POLITICIZZARE
I FUMETTI È UTILE?
(populismo
e fascismo, e altro, a strisce e tavole)
Premessa: l’argomento di questo
post può essere considerato serio e qualcuno sicuramente mi darà del
superficiale: credo di conoscere i fumetti abbastanza bene, e quindi mi assumo
il rischio.
Lo spunto di
queste righe nasce dall’articolo di Beppe Severgnini su Sette (il settimanale del Corriere
della Sera) ([1]) per presentare la ultima
ed ennesima iniziativa editoriale con cui si vendono in edicola le storie di
Tex Willer ([2]).
Mi ha colpito
nel titolo l’uso della espressione “un po’ populista” (sebbene si sa che i
titoli non sempre dipendono da chi scrive il “pezzo”). Infatti, una quarantina
di anni fa si sarebbe scritto (ma senza strillarlo, e dunque al più nel
“sommario”) “a rischio di fascismo” o qualcosa del genere.
In effetti, la
scelta di Lanna e Rossi è quella di trattare anche gli autori con i personaggi
a fumetti, ma ci sono autori “unidimensionali” ([5]) per
il pubblico nel senso che creatore e character sono
inscindibili e spesso il lettore non sa come è fatto il primo ([6]).
Tex sicuramente,
anche per l’epoca in cui fu pensato, è un eroe di carta non governativo, nel
senso che esisteva una morale democristiana per cui il ranger creato da
Gianluigi Bonelli (e disegnato per moltissimi anni da Aurelio Galeppini) era
della stessa risma di quei fumetti che arrivavano dagli USA e che non avevano
una morale cattolica (si pensi a Flash Gordon).
Ma nessuno per
anni e anni si pose il problema del suo orientamento politico, forse il mensile
Linus (edito dall’aprile 1965) ha
qualche responsabilità in una analisi che si interessa, anche, di un
inquadramento ideologico di strisce e tavole disegnate.
Quello che
risulta curioso nella scelta di Severgnini è di usare la parola “populismo” in
forma più morbida, mentre usualmente essa è solo un gradino prima del fascismo
nel linguaggio della propaganda politica italiana: logiche di mercato, forse.
Violenza
gratuita, droga, rapporti sessuali con una minorenne: questo è Ranxerox (inizialmente
Rank Xerox): un robot nato dalla mente di Stefano Tamburini e canonizzato dal
tratto di Tanino Liberatore.
Nessun problema
per lui e la fidanzata (minorenne e tossicomane) Lubna: egli arriva
dall’underground e i suoi “padri” (collaborarono anche Andrea Pazienza e
Massimo Mattioli nella parte disegnata) sono tutti di sinistra alla sinistra
del PCI.
Così va il
mondo, verrebbe da dire. Aggiungendo che la epopea del “coatto sintetico” è
durata abbastanza poco perché egli non necessiti di riabilitazione ad uso di un
improbabile abbinamento editoriale con una testata quotidiana.
Anche i
supereroi hanno avuto qualche traversia: ma con l’arrivo di quelli della
editrice Marvel in Italia (nel 1970), il tutto era abbastanza banalizzato:
Superman si poteva ignorare e/o criticare; Spiderman andava bene (e per fortuna
Dick Fury ebbe poca popolarità).
La DC Comics
ovviamente ebbe la sua riscossa con un Batman più che problematico, quasi
ricreato nella saga “The Dark Knight Returns” (di Frank Miller altresì quanto
alle “matite”), che contribuì a rendere più interessante pure l’alter ego di
Clark Kent.
Ed arriviamo a
quello che è il caso più complesso ([7]):
Hugo Pratt, e non solo Corto Maltese.
Perché il
veneziano nato a Rimini è “quasi” conosciuto come il suo personaggio più
celebre ([8]) e
non solo in Italia e Francia.
Un dato
innegabile: Corto Maltese piace senza discriminazioni ideologiche,
conseguentemente gli indici politici riferibili a lui e al suo creatore sono a
disposizione di tutti.
Il fatto è che “nulla quaestio” quando CM o HP vengono
schierati a sinistra, mentre ogni qual volta essi sono “arruolati” dalla destra
scoppia un caso ([9]). E allora?
Volete Pratt di
sinistra? Fate voi ([10]).
Rimangono
innegabili alcune circostanze: Pratt si arruolò nel Battaglione Lupo della Xª
MAS, sebbene per qualche giorno solamente ([11]).
