"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



sabato 26 luglio 2014

THE HUMAN LEAGUE (inizio di una “sheffieldiana”?)


THE HUMAN LEAGUE
(inizio di una “sheffieldiana”?)

 

Se sapessi che la lettura di questo post richiede 6 minuti e 24 secondi, non avrei dubbi.
Inserirei “Medley: Rock ‘N’ Roll/Night Clubbing” quale colonna (musicale e - necessariamente) sonora ([1]).

 

Come insegna il vero punk, non le pagliacciate di certa demenzialità ([2]) italiana passata e presente ([3]), dal 1976 in avanti si è potuta celebrare la serietà dell’effimero e del genere basso alla pari con quello alto ([4]).
Ecco allora che ci si può tagliare inavvertitamente un polpastrello con il metallo di una “macchinina” Dinky Toys giocandoci, ad esempio. E quegli stessi modellini si possono poi collezionare da adulti senza doversi vergognare in alcun modo.

 

Siete arrivati, del resto, nella città delle lame e dell’acciaio: Sheffield.

 

Difficile evitare di consigliare, soltanto, delle canzoni.
Difficile limitarsi al fatto che noi a Milano ballavamo l’onda nuova e vecchia ispirandoci a “loro” che ballavano copiando le mosse di Brian Ferry ai tempi in cui una pantera nera era da tenere solamente al guinzaglio alla luce elettrica (e “la Casati” dalla tomba avrebbe approvato).
Difficile ([5]).

 

Innanzitutto quando leggete “the” significa “la” non “gli”.
Perché la Lega Umana suona come una compagine di supereroi, atta a contrastare gli invasori, non come un gruppo musicale: infatti, il nome deriva da un gioco di fantascienza ([6]).

 

La conoscenza che molti hanno della Human League è superficiale in quanto dettata dai successi del 1981. C’è un prima.
Qualcuno ha scritto un (altro ([7])) libro sulla scena musicale di Sheffield, sicuramente esso è dovuto sebbene tardivo, auguriamoci che sia pubblicato a breve perché è annunciato da mesi.

 

Il singolo di esordio esce nell’aprile 1978 su “etichetta” Fast ([8]) con una tiratura iniziale di 1.000 copie; si intitola “Being Boiled”.
Quando vidi e ascoltai la Lega nell’estate del 1978, essa aprì per gli scozzesi The Rezillos, al Music Machine di Camden Town.
Niente voci femminili ([9]), Philip Oakey con un taglio di capelli asimmetrico a dire poco, e una musica realizzata senza chitarre o percussioni tradizionali ([10]).
Per chi dubitasse della serietà del progetto: “We’re The Human League, we’re much clever than you …” ([11]).

 

Cosa accadde dopo? Beh davvero di tutto.
Steve(n) Severin li notò attraverso il 7” della Fast (una versione lo dà a quello stesso concerto del Music Machine: se fu così, noi due non ci incontrammo) e li volle come “guest” per Siouxsie and the Banshees in varie occasioni, a partire dal concerto all’Aylesbury Friars del 16 settembre di quello stesso anno sino al leggendario “Tartan terror for the Eighties” ([12]) del 7 aprile 1979 al London Rainbow.


L’extended play “The Dignity of Labour”, un 12” con l’aggiunta di un flexidisc, consiste in una serie di strumentali ed è di poca presa, ma ormai lanciata, la Lega approda presso la più solida Virgin Records di Richard Branson.

 

In Europa apriranno per Iggy Pop, e al Palalido di Milano molti di noi quel 29 maggio 1979 erano lì per loro, che si esibirono per una mezzora scarsa ([13]).
Come accadde anche in un’altra occasione nella stessa stagione: quando The Cramps aprirono per i Police. Cioè noi eravamo lì soprattutto (o soltanto) per gli artisti che tutti gli altri fischiavano sapendo che quello era il modo migliore

 

Nella formazione classica, il gruppo resiste sino all’autunno del 1980, creando due album assolutamente classici (soprattutto quello d’esordio): Reproduction (1979) e Travelogue (1980), nel mezzo c’è anche l’EP (questa volta si torna al 7”, doppio ([14]) “Holiday ‘80”, contenente anche il grandioso “Medley: Rock ‘N’ Roll/Night Clubbing” ([15]).

