THE
HUMAN LEAGUE
(inizio
di una “sheffieldiana”?)
Se sapessi che
la lettura di questo post richiede 6
minuti e 24 secondi, non avrei dubbi.
Inserirei “Medley:
Rock ‘N’ Roll/Night Clubbing” quale colonna (musicale e - necessariamente) sonora ([1]).
Come insegna il
vero punk, non le pagliacciate di certa demenzialità ([2]) italiana
passata e presente ([3]), dal
1976 in
avanti si è potuta celebrare la serietà dell’effimero e del genere basso alla
pari con quello alto ([4]).
Ecco allora che
ci si può tagliare inavvertitamente un polpastrello con il metallo di una “macchinina”
Dinky Toys giocandoci, ad esempio. E quegli stessi modellini si possono poi
collezionare da adulti senza doversi vergognare in alcun modo.
Siete arrivati,
del resto, nella città delle lame e dell’acciaio: Sheffield.
Difficile
evitare di consigliare, soltanto, delle canzoni.
Difficile
limitarsi al fatto che noi a Milano ballavamo l’onda nuova e vecchia
ispirandoci a “loro” che ballavano copiando le mosse di Brian Ferry ai tempi in
cui una pantera nera era da tenere solamente al guinzaglio alla luce elettrica
(e “la Casati” dalla tomba avrebbe approvato).
Difficile ([5]).
Innanzitutto quando leggete “the”
significa “la” non “gli”.
Perché la Lega
Umana suona come una compagine di supereroi, atta a contrastare gli invasori,
non come un gruppo musicale: infatti, il nome deriva da un gioco di
fantascienza ([6]).
La conoscenza
che molti hanno della Human League è superficiale in quanto dettata dai
successi del 1981. C’è un prima.
Qualcuno ha
scritto un (altro ([7])) libro sulla scena
musicale di Sheffield, sicuramente esso è dovuto sebbene tardivo, auguriamoci
che sia pubblicato a breve perché è annunciato da mesi.
Il singolo di
esordio esce nell’aprile 1978 su “etichetta” Fast ([8]) con
una tiratura iniziale di 1.000 copie; si intitola “Being Boiled”.
Quando vidi e
ascoltai la Lega nell’estate del 1978, essa aprì per gli scozzesi The Rezillos,
al Music Machine di Camden Town.
Niente voci
femminili ([9]), Philip Oakey con un
taglio di capelli asimmetrico a dire poco, e una musica realizzata senza
chitarre o percussioni tradizionali ([10]).
Per chi dubitasse della serietà del
progetto: “We’re The Human League, we’re
much clever than you …” ([11]).
Cosa accadde dopo? Beh davvero di
tutto.
Steve(n) Severin
li notò attraverso il 7”
della Fast (una versione lo dà a quello stesso concerto del Music Machine: se
fu così, noi due non ci incontrammo) e li volle come “guest” per Siouxsie and
the Banshees in varie occasioni, a partire dal concerto all’Aylesbury Friars
del 16 settembre di quello stesso anno sino al leggendario “Tartan terror for
the Eighties” ([12]) del 7 aprile 1979 al
London Rainbow.
L’extended play “The Dignity of Labour”,
un 12” con
l’aggiunta di un flexidisc, consiste in una serie di strumentali ed è di poca
presa, ma ormai lanciata, la Lega approda presso la più solida Virgin Records
di Richard Branson.
In Europa
apriranno per Iggy Pop, e al Palalido di Milano molti di noi quel 29 maggio
1979 erano lì per loro, che si esibirono per una mezzora scarsa ([13]).
Come accadde
anche in un’altra occasione nella stessa stagione: quando The Cramps aprirono
per i Police. Cioè noi eravamo lì soprattutto (o soltanto) per gli artisti che
tutti gli altri fischiavano sapendo che quello era il modo migliore
Nella formazione
classica, il gruppo resiste sino all’autunno del 1980, creando due album
assolutamente classici (soprattutto quello d’esordio): Reproduction (1979) e Travelogue
(1980), nel mezzo c’è anche l’EP (questa volta si torna al 7” , doppio ([14])
“Holiday ‘80”, contenente anche il grandioso “Medley: Rock ‘N’ Roll/Night
Clubbing” ([15]).
