovvio liverpudiano e si era disfatto volentieri di quei due dischi (anche da lui ottenuti gratis) e, udite udite, stampati in Italia.
[3] Si pubblicherà mai il loro post?

1 commento:

  1. Ci ricordiamo sicuramente in pochi dell'apertura degli Human League per -appunto- Iggy Pop al Palalido nel 1979. La versione in studio pubblicata su singolo di 'Rock'n'Roll' non puliva la suola a quella ascoltata quella sera, e ti ricorderai anche la clamorosa cover di 'You've Lost That Loving Feeling', il cui intro fu scambiato dagli astanti con 'Summer Nights' da 'Grease' (poveretti). dopo di loro il passaggio di Iggy fu vera porcheria (persino una cover di 'Batman', io e il resto dei Gags ce ne andammo a metà scaletta). Poi spalle esemplari anche dei Banshees nel periodo 'Being Boiled/Circus Of Death'...insomma Steg, URGE post!!!

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