“CZECHOSLOVAKIA ” O DEL PALACH
MEMORIAL
(Song series - 3)
Casualmente, ma
proprio casualmente, sono incappato in questa canzone ([1]),
eseguita da Julie Driscoll, Brian Auger & The Trinity: ovvero un quasi
supergruppo, se non fosse che i due “solisti” (ossimoro, evidentemente) non
sapevano dove sarebbero andati a finire.
Ed ecco che
ascoltando la canzone, (l’album da cui è tratta, Streetnoise, è del 1969) mi soggiungono
alcune considerazioni.
“Czechoslovakia” mi
ricorda (anticipandolo) nel testo “Israel” di Siouxsie and the Banshees. Già non poco.
Inoltre, questa song anticipa (di nuovo) nella musica e
Julie Driscoll anticipa nel modo di cantare qualche strofa Gil Scott-Heron e,
parere personalissimo, mi ricorda anche certi toni di “Song for the Marching Children”
degli Earth & Fire (di due anni successiva).
Non credo si
richieda una mia traduzione del testo, se non la segnalazione di un gioco di
parole quanto a “sus?(pect)” e il fatto
che il verso “I am tanks” è proprio
così, “tanks” come plurale di carri
armati, quelli sovietici che invadono la nazione.
“Czechoslovakia ” (Julie
Driscoll)
many people I know
with no where to go-o, you know they’re lonely
but many people have died, feeling hung up inside, but don’t think they’re phony
cuz they’re only trying to stop you from dying, locked behind your own bars
maybe, you’ll see, how good it would be, to feel free
don’t close your eyes and put on your disguise
someone’s gonna sus?(pect) you
there’s things around bring you down, and they disgust you
so recognize, the hidden lies, that surround you
and maybe, you’ll see, how good it would be, to feel free
to feel free
to feel free
August, ‘68/ it was dark and it was late
A.M. 24/ was the first, but there were more
fighters, in close formation
ready for the invasion
I remember going to a country where people were warm/ and people were ready for changes
I am tanks? from everywhere
smash down everything that’s there
Czechoslovakia
but many people have died, feeling hung up inside, but don’t think they’re phony
cuz they’re only trying to stop you from dying, locked behind your own bars
maybe, you’ll see, how good it would be, to feel free
don’t close your eyes and put on your disguise
someone’s gonna sus?(pect) you
there’s things around bring you down, and they disgust you
so recognize, the hidden lies, that surround you
and maybe, you’ll see, how good it would be, to feel free
to feel free
to feel free
August, ‘68/ it was dark and it was late
A.M. 24/ was the first, but there were more
fighters, in close formation
ready for the invasion
I remember going to a country where people were warm/ and people were ready for changes
I am tanks? from everywhere
smash down everything that’s there
Per una (la?) esecuzione
di studio della canzone con un video dell’epoca: https://www.youtube.com/watch?v=3-_S00jFhn0.
Insomma, siamo
ancora al Pomník Jana Palacha a Jana Zajíce,
dunque ai 198X e quindi a Tonito e al “suo Memorial.
Non dimenticando
quanto segue: “nel 1969 [Giorgio,
N.d.A.] “Napolitano invita i militanti
del Pci a ‘evitare ogni scivolamento sul piano dell’antisovietismo’, ribadendo il ‘valore non solo storico
ma attuale della funzione mondiale dell’Urss’” ([2]).
Steg
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medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su
sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1]
Riprendo, ma non pedissequamente, un pensiero svolto sulla pagina di Facebook
per due ragioni.
La più importante è che ho
scoperto che non tutti sono su Facebook (non c’ero nemmeno io sino a una
settimana fa. Circostanza che mi fa anche piacere: grazie MR, grazie GG che non
siete lì.
La seconda è che il medium (se tale è classificabile) non è
fatto per quasi nulla che non sia, nel mio caso, una “tombstone”.
Dunque il blog resta centrale.
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