COSA
È LA LIBERTÀ NEL 2018?
Provo
sempre un moto di disgusto quando penso al Muro, il muro di Berlino, die Mauer
(femminile come “il Ponte” tanto amato da David Bowie). Un milione di bambini
morti mi causa minor fastidio – fastidio, ripeto – del Muro.
Eppure!
([1])
nel 2018 vorrei andare a vivere a Mosca: a osannare Putin o a morire sotto le
insegne di “un” Limonov: salmone affumicato troppo salato (forse), caviale vero
(senz’altro), vodka (whatever!), eccetera.
Il
capitalismo non ha più alcun dinamismo, i suoi lavoratori si sbriciolano le
ossa in periferie “titine” ulteriormente travestite da socialdemocrazia (a
brevissimo), senza più sognare l’edonismo reaganiano del compra oggi, paga
domani che davvero significava pagare domani.
È la
rivincita comunista? O la morte della democrazia sociale?
Di
politica non capisco niente (pour cause),
ma la politica ormai non è niente.
Siamo tornati al “contro ordine compagni” – probabilmente – ma nessuno dà più la
linea.
Dunque
fedeli al nulla, ché i CCCP sono stati ben poco (rispetto agli introspettivi
Prozac +: ci avete mai pensato?), ma almeno non parlavano della mamma ([2]).
È una
Italia davvero triste e modesta quella che mi circonda: mi sono trovato circondato, dove le mamme (appunto) non muoiono mai e,
infatti, ne parlano i Mannequin, che finiranno come i Velvet (chi? Certo! Chi,
entrambi?).
Si
affaticano i nostri politici, gente modesta, come tutti – i commentatori
inclusi ([3])
– e nonostante la fatica nulla esprimono.
Ehi!
Siamo arrivati ai DAF (o D.A.F. o Deutsch Amerikanische Freundschaft), beniamini di questo blog.
L’ultimo
(o penultimo) merchandising dei DAF è da
galera: l’artwork è quello della RAF (Joe Strummer: move over!), RAF-DAF:
stelle rosse su fucili mitragliatori, come
quel Better (B)adge di fine 1978 che abbiamo comprato “tutti” (due, tre?), incoscienti
come si deve essere a quella età, a Londinium 39 anni fa.
Ma
gli è che il “nemico” (sic! E scusate le troppe virgolette) è sbagliato, se
ancora esistente.
Lo
“sceriffo” DAF-iano è ormai un conglomerato williamgibsoniano apolitico (e
forse non apocalittico): Walmart senza remore di correttezza (imposte, le
remore?) la Corea del Nord che bacia giudaicamente il primo – ebreo – Marc Zuckenberg
che trova.
Dunque
fra una ipoteca che sarà la sola eredità che i vostri figlio e/o nipoti accetteranno
scelleratamente senza beneficio di inventario e una coleridgiana rata,
inestinguibile quanto ad interessi, per una automobile e/o un telefono e/o un
frullatore e/o un passeggino per un figlio forse mediocre probabilmente non
voluto almeno “in quel momento”, vi ([4]) troverete anche con un
nulla (di) fatto di scarpe non risuolate (o non risuolabili, Quale è peggio?),
consolle per videogiochi inutili e prive di valore, lettori digitali di
non-libri che quindi non hanno “dentro” libri. Ma nemmeno ve ne accorgerete.
E
così, Jeff Beck che nel 2016 alla Hollywood Bowl si inventa o quasi una “The
Revolution Will Be Televised” (G. S.-H. chi? Gil Scott-Heron chi?, Di nuovo) appare
privo di pubblico sciente, sebbene “commanding through loudspeakers” (do you
Banshees?).
Se
non è gloria, non passa nemmeno.
A
Hackney non ci vai, se non hai voglia di mangiare anguilla.
Non
avete capito nulla? Meglio, la libertà non vi manca, perché non la conoscete.
Comunque,
l’ultima volta che sono andato a Berlino mi sono fatto regalare, si era a
Kreutzberg, un Opinel: tecnologico (manico di plastica gialla, non di legno) e individualista:
ché io cadrò con l’arma bianca in pugno (e libero a ogni prezzo).
Steg
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consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] Troverete più esclamazioni del solito in queste righe.
[2] N parlerà Massimo Zamboni una trentina di anni dopo in Nessuna voce dentro, Torino, Einaudi,
2017.
[3] Antonio D’Orrico, che mi sta visceralmente antipatico per il suo
protagonismo, ha due palle che un Romano si farebbe regalare. Ma D’Orrico
scrive di “libri”, rectius
letteratura).
[4] Son troppo generoso? Qualcuno di voi, allora.
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