RICHARD HELL
(Parlando un po’ di New York City)
Sebbene con qualche suo capriccio d’artista (come ad esempio il poco gradimento per la ripubblicazione di qualche suo film, oppure il disconoscimento del mix originale del secondo dei due album pubblicati con i Voidoids, Destiny Street) Richard Hell è una figura molto importante (non solo per Clinton Heylin ([1])), ma anche piuttosto atipica.
È di prossima uscita (il contratto è stato firmato ai primi di ottobre del 2011) la sua autobiografia intitolata I Dreamed I Was a Very Clean Tramp e quindi poco importa svolgere qui un riassunto stile Wikipedia (data anche la completezza del sito ufficiale di Hell).
Lo incontrai a Seattle una ventina di anni fa, avendo per caso scoperto che si esibiva in un locale quella sera stessa. Dopo il suo spettacolo fu molto gentile nel firmarmi un paio di suoi libri e stupito quando gli raccontai che anni prima avevo trovato in edizione originale il libretto di poesie da lui pubblicato insieme a, allora suo sodale, Tom Verlaine nel 1973 ed attribuito alla fittizia autrice Theresa Stern con il titolo di Wanna Go Out? ([2]).
Ecco in ciò si manifesta l’eclettismo di Richard Meyers, classe 1949.
Poeta, attore, musicista e cantante – cui qualcuno attribuisce la “fondamentale” introduzione della spilla da balia come accessorio d’abbigliamento –, bistrattato dagli amanti della tecnica pura come chitarrista (la solita storia delle audizioni nei Television raccontata da chi non sapeva che dei Television Hell era un componente e che di Verlain era amico), legato sentimentalmente a Lizzy Mercier Descloux.
Più recentemente scrittore in prosa, sempre meno musicista, ormai forse unico cronista affidabile di una stagione artistica, non solo musicale, soprattutto newyorkese, la quale ha avuto più morti di una battaglia, in proporzione.
Prendete l’incipit con cui egli descrive nell’obituary una ancora meno nota figura della scena manhattanita: ‘Zoë was like a work of fiction. She was too skinny though! It was the drugs. (“Skinny” used to signify “young,” but since the 70’s it reads as “drugs” or even “AIDS.”)’, Zoë Lund ([3]).
Purtroppo di necrologi e di recensioni per pubblicazioni postume Hell ne ha scritti non pochi: per Johnny Thunders, per il romanzo The Petting Zoo di Jim Carroll, sono le prime cose che mi vengono in mente.
Ma ogni volta che ascolto o leggo qualcosa di suo, è come passeggiare per le strade di Gotham City, ed è sempre un piacere; quel piacere che si ha quando contemporaneamente si ha la certezza di essere in grado di seguire un percorso e la gioia di arrivare a conoscere qualche cosa di nuovo.
Certo, ormai più che scoperte sono spedizioni archeologiche, con pezzi sempre più grandi di vuoto, umano ma anche materiale (si pensi a chi non è mai passato sul marciapiede antistante il Chelsea Hotel, ormai non può più farlo).
Insomma, dal prossimo Richard Hell non mi aspetto più nessuna passeggiata lungo il lato selvaggio, ma neanche la versione da parco dei divertimenti di certe commemorazioni del passato troppo miopi.
Perché, quanto a New York City e al suo sound, bisognerebbe sempre partire dal crollo del Mercer Arts Centre e non rammaricarsi solamente a far data dalla morte di Joey Ramone o, peggio, da quella della chiusura del CBGB’s (che era ormai un living dead buono solo come rivendita di proprio merchandising).
Steg
© 2011 Steg, Milano, Italia.
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[1] Mi riferisco al fatto che questo autore con name-dropping utilizza i Voidoids come fermalibro finale a fronte dei Velvet (Underground) come fermalibro iniziale nel titolo di un suo studio sul punk nordamericano.
Interessante poi il libro di Tim Mitchcell, Sonic Transmission – Television, Tom Verlaine, Richard Hell, London, Glitter, 2006 anche in ragione del fatto che in Internet non si trova molto su Richard Hell e i primi Television pur se è ricomparso il sito http://www.thewonder.co.uk/index.htm.
[2] Fu ristampato in mille copie nel 1999 in versione con testo francese a fronte a cura di Michel Bulteau (altro personaggio che richiederebbe attenzione). Ormai esaurita da anni anche questa edizione.
[3] Nelle parole di suo marito Robert Lund: “Zoë Lund (née Zoë Tamerlis) lived many roles during her 37 years - musician, political activist, actress, model, writer, wife, junkie... She is most widely known for her starring role in the feature film Ms.45 (1980), and her screenplay for Bad Lieutenant (1992)”. Il sito da cui ho tratto questa breve descrizione è http://zoelund.com/.
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