"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



venerdì 20 dicembre 2013

KENNETH ANGER (Sketches series - 7)


KENNETH ANGER

(Sketches series - 7)

 

Come molti, di Kenneth Anger io ho avuto contezza prima per il suo (in realtà v’è un secondo volume pubblicato e un terzo pronto che lui dichiara paralizzato da Scientology) libro Hollywood Babylon.

Come non preoccuparsi di una persona che scrive di un James Dean omosessuale e che si fa spegnere mozziconi di sigaretta sul corpo? ([1])

 

 

Poi lo ho associato a quelle leggende dello schermo d’argento per noi punk che erano Scorpio Rising e Kustom Kar Kommandos: se li avevano proiettati allo Screen On The Green in quella famosa serata londinese (Islington) del 29 agosto 1976 in cui il topless di Suzy (non ancora Siouxsie) rischiava di oscurare le emergenti leggende sub-urbane ([2]) di Sex Pistols, The Clash e Buzzocks, allora dovevano essere film importanti, lo sono.

 

Kenneth Anger, classe 1927 ( ma lui vezzosamente dichiara 1930) è un grande cineasta.

Grande anche perché ha una cultura filmica non discutibile, con aneddoti non pettegoli su persone e tecniche.

 

Certo egli resta immancabilmente legato a un pugno scarso di sue pellicole, anche se ormai con un cofanetto si ha tutto o quasi.

E poi Aleister Crowley (David Bowie, anyone? O devo aggiungere Led Zeppelin?) quale ulteriore suo referente.

 

Un uomo capace di far riempire quasi 4 GB di memoria ad un suo fan che condivide i propri tesori sul suo idolo con chiunque arrivi sul giusto filmato caricato in You Tube e si impegni – appunto – a scaricare questa massa di informazioni.

 

Due dettagli così, per finire: è un Americano che ha una buona pronuncia se usa parole straniere.

Egli ha un grande “Lucifer” – la parola – tatuato sul petto.

 

POST SCRIPTUM

 

Avevo cominciato, fine maggio 2023, a imbastire un post in occasione della morte di Kenneth Anger.

Qualche giorno dopo ho “ritrovato” il mio post – pubblicato – del 2013.

Piuttosto che rielaborare, aggiungo questa specie di bozza che, rispetto alla “Babilonia hollywoodiana” corregge quanto scrissi come sedes materiae.  

 

Kenneth Anger (all’anagrafe Kenneth Wilbur Anglemeyer), è morto l’11 maggio 2023.

Era molto vanitoso: si tirava indietro gli anni, ancora (tre) in quel bel documentario che è Anger Me ([3]).

 

Essenzialmente I modi di conoscere questo artista e autore sono due: cinematografici o letterari.

Io direi che effettivamente lo conobbi innanzitutto nel secondo modo: da appassionato di James Dean incontrai, in forma di citazione, le sue considerazioni sulla omosessualità del divo di Fairmount contenute nel libro Hollywood Babylon II, pubblicato nel 1975.

Non so se i due volumi del suo Hollywood Babilonia siano ancora in catalogo e, quindi, a un prezzo corretto.

 

Poi arrivò il punk, era il 1977 e le notizie non erano proprio complete e a prova di confutazione.

Comunque, a un certo punto si ricostruì quella leggendaria serata allo Screen On The Green di Islington.

 

VOLUTAMENTE INTERROTTO

 

Per fortuna avevo sottomano un bel cofanetto BR/DVD del British Film Institute e mi sono guardato tutto quel che "mi serve" di Kenneth Anger.

 

Trovare in casa la mia copia della sua biografia è un altro paio di maniche ([4]), così come spero sia intatta una cartella del PC con una mole letteralmente abnorme di materiale che lo riguarda (roba che scaricai almeno dieci anni fa).

 

Il fatto che abbia scoperto della sua morte grazie a Berlin Bromley mi consolo un poco (non che fosse un ragazzino ...).

 

Guardate il videoclip di “Walking In My Shoes” (diretto da Anton Corbijn): è puro Kenneth Anger.

 

Lui era davvero “pericoloso” (Anger/danger), lui era davvero un cavaliere solitario.

Se esistesse (ma non esiste) un aldilà credo sarebbe al banco del bar con Erich von Stroheim.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Inciso: chiunque dopo i propri 40 anni insista nel ritenere inscalfibile la eterosessualità del Divo di Fairmount è più che un ingenuo e forse non si merita neanche di commuoversi (ancora e ancora?!) quando Jim Stark dichiara: “I’ve got the bullets”.

[2] Ivi si gettarono anche le basi per la nascita di Siouxsie and The Banshees.

1 commento:

  1. Le citazioni su Crowley le iniziano Bowie e Zeppelin, poi arriva Ozzy Osbourne e cala il sipario. Sospesa per nebbia: povero, povero Kenny.

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