C’È PIÙ UK IN ALL MOD CONS
CHE IN
TUTTA LA DISCOGRAFIA DI THE BEATLES
(note
notturne molto parziali su The Jam)
Premessa: le mie
pagine manoscritte di oltre quattro lustri fa mi inducono a rivedere il mio
stile letterario.
Ero meglio
allora. Pessimista come adesso.
Il vantaggio
dell’i-Pod è che in una sola cartella ho in ordine cronologico 117 canzoni di
The Jam: l’intero cofanetto quintuplo che basta a tutte le persone normali.
Dunque insufficiente, non fosse altro perché di “Shopping” vorrei almeno 5 versioni
e per averne una seconda mi serve Extras. Per
fortuna l’i-Pod è capiente, appunto.
La voce di Paul
Weller con The Jam è molto meglio di oggi. Non è una critica, è un dato di
fatto.
Anche Londra era
meglio nel 1970.
Il secondo album
di The Jam non è quel fiasco che per anni e anni hanno cercato di venderci.
L’impressione
(classico intercalare del blogger
quando era twenty-something) è che i
recensori avessero una visione contingente, esatta in quanto erano giovani (ed
io più di loro).
Avete mai avuto
fra le mani una copia originale di “Down In The Tube Station At Midnight”
(Small Faces lettering in copertina) nell’estate del 1979?
Strana
sensazione: in effetti tirava aria un poco aggro
verso le 23.00 sulle banchine della sotterranea di Londinium.
Quando partii da
Victoria Station per Milano, Lord Louis Mounthbatten era appena stato vittima
(morto) di un attentato.
Per completezza:
girate il sette pollici: una triste pagina celebrata al meglio, perché Moon The
Loon non si dimentica mai!
Ovviamente dovete
ingoiare e digerire All Mod Cons (e
dovete toccare copertina e inner sleeve
del disco in vinile. Vero Marco?) fino a che esso non sarà parte di voi.
Se del caso
aiutatevi con un ([1]) parka che abbia della
canfora nelle tasche: li vendono a Portobello, sulla sinistra, qualche
centinaio di metri prima del “ponte” (la Westway) di Ladbroke Grove di clashiana (o ballardiana)
memoria (comunque altra memoria), li vendono ivi nel 1979.
Se non avete una
donna cui dedicare “English Rose” (perché se la merita) continuate a cercarla,
se non avete voglia di cercarla... Mah! ([2]).
Ovviamente Setting Sons non è una pratica da
sbrigare superficialmente.
Ricordo un bel badge con un bulldog, a riprova del Brit grit che lo permea.
Se ancora fosse
stato necessario, non lo era - credetemi -, per consolidare il nostro disprezzo
per tutti quelli ([3]) che non cercano di essere
individui (il disprezzo non aveva bisogno di conferme ma solo di sintesi
aforistica) lo trovammo in “Saturday Kids”.
“Days of speed and slow time Mondays”: “That’s
Entertainment”: pensate che questa canzone è anche nel repertorio di Morrissey.
Incompleto ed
egoista come una pagina di diario, ormai trascorse da un viertel le 02.00 di notte, il post
si chiude come – appunto – una pagina di diario.
Cosa vi aspettavate?
Se avete ancora
un po’ di emozioni da spendere: “Carnation”, seguendone il testo.
Steg
Tutti i diritti riservati/All rights
reserved. Nessuna parte di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la
medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su
sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1]
Eterno dilemma; parka è maschile o femminile?
È vostro/a quando decidete
se cucirci dei patch e quali. Io
nell’autunno del 1979 al bavero avevo un badge
di Sid Vicious, come può confermare almeno un lettore assiduo del blog.
[2]
Gentili lettrici: potreste non amare “English Rose”, ma vi assicuro che noi
cavalieri abbiamo il cuore che batte forte per voi dame, quindi cingeteci la
vita sulla sella dei nostri cromati e specchiati scooter esistenziali.
[3] Nota
stilistica: guardate che se scrivete “coloro” anziché “quelli” non diventate
necessariamente più intelligenti.
[4] “To
Be Someone”.
Steg, nel titolo dell'articolo c'è molto di vero. Se ci aggiungi che c'è molta più Inghilterra in uno dei '3 before 8' del Wigan Casino (tutti e tre americani, ovvio) che in tutta la discografia dei Jam, qualche ciglio si aggrotta legittimamente. Il bello è che Paul Weller sarebbe il primo a darci ragione.
RispondiElimina