 

Quindi la separazione delle due anime, Philip Oakey e Adrian Wright a tenersi il nome e a demolire le classifiche l’anno successivo e ben oltre con Dare, mentre Martin Ware e Ian Craig Marsh formarono gli Heaven 17 ([16]) che, pur producendo del grande electro-pop, anche funk (si veda “(We Don’t Need A) Fascist Groove Thang”), nulla poterono rispetto alle vendite dei loro ex sodali e meno ancora poterono le loro produzioni sotto la denominazione commerciale British Electric Foundation (abbreviata in B.E.F.).

 

Al solito: tutto il resto è Wikipedia, cioè just the facts e un po’ di fonogrammi più o meno rari.
Ma se volete assaporare il gusto metallico degli esordi, per dei demo del 1978 e la prima John Peel Session, cercate il vinile In Darkness (in CD con due canzoni in più) oppure il CD(R) Introducing che è ben più ricco.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 


 

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[1] Prima o poi dovrò scrivere un post su un dato ormai fattuale: il rock è finta ribellione. Quella vera è il rock and/&/’n/’n’/’N’ roll.
Caveat: la cover si riferisce alla canzone di Gary Glitter, non a quella di Lou Reed: la grafia della congiunzione “and” non è dirimente in quanto incostante.
Per l’originale di “Night Clubbing” ovviamente si veda Iggy Pop.
[2] Non mi riferisco a Freak Antoni, ma a tutto quello spirito per cui a Milano si dice “stüpidott de l’uratori” per quelli che continuano a coltivare certe passioni anche da adulti – appunto con quello spirito da oratorio dove appena ti discosti dalla linea parrocchiale ti dicono: “pensa a mangiare la pastasciutta” – e che, anche per disattenzione di personaggi come Elio (e le sue Storie Tese) hanno fatto la fortuna di gente come Fabio Fazio e il suo oratoriale “Quelli che il calcio …”.
[3] Altrimenti resta insuperabile quella dell’asilo infantile, e qui mi fermo in quanto non ricordo il nome dei miei compagni d’asilo in Via Toce dalle filastrocche fini a se stesse e dai tovaglioli di carta trasformati in reggiseni in miniatura.
[4] Senza scomodare, se non se ne ha voglia, la lucida e pionieristica saggistica di Umberto Eco o di Roland Barthes. Volete faticare? Leggetevi Lipstick Traces di Greil Marcus, magari in originale.
[5] Fine di un’altra necessaria introduzione.
[6] The Human League’ arose in 2415 A.D, and were a frontier-oriented society that desired more independence from Earth. Ware suggested that The Future rename themselves after the game and in early 1978 The Future became The Human League” (Sean TURNER, Blind Youth, a complete guide to The Human League 1977–1980; disponibile on line), ma anche il volume citato qui di seguito.
[7] Esiste quello di Martin LILLEKER, intitolato Beats Working For a Living che temo non sia facilmente reperibile. Esso contiene anche un CD di rare registrazioni.
[8] Glorioso produttore di fonogrammi indipendente di Edinburgh, ormai solo nella memoria di noi arditi seventy-seven.
Ne esistono numerose successive edizioni.
[9] Lo preciso per quelli arrivati nel 1981.
[10] Come recita la voce a chiusura della canzone “Dada Dada Duchamp Vortex” dell’album The Golden Hour Of The Future : “We are The Human League, there are no guitars or drums played on this record”.
[11] Voce su base musicale nell’introduzione di “Dance Like A Star” tratta anch’essa da The Golden Hour Of The Future.
[12] Titolo della recensione del New Musical Express.
[13] O almeno questo mi dice la mia registrazione.
[14] Dunque non un extended play in senso stretto.
[15] Le ristampe in CD degli LP contengono sia le due release su Fast (nel primo), sia (fra l’altro) l’EP “Holiday ‘80” nel secondo.
[16] Una citazione da A Clockwork Orange.

1 commento:

  1. La longevità del clamoroso 'Being Boiled' (uno dei brani più imbarazzanti per i non vegetariani, parecchio oltre 'Meat Is Murder' degli Smiths) è confermata dall'inclusione trent'anni dopo nella colonna sonora del truculentissimo 'Ninja Assassin', film che Oakley & Co. avranno sicuramente apprezzato a tutto tondo. Chapeau.

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