POSTILLA
A UNA LAPIDE VIVENTE
(Tonito Memorial)
Manca meno di un
mese all’anniversario della morte di Tonito, quindi sono “in stagione”.
Nel testo del mio post (), e
in particolare intorno alla nota 7, evocavo quello che per titolo è forse l’opera
letteraria più famosa di Jean Cocteau: Les Enfants terribles () e il
suo personaggio che aleggia sui coprotagonisti: Dargelos.
Citazione dotta,
allora.
Oggi stralcio da
una traduzione, almeno per ora, sempre di un testo di Cocteau () ().
“Ma la fatale
palla di neve gli era proprio stata scagliata dall’alunno Dargelos.
Dell’alunno
Dargelos importa che io parli, perché simboleggia il fannullone prestigioso”.
“Dargelos occupava
invece definitivamente l’ultimo [posto], il primo posto dell’alunno
nullo. Ma lo occupava con tale forza, tale audacia, tale calma, che nessuno di
noi si sarebbe arrogato di penderglielo e neanche di invidiarglielo. Aggiungerò
che era bello, di quella bellezza da animale, da albero o da fiume, di quella
bellezza insolente che la sporcizia sottolinea, che sembra ignorarsi, che trae
vantaggio dalle minime risorse e non ha bisogno di mostrarsi per convincere”.
“Ho sempre supposto
che Dargelos conoscesse il proprio privilegio e se ne servisse. Era la vamp
della scuola”:
“Dargelos ci
disprezzava tutti”.
“Ho sempre
pensato che il solo contatto di un Dargelos basti a cambiare la neve in marmo,
a indurirla fino al delitto e che tra le sue mani possa diventare altrettanto
pericolosa dei coltelli spagnoli”.
“Quel nome
[, Dargelos,] è un programma da obitorio”.
“Rimarrò forse
molto stupito nel ritrovare un Dargelos umile, laborioso, timido, spogliato del
suo mito e che rimpiange, attraverso di me, quelli che alla lunga dovette
considerare difetti e che forse è riuscito a vincere. Forse mi chiederà di
restituirgli il potere e i segreti del suo prestigio. Preferirei che restasse
nell’ombra in cui gli ho sostituito la sua costellazione. Che rimanesse
per me il prototipo di quello che non si impara, non si insegna, non si
giudica, non si analizza, non si punisce, di tutto quello che singolarizza un
essere, il primo simbolo delle forze selvagge che abitano in noi, che la
macchina sociale tenta di uccidere in noi, e che, al di là del bene e del male,
manovrano gli individui il cui esempio ci consola di vivere”.
Magari a chi
ancora non lo conosce, è venuta voglia di leggere il romanzo (breve) di
Cocteau.
Steg
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consenso scritto dell’autore/degli autori.
Per chi volesse leggere in
originale, consiglio la seguente edizione: Jean COCTEAU, Portraits-souvenir –
suivi de Articles de Paris, présentation et notes de Pierre Georgel, Paris,
Grasset (Collection Pluriel), 1977.