KENNETH
ANGER
(Sketches
series - 7)
Come molti, di Kenneth Anger io ho avuto contezza prima per il suo (in
realtà v’è un secondo volume pubblicato e un terzo pronto che lui dichiara
paralizzato da Scientology) libro Hollywood
Babylon.
Come non preoccuparsi di una persona che scrive di un James Dean
omosessuale e che si fa spegnere mozziconi di sigaretta sul corpo? ([1])
Poi lo ho associato a quelle leggende dello schermo d’argento per noi
punk che erano Scorpio Rising e Kustom Kar Kommandos: se li avevano
proiettati allo Screen On The Green in quella famosa serata londinese (Islington)
del 29 agosto
Kenneth Anger, classe 1927 ( ma lui vezzosamente dichiara 1930) è un
grande cineasta.
Grande anche perché ha una cultura filmica non discutibile, con aneddoti
non pettegoli su persone e tecniche.
Certo egli resta immancabilmente legato a un pugno scarso di sue
pellicole, anche se ormai con un cofanetto si ha tutto o quasi.
E poi Aleister Crowley (David Bowie, anyone?
O devo aggiungere Led Zeppelin?) quale ulteriore suo referente.
Un uomo capace di far riempire quasi 4 GB di memoria ad un suo fan che
condivide i propri tesori sul suo idolo con chiunque arrivi sul giusto filmato
caricato in You Tube e si impegni – appunto – a scaricare questa massa di
informazioni.
Due dettagli così, per finire: è un Americano che ha una buona pronuncia
se usa parole straniere.
Egli ha un grande “Lucifer” – la parola – tatuato sul petto.
POST SCRIPTUM
Avevo cominciato, fine maggio 2023, a imbastire un post
in occasione della morte di Kenneth Anger.
Qualche giorno dopo ho “ritrovato” il mio post – pubblicato
– del 2013.
Piuttosto che rielaborare, aggiungo questa specie di
bozza che, rispetto alla “Babilonia hollywoodiana” corregge quanto scrissi come
sedes materiae.
Kenneth Anger (all’anagrafe Kenneth Wilbur Anglemeyer), è
morto l’11 maggio 2023.
Era molto vanitoso: si tirava indietro gli anni, ancora (tre)
in quel bel documentario che è Anger Me ([3]).
Essenzialmente I modi di conoscere questo artista e
autore sono due: cinematografici o letterari.
Io direi che effettivamente lo conobbi innanzitutto nel
secondo modo: da appassionato di James Dean incontrai, in forma di citazione,
le sue considerazioni sulla omosessualità del divo di Fairmount contenute nel
libro Hollywood Babylon II, pubblicato nel 1975.
Non so se i due volumi del suo Hollywood Babilonia siano
ancora in catalogo e, quindi, a un prezzo corretto.
Poi arrivò il punk, era il 1977 e le notizie non erano
proprio complete e a prova di confutazione.
Comunque, a un certo punto si ricostruì quella
leggendaria serata allo Screen On The Green di Islington.
VOLUTAMENTE INTERROTTO
Per fortuna avevo sottomano un bel cofanetto BR/DVD del British
Film Institute e mi sono guardato tutto quel che "mi serve" di Kenneth
Anger.
Trovare in casa la mia copia della sua biografia è un
altro paio di maniche ([4]),
così come spero sia intatta una cartella del PC con una mole letteralmente
abnorme di materiale che lo riguarda (roba che scaricai almeno dieci anni fa).
Il fatto che abbia scoperto della sua morte grazie a
Berlin Bromley mi consolo un poco (non che fosse un ragazzino ...).
Guardate il videoclip di “Walking
In My Shoes” (diretto da Anton Corbijn): è puro Kenneth Anger.
Lui era davvero “pericoloso”
(Anger/danger), lui era davvero un cavaliere solitario.
Se esistesse (ma
non esiste) un aldilà credo sarebbe al banco del bar con Erich von Stroheim.
Steg
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consenso scritto dell’autore.
[1] Inciso:
chiunque dopo i propri 40 anni insista nel ritenere inscalfibile la
eterosessualità del Divo di Fairmount è più che un ingenuo e forse non si
merita neanche di commuoversi (ancora e ancora?!) quando Jim Stark dichiara: “I’ve got the bullets”.
[2] Ivi si gettarono anche le
basi per la nascita di Siouxsie and The Banshees.
[3] Regia di Elio Gelmini,
2006. Reperibile in https://shop.bfi.org.uk/magick-lantern-cycle-kenneth-anger-dual-format-edition.html.
Le citazioni su Crowley le iniziano Bowie e Zeppelin, poi arriva Ozzy Osbourne e cala il sipario. Sospesa per nebbia: povero, povero Kenny.
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