Quindi la
separazione delle due anime, Philip Oakey e Adrian Wright a tenersi il nome e a
demolire le classifiche l’anno successivo e ben oltre con Dare, mentre Martin Ware e Ian Craig Marsh formarono gli Heaven 17 ([16]) che,
pur producendo del grande electro-pop, anche funk (si veda “(We Don’t Need A) Fascist
Groove Thang”), nulla poterono rispetto alle vendite dei loro ex sodali e meno
ancora poterono le loro produzioni sotto la denominazione commerciale British
Electric Foundation (abbreviata in B.E.F.).
Al solito: tutto
il resto è Wikipedia, cioè just the facts
e un po’ di fonogrammi più o meno rari.
Ma se volete
assaporare il gusto metallico degli esordi, per dei demo del 1978 e la prima
John Peel Session, cercate il vinile In
Darkness (in CD con due canzoni in più) oppure il CD(R) Introducing che è ben più ricco.
Steg
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può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi
privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo
ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1] Prima
o poi dovrò scrivere un post su un
dato ormai fattuale: il rock è finta ribellione. Quella vera è il rock
and/&/’n/’n’/’N’ roll.
Caveat: la cover si riferisce alla canzone di Gary Glitter, non a
quella di Lou Reed: la grafia della congiunzione “and” non è dirimente in
quanto incostante.
Per l’originale di “Night Clubbing” ovviamente si veda Iggy Pop.
Per l’originale di “Night Clubbing” ovviamente si veda Iggy Pop.
[2] Non
mi riferisco a Freak Antoni, ma a tutto quello spirito per cui a Milano si dice
“stüpidott de l’uratori” per quelli che continuano a coltivare certe passioni
anche da adulti – appunto con quello spirito da oratorio dove appena ti
discosti dalla linea parrocchiale ti dicono: “pensa a mangiare la pastasciutta”
– e che, anche per disattenzione di personaggi come Elio (e le sue Storie Tese)
hanno fatto la fortuna di gente come Fabio Fazio e il suo oratoriale “Quelli
che il calcio …”.
[3] Altrimenti
resta insuperabile quella dell’asilo infantile, e qui mi fermo in quanto non
ricordo il nome dei miei compagni d’asilo in Via Toce dalle filastrocche fini a
se stesse e dai tovaglioli di carta trasformati in reggiseni in miniatura.
[4] Senza
scomodare, se non se ne ha voglia, la lucida e pionieristica saggistica di
Umberto Eco o di Roland Barthes. Volete faticare? Leggetevi Lipstick Traces di Greil Marcus, magari
in originale.
[5] Fine
di un’altra necessaria introduzione.
[6] “‘The Human League’ arose in 2415 A .D, and were a
frontier-oriented society that desired more independence from Earth. Ware
suggested that The Future rename themselves after the game and in early 1978 The Future
became The Human League”
(Sean TURNER, Blind Youth, a complete guide to The Human League
1977–1980; disponibile on line), ma anche il volume citato qui di
seguito.
[7]
Esiste quello di Martin LILLEKER, intitolato Beats Working For a Living che temo non sia facilmente reperibile.
Esso contiene anche un CD di rare registrazioni.
[8]
Glorioso produttore di fonogrammi indipendente di Edinburgh, ormai solo nella
memoria di noi arditi seventy-seven.
Ne esistono numerose
successive edizioni.
[9] Lo preciso per quelli
arrivati nel 1981.
[10] Come recita la voce a chiusura
della canzone “Dada Dada Duchamp Vortex” dell’album The Golden Hour Of The Future : “We are The Human League, there are no guitars or drums played on this
record”.
[11] Voce
su base musicale nell’introduzione di “Dance Like A Star” tratta anch’essa da The Golden Hour Of The Future.
[13] O
almeno questo mi dice la mia registrazione.
[15] Le
ristampe in CD degli LP contengono sia le due release su Fast (nel primo), sia (fra l’altro) l’EP “Holiday ‘80”
nel secondo.
La longevità del clamoroso 'Being Boiled' (uno dei brani più imbarazzanti per i non vegetariani, parecchio oltre 'Meat Is Murder' degli Smiths) è confermata dall'inclusione trent'anni dopo nella colonna sonora del truculentissimo 'Ninja Assassin', film che Oakley & Co. avranno sicuramente apprezzato a tutto tondo. Chapeau.
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