Che gli piacesse tutto quello che sapeva di militaria
è altrettanto innegabile, nel senso che certo egli non era un pacifista. Onore
al nonno poeta e basta (questi era stato fondatore dei Fasci di combattimento
veneziani) la poesia di Eugenio Genero che si trova in “Corte Sconta Detta
Arcana” ([12])? Pratt era sicuramente
un maschilista (e piaceva alle donne ([13])).
Infine, una
considerazione di un autore (non solo di fumetti) che lo conobbe molto bene e
che, dati i suoi toni pacati, non credo abbia interesse a creare un Pratt
fascista: Mino Milani. Ebbene Milani scrive, e con lui chiudo: “A dispetto del troppo parlare (più che
divertirlo, probabilmente lo indispettiva) sul suo possibile passato, mi dicono
che, morente a Losanna, Hugo abbia chiesto di essere sepolto in camicia nera.
Pateticamente, come facevano i fascisti degli anni Venti, o i comunisti degli
anni Cinquanta che, la camicia, la volevano rossa. O addirittura come i
garibaldini che, se non si facevano polemicamente cremare, chiedevano di essere
messi nella bara con la loro giubba di battaglia” ([14]).
Io credo sia
piuttosto semplice: le persone sono costituite da momenti e periodi,
sicuramente non isolabili allo scopo di far prevalere una ideologia sull’altra,
a meno di rischiare la banalizzazione.
Capita anche ai fumettisti, anzi ai
“fumettari” ([15]).
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[1] 21 dicembre 2017, pagine 58 e seguenti: “Tex Onesto, fascinoso e un po’ populista”.
[2] In linea di massima, non descriverò fumetti e vi invito a svolgere le vostre ricerche on line e off line.
[3] Di Luciano LANNA e Filippo ROSSI, edito da Vallecchi (Firenze), 2003. Già citato in questo blog, esso è strutturato per voci ma ha anche un ottimo indice analitico.
[4] E anche Tintin, probabilmente il più “sospettato” (leggasi il suo creatore, Hergé) di simpatie di destra, ma riabilitato in occasione, more solito, di una sua diffusione in edicola, in Italia.
Su Corto Maltese e Hugo Pratt tornerò nel testo.
[5] Mentre il fumetto è per forza bidimensionale.
[6] Naturalmente, il discorso si complica quando autore e disegnatore non coincidono. Ma occorre precisare che il personaggio solitamente è da attribuire all’autore dei testi (o sceneggiature, se si preferisce) e non a chi lo illustra.
[8] Tanto da essere evocato dallo stesso Frank Miller: Corto Maltese è il nome di una isola.
[9] Fra i più recenti e celebri quello dell’incontro “Camerata Corto Maltese” realizzato a Roma da Casapound il 14 gennaio 2011 con tanto di manifesto ritraente un giovane Corto Maltese: si veda l’articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 17 gennaio di quell’anno.
[10] Certo, mi è nota la sua “tavola” intitolata “No al fascismo!”.
[11] Secondo quanto scrisse Adriano Bolzoni su Il Secolo d’Italia: “in uno scrignetto di strana fattura, chissà dove trovato, Hugo conservava gli alamari della Decima. Era orgoglioso di aver militato tra i reprobi dell’esercito della Repubblica sociale italiana. Volontariamente era entrato nella generosa e un poco folle masnada a diciassette anni. Non lo dimenticò mai e nulla poté mai fare impallidire quel ricordo” (cito da un articolo del 20 agosto 2015 a firma di Antonio Pannullo, intitolato “Hugo Pratt, il piccolo marò che trasformò il fumetto in letteratura”, che riporta questo passo risalente al 1997).
[12] Stante il numero di edizioni, è impossibile indicare la pagina (o le pagine) in cui compare la poesia. Preme far presente che la fase della storia in cui il marinaio nato a La Valletta declama le righe tratte da “Venezia mia” si svolge in Siberia nella neve, e non “nel deserto” come scrive taluno.
Giovanni MARCHESE, Leggere Hugo Pratt, Latina, Tunuè; 2006, p. 39, indica la poesia come pubblicata nel 1938 (parrebbe secondo altre fonti una seconda edizione, la prima del 1922) nella raccolta La vose del cuor; (però a pagina 57 e non 52), essa è pubblicata anche nella raccolta Falìve, Venezia, Zanetti Editore, senza data (ma 1925?), pagina XII.
[13] Ma leggete anche cosa scrive di lui sua figlia Silvina Pratt in Avec Hugo, Paris, Flammarion, 2005.
[15] Prima della “letteratura disegnata”, Pratt si definiva, orgogliosamente, “fumettaro.
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