JEAN-PIERRE MELVILLE, ALAIN DELON E …
Premessa: non mi
sento di qualificare questo scritto nelle “Sketches series” perché credo sarei
immodesto.
Jean-Pierre Melville lo ho
incontrato (in senso lato) un paio di volte senza soffermarmici troppo.
La prima fu certamente
in quanto egli firmò la regia del film ([1]) tratto
dal mio secondo livre de chevet: Les Enfants terribles di Jean
Cocteau ([2]).
La seconda,
direi, siccome egli è fra i personaggi ([3]) di À
Bout de souffle, film di Jean-Luc Godard (e François Truffaut) ed epitome
della nuovelle vague cinematografica.
Non posso dire di essergli passato di fianco senza
accorgermene, in quanto entrambe le opere cinematografiche le conosco bene.
Però esiste un dettaglio curioso: al mio definitivo
incontro con il regista francese, molti anni dopo, mi premurai di comprare
almeno l’edizione italiana di quello che è considerato il testo da avere se su
Melville si vuole avere solo un testo: Le Cinéma selon Jean-Pierre Melville: Entretien avec Rui Nogueira ([4]).
L’edizione francese ormai aveva un prezzo troppo alto, ma anche quella curata
da Claudio G. Fava era ormai un titolo non comune ([5]).
Accadde quindi che nel 2020 incappai nella segnalazione di
un libro di Michael Mann, pubblicato direttamente in lingua inglese, uscito tre
anni prima: The Dandy at Dusk: Taste and Melancholy in the Twentieth
Century ([6]). In copertina una immagine in piano medio
che guarda, girato verso sinistra, la camera: è Jeff Costello, cioè Alain
Delon, protagonista de Le Samouraï: film diretto da Melville
(1967). Il volume comprende un ampio capitolo dedicato al cineasta francese dal
titolo piuttosto eloquente: To Become Immortal and Then Die. La
bibliografia non è per argomenti e privilegia anche edizioni non in lingua
originale, evidentemente la filmografia si spiega quasi da sola.
Di Le Samouraï sembra che si debbano possedere tre edizioni: quella
corrente, quella non rimasterizzata europea e quella nordamericana di
Criterion. Fatto.
A questo punto,
però, si dovrebbe già aver capito una – altra – cosa: Alain Delon non è l’attore
dei film con la regia di Luchino Visconti (lo dichiara la stella francese,
Melville lo considerava una “star” appunto, seppur in modo non esplicito in una
intervista televisiva del 1967 alla vigilia della uscita nelle sale dell'opera melvilliana).
Comunque, può
giovare anche la lettura di un piccolo libro che si spiega da solo: Requiem
pour un homme seul – Le Samouraï de Jean-Pierre Melville scritto da Xavier Canonne ([7]).
Le idee sono
riordinate, due citazioni: una quasi testuale, l’altra verbatim.
La prima è di Jean-François
Delon, fratello minore di Alain, in una lunga intervista per la rivista Schnock
(numero 37): Melville non dava mai la mano, “ci” si salutava alla giapponese.
Anno 2007, Delon
a un festival del cinema ([8]):
Delon: “Melville était un personnage
exceptionnelle, un gendre de monarque, l’un des grandes cinéastes qui n’ont pas
de équivalent.
“C’est parce qu’ils ne sont plus là que je n’ai
plus envie de faire de cinéma. Si je meurs demain, votre titre c’est quoi?”.
Molti giornalisti: “ «Le Samouraï est mort»”.
Delon: “Parfait, on est d’accord”.
E una non troppo
nota smentita: il romanzo che ispirò il film di Melville non esiste.
Direte: ma quel
dettaglio curioso? Beh qualche mese fa riordinando dei libri in argomento
cinema ho trovato una copia, nuova, dell’edizione italiana del libro di
Nogueira.
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consenso scritto dell’autore/degli autori.
[3] Lo
scrittore Parvulesco, intervistato all’aeroporto.
[4]
Questo è il titolo della nuova edizione, pubblicata all’inizio del 2021 dall’editore
francese Capricci.
[5] Rui NOGUEIRA,
Il cinema secondo Melville, Recco, Le Mani, 1994; l’originale è Le Cinéma selon
Jean-Pierre Melville, Paris, Seghers, 1973.
[6] London,
Head of Zeus.
[7] Morlanwelz, Les Marées de la nuit, 2010.
[8] Denitza BANTCHEVA, Jean-Pierre Melville de l'œevre a l'homme, edizione
2019, Paris, Editions du Revif, pagina 217.
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