ARTURO
PÉREZ-REVERTE
(Sketches
series - 19)
Se l’autore ha
scritto una sola opera, apparentemente è più semplice scriverne.
Se si tratta di
un autore di genere, rimane ancora superficialmente agevole scriverne.
Poi capita un
autore che scrive sia opere di genere sia opere non di genere (o viceversa?).
Quale è il
genere? Due opere non di genere sullo stesso argomento sono un secondo genere?
Devo prima aver
letto tutto di lui per scrivere un testo corretto? Fatto questo quante
interviste devo aver seguito (perché non “leggo” You Tube) per darne un profilo
non troppo frammentario?
Ma come? Ci
hanno insegnato che un autore letterario (chissà perché in altri ambiti no)
scrive sempre lo stesso libro.
Forse no (non è
infrequente che io descriva per negazione) oppure forse egli/ella scrive sempre
la stessa vita (vera o voluta): la propria.
La Spagna non è
tutta uguale ma, e, soprattutto, io ho una visione linguisticamente castigliana
e globale della nazione, senza distinguo politici catalani e/o baschi (almeno
sino a che non ci sarà l’indipendenza ([1])), in
parte anche Arturo Pérez-Reverte la vede così.
Ho avuto la
fortuna di assistere a una conferenza milanese di Arturo Pérez-Reverte, il 15
novembre 2014.
Fortuna per più
ragioni: i pensieri espressi dal vivo sono più efficaci dei medesimi appresi
tramite una registrazione (seppure audiovisiva e di ottima qualità ([2])).
Ma la
reiterazione dei medesimi pensieri, lungi dall’essere un tedio, rincuora su
certe posizioni angolari (sia perché fondamentali, sia perché spigolose
rispetto alla media dei politicamente corretti) dell’Autore che io condivido.
Sono potuto
subito arrivare a Il pittore di battaglie,
uno dei più bei libri da me letti negli ultimi anni e che, pur se successivo,
consiglio di leggere prima di Territorio
comanche che lo precede e lo motiva. Ciò in quanto El pintor de batallas è stato citato a più riprese dal suo autore
nel corso dell’incontro con il pubblico milanese.
Il risultato di
tutto ciò è, come mi capita talvolta, qualcosa di incongruente con la fama dell’Autore
nativo di Cartagena, la quale si basa sulla saga di Alatriste, salgariana nello
spirito e non solo, e su Il club Dumas
(che è li da qualche semestre, in attesa che sia il suo casuale turno di
lettura. Certo che lo leggerò).
Cioè mi sento
ben separato su plurimi piani dal suo lettore medio italiano che, anche per
miopia editoriale, difficilmente incapperebbe nei due titoli sopra citati i
quali sono al momento nel limbo pre-remainder. Quel lettore che consuma senza
percepire lo sforzo del suo creatore la narrativa seriale che tanto tutti
rincuora.
Ovviamente in
Spagna tutto è diverso.
Andate a leggere
Limonov di Emmanuel Carrère.
Troverete un gusto familiare di sfida alla norma intellettualmente comoda.
Proprio come accade con Pérez-Reverte.
Quello che
cambia è solo il punto di vista, forse - anche se potrebbe parere strano -
intellettualmente più difficile per il testimone storico murciano di quanto
possa esserlo per il protagonista/testimone (ma con pseudonimo, nasce Eduard Veniaminovich Savenko) storico
Eduard Limonov russo.
Incidentalmente:
questa vicinanza la ho segnalata vis a
vis quel 15 novembre 2014 all’Autore, il quale, non credo solo per
educazione, mi ha detto che il volume di Carrère è fra quelli che sono lì da
leggere.
Per i precisi
(ben oltre questi miei pensieri scarsissimi): http://www.perezreverte.com/.
Steg
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