"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



giovedì 6 marzo 2014

C’È PIÙ UK IN ALL MOD CONS CHE IN TUTTA LA DISCOGRAFIA DI THE BEATLES (note notturne molto parziali su The Jam)


C’È PIÙ UK IN ALL MOD CONS
CHE IN TUTTA LA DISCOGRAFIA DI THE BEATLES
(note notturne molto parziali su The Jam)

 

Premessa: le mie pagine manoscritte di oltre quattro lustri fa mi inducono a rivedere il mio stile letterario.
Ero meglio allora. Pessimista come adesso.
 
Il vantaggio dell’i-Pod è che in una sola cartella ho in ordine cronologico 117 canzoni di The Jam: l’intero cofanetto quintuplo che basta a tutte le persone normali. Dunque insufficiente, non fosse altro perché di “Shopping” vorrei almeno 5 versioni e per averne una seconda mi serve Extras. Per fortuna l’i-Pod è capiente, appunto.
 
La voce di Paul Weller con The Jam è molto meglio di oggi. Non è una critica, è un dato di fatto.
Anche Londra era meglio nel 1970.
 
Il secondo album di The Jam non è quel fiasco che per anni e anni hanno cercato di venderci.
L’impressione (classico intercalare del blogger quando era twenty-something) è che i recensori avessero una visione contingente, esatta in quanto erano giovani (ed io più di loro).
 
Avete mai avuto fra le mani una copia originale di “Down In The Tube Station At Midnight” (Small Faces lettering in copertina) nell’estate del 1979?
Strana sensazione: in effetti tirava aria un poco aggro verso le 23.00 sulle banchine della sotterranea di Londinium.
Quando partii da Victoria Station per Milano, Lord Louis Mounthbatten era appena stato vittima (morto) di un attentato.
Per completezza: girate il sette pollici: una triste pagina celebrata al meglio, perché Moon The Loon non si dimentica mai!
 
Ovviamente dovete ingoiare e digerire All Mod Cons (e dovete toccare copertina e inner sleeve del disco in vinile. Vero Marco?) fino a che esso non sarà parte di voi.
Se del caso aiutatevi con un ([1]) parka che abbia della canfora nelle tasche: li vendono a Portobello, sulla sinistra, qualche centinaio di metri prima del “ponte” (la Westway) di Ladbroke Grove di clashiana (o ballardiana) memoria (comunque altra memoria), li vendono ivi nel 1979.
Se non avete una donna cui dedicare “English Rose” (perché se la merita) continuate a cercarla, se non avete voglia di cercarla... Mah! ([2]).
 
Ovviamente Setting Sons non è una pratica da sbrigare superficialmente.
Ricordo un bel badge con un bulldog, a riprova del Brit grit che lo permea.
Se ancora fosse stato necessario, non lo era - credetemi -, per consolidare il nostro disprezzo per tutti quelli ([3]) che non cercano di essere individui (il disprezzo non aveva bisogno di conferme ma solo di sintesi aforistica) lo trovammo in “Saturday Kids”.
 
Days of speed and slow time Mondays”: “That’s Entertainment”: pensate che questa canzone è anche nel repertorio di Morrissey.
 
Incompleto ed egoista come una pagina di diario, ormai trascorse da un viertel le 02.00 di notte, il post si chiude come – appunto – una pagina di diario.
Cosa vi aspettavate?
But didn’t we have a nice time? ([4]).
 
Se avete ancora un po’ di emozioni da spendere: “Carnation”, seguendone il testo.
 
 
                                                                                                                      Steg
 
 
 
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[1] Eterno dilemma; parka è maschile o femminile?
È vostro/a quando decidete se cucirci dei patch e quali. Io nell’autunno del 1979 al bavero avevo un badge di Sid Vicious, come può confermare almeno un lettore assiduo del blog.
[2] Gentili lettrici: potreste non amare “English Rose”, ma vi assicuro che noi cavalieri abbiamo il cuore che batte forte per voi dame, quindi cingeteci la vita sulla sella dei nostri cromati e specchiati scooter esistenziali.
[3] Nota stilistica: guardate che se scrivete “coloro” anziché “quelli” non diventate necessariamente più intelligenti.
[4] “To Be Someone”.

1 commento:

  1. Steg, nel titolo dell'articolo c'è molto di vero. Se ci aggiungi che c'è molta più Inghilterra in uno dei '3 before 8' del Wigan Casino (tutti e tre americani, ovvio) che in tutta la discografia dei Jam, qualche ciglio si aggrotta legittimamente. Il bello è che Paul Weller sarebbe il primo a darci ragione.

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