BLOW-UP
(non è
roba per mod, ma nemmeno per vecchi)
Ho scelto un
sottotitolo poco elegante e senza sfumature in quanto l’equivoco (o due), di
lunga data, lo richiede.
Però non ci sono
innocenti in questa storia ([1]).
Se si
raffrontano gli elementi costitutivi di Blow-up
([2]) con
quelli mod tutto dovrebbe essere
chiaro.
Blow-up è elitario, è un film-film in
quanto le immagini prevalgono (anche quelle fisse), c’è del mistero, è ispirato
da un racconto di Julio Cortazar ([3]), non
dovevano esserci The Yardbirds bensì The Velvet Underground (in ogni caso c’è
una chitarra distrutta a la Pete
Townshend, perché The Who pare fossero la seconda scelta) in una delle ultime
scene, fu girato nel 1966, la colonna sonora è di un giovane Herbie Hancock.
Il protagonista
Thomas ([4])
veste calzoni bianchi e letteralmente butta via capi d’abbigliamento indossati
e quindi usati (piuttosto che destinarli al lavaggio). Egli tratta la sua
Rolls-Royce convertibile come un mezzo di semplice trasporto, di lavoro (dotato
di radiotelefono) e di carico (l’elica di legno comprata come pretesto).
È un fotografo
per lavoro (piuttosto che un torero o un politico: parafraso da un dialogo) che
vorrebbe non lavorare, pur guadagnando molto. Insomma, è uno yup non un mod, anche se è moderno: la condizione di teenager non è eterna.
Non vedo perciò
presenti le meaden-iane “circostanze difficili” che rendono il “vivere senza
sbavature” l’eccezione.
Blow-up può essere un film per taluni mod, ma questo vale anche per Performance di Nicholas Roeg.
L’altra fonte di
equivoco concettuale credo derivi da una prospettiva storica di breve periodo,
ormai desueta (proprio perché dovrebbe essere sempre limitata dall’arco
temporale fra oggetto studiato e soggetto studiante), ma che invece affligge
anche i critici cinematografici e i semiologi ([5]). La swinging London ingenera non poche
confusioni, anche storiche per cui c’è una sorta di poltiglia culturale che
vorrebbe far tutt’uno degli artisti ([6]),
Carnaby Street, stili nell’abbigliamento, qualche decina di mesi di storia e
cronaca britannica …
Eppure, per
apprezzare quasi nei massimi questo film, occorre una sensibilità che solo chi
frequenta idealmente Londra prima del, e dopo il ([7]),
disastro hippy può avere.
Quindi i giovani
mod odierni non cerchino regole
stilistiche assolute da seguire che non siano lo straight-leg e il tre bottoni nelle giacche (peraltro già “strappato”,
per scelta?, quello alto) che dovrebbero già conoscere e seguire senz’altro, ma
il resto del pubblico non pensi di capire il film senza una sensibilità (anche)
londinese datata mid-sixties.
Un ultimo
avvertimento: è un film che va visto più volte, quindi le videocassette prima e
i DVD poi gli hanno dato una eterna giovinezza e anche la possibilità per lo
spettatore di ingrandimenti (appunto) personali e arbitrari.
Divertitevi ([8]).
Steg
ADDENDUM
Agosto 2014, Düsseldorf, una sontuosa libreria dedicata alle arti visive
e sonore come non ne esistono più in Italia ([9]).
Dopo aver trovato almeno due tomi imperdibili per me, ecco arrivare a
vista un quasi monumentale non so ancora cosa, ma da comprare anche se scritto
in Tedesco: titolo Blow-Up.
Un altro? Non proprio, questo è il compendio che non esisteva e che
supplisce a volumi ormai introvabili o non ragionevolmente acquistabili su
quella scena. La scena di Londra degli ultimi anni sessanta: fotografi e
modelle: affilati, giovani e belli.
Jean Shrimpton a pagina 119 fotografata da David Bailey nel 1961 al Tower
Bridge londonita. Perfezione.
È un catalogo di mostra, e c’è anche l’edizione con testo in Inglese.
Non risulta che la mostra arrivi in Italia (dopo Vienna, Winterthur e
Berlino).Fatevi una gentilezza: non comprate i libri di argomento mod (o meglio con il cartellino “mod” ([10])) pubblicati nel 2014 bensì compratevi questo e restate talvolta a bocca aperta.
Steg
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sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1] A ben
vedere, forse l’equivoco è nel fatto che ad Antonioni si sono attribuiti
significati trascendenti il momento storico in cui egli diresse i suoi film: Zabriskie Point è psichedelico dati i
Pink Floyd oppure acido dati The Grateful Dead? Sto banalizzando: non sono un
conoscitore dei primi, ma la frattura fra il “con Syd Barrett” e il “senza Syd
Barrett” mi è nota. Nemmeno mi picco di procedere ad un’analisi di sintesi
estrema della filmografia di Antonioni.
[2] Mi
attengo nel mio testo alla grafia antonioniana con “up” minuscolo.
[3] Las Babas del diablo, del 1959.
Ma Antonioni dichiara “Non mi interessava tanto la vicenda, quanto
il meccanismo delle fotografie”, in Michelangelo ANTONIONI, Blow-up, Torino, Einaudi, 1967, p. 7
sebbene non numerata.
[4]
Qualche critico non gli attribuisce nome. Eccesso di mistero.
La bibliografia non è molta
ed è sparsa: ho consultato un volume collettaneo del 1971 ed uno del 2011,
oltre al precitato testo del regista.
[5] In
senso ampio e senza pretesa di massima precisione; ma si cfr. Roland Barthes.
[6]
L’infungibilità fra loro dovrebbe essere chiara, invece è tutto un “Beatles”
(senza “The” per giunta).
[8] Dopo
la pubblicazione di questo post è
uscito, nel 2012, un ottimo volume in Italiano (pare incredibile) di Valentina
Agostinis, intitolato Swinging city
(Milano, Feltrinelli) per tutti coloro i quali hanno bisogno di altro, dopo il
film.
[9] Chi
ricorda Idea Books e la Milano Libri dei tempi d’oro nella capitale economica
della nazione?
[10] Tristi come le parka
finte vendute a Londra nel 1980 quando quelle originali, che puzzavano di
naftalina e di depositi di army surplus,
scarseggiavano. Ridicole cosine corte che non avrebbero riparato nessuno in
caso di scooter ride.
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