ARRIGO “HARRY’S BAR” CIPRIANI
(Sketches series - 12)
Arrigo Cipriani
per qualcuno è il creatore del Harry’s Bar di Venezia ([1]). In
realtà quel locale lo fondò il padre Giuseppe ([2]) nel
1931 (più o meno in contemporanea con il concepimento del figlio maschio ([3])): insieme
all’altrimenti sconosciuto Mister Harry Pickering, ma l’ignoranza come si sa
non è merce rara di questi tempi.
Potereste anche
smettere di leggere, ma …
Vale la pena nel
2014 di andare a mangiare in un ristorante di “proprietà” di Arrigo Cipriani?
Non lo so.
Per due motivi che
nulla hanno a che fare con la qualità del cibo, che non è il gusto ([4]): il
personale ([5]) ([6]) e il
fatto che non sapete se e dove trovereste Mister C (che indubbiamente è più
brillante nelle “ciacole”dei suoi
figli Carmela, Giovanna e Giuseppe, peraltro tutti e tre simpatici per quel
pochissimo di cui posso dire di loro).
Di Cipriani Senior
mi ricordo due cose, una inutile e una importante, vi racconto la seconda: tanti e tanti anni fa (25?) in una sera fredda, di folla nel locale, ci
avevano fatto sedere al tavolo 12, che era (ed è) il peggior tavolo dell’unica
sala che conta nel ristorante: passò di lì lui e mio padre si lamentò della
posizione. La risposta?: “Ma come! Lei è
in prima fila a vedere le ballerine e si lamenta?”.
Perché il locale
veneziano (senza il quale tutti gli altri non esisterebbero in quanto
insensati: mi pare ovvio) ha una sua filosofia, per cui ho visto gente mangiare
con il cappotto sulle spalle su uno strapuntino fra il registratore di cassa e
il bancone (probabilmente non erano clienti, sicuramente non erano Veneziani). Verosimilmente, un poco di questo piglio marziale, poi infuso nel Bar, deriva al quasi ottantaduenne ammiraglio della flotta Cipriani dal fatto di aver tirato karate per moltissimo tempo, e si tratta di una persona comunque spigolosa già di per sé che deve aver non poco domato il suo spirito di “bastian contrario” per saper comunque sorridere ai clienti e magari (una volta, quando egli era sempre o quasi in laguna e al comando in sala “dabbasso”) consigliargli dei carciofi freschi o un vino in caraffa.
Il suo Martini
perfetto non è il mio Martini perfetto, ma se Arrigo Cipriani deciderà di
bersene di nuovo uno, idealmente brinderò volentieri con lui secondo la sua
ricetta.
Arrigo Cipriani
ha scritto diversi libri, mi sento di consigliarne uno non recente, un romanzo,
di cui nemmeno so dove sia la finita mia copia: Eloisa e il Bellini.
Il Bellini,
l’unico cocktail che non oso prepararmi e che non bevo mai “fuori sede”, perché
non sarebbe mai nella media veneziana.
Spiacente:
nessun aneddoto su Welles, Capote o Hemingway.
Steg
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[1] Di
“bar di Harry” nel mondo ce ne è più di uno. Il decano è quello parigino
(preesistente ma “Harry” dal 1923).
Siccome anche recentemente
Arrigo Cipriani racconta delle sue disavventure legali, è curioso notare come
l’omonimo romano del più famoso nel mondo di Calle Vallaresso dichiari
ingenuamente “Harry’s Bar Roma nasce nel 1959, prenderà il nome solo nel
1962 ma il locale già esisteva dal 1918” ; quello di Firenze vanta la nascita nel 1952.
Ovvero 50 e oltre anni fa
gli imprenditori erano meno litigiosi o più sicuri delle proprie capacità, opto
per la seconda ipotesi. Sotto un profilo giuridico, invece, mi pare che in
Italia certi marchi siano meno difendibili che altrove. Infatti: “In December 2008 the High
Court of England and Wales ruled that Orient-Express Hotels (which owns the
Hotel Cipriani) owns the Cipriani trademark and that the use of
"Cipriani" in the name of the London
restaurant infringed its trademark rights. The decision was upheld on appeal by
the Court of Appeal on 24 February 2010, which ordered that the restaurant's
name would have to be changed by 24 April 2010. The new name of the
restaurant is ‘C’” (da en.Wikipedia; per chi voglia leggersi la sentenza di
secondo grado: http://www.bailii.org/ew/cases/EWCA/Civ/2010/110.html);
e senza troppo piagnucolare, intervistato da Nicola Porro in coda a un
programma televisivo di RAI2, Virus, il 14 marzo 2014 il ristoratore veneziano
ha dichiarato che lo scivolone londinese gli è costato una quindicina di milioni
di sterline “di danni” (e di spese legali, presumo): https://www.youtube.com/watch?v=7OXS5s-4I1M.
[2]
1900-1980.
Per “altro” rinvio al mio post “Perle mediatiche 13 – La critica gastronomica”.
[3] Sulle baruffe fra Arrigo e sua sorella maggiore Carla forse ancora qualche traccia si rinviene: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/03/08/la-paprika-di-brass-divide-cipriani.html. Mi pare che poi la controversia fu conciliata.
Per “altro” rinvio al mio post “Perle mediatiche 13 – La critica gastronomica”.
[3] Sulle baruffe fra Arrigo e sua sorella maggiore Carla forse ancora qualche traccia si rinviene: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/03/08/la-paprika-di-brass-divide-cipriani.html. Mi pare che poi la controversia fu conciliata.
[4] Ma io
non “faccio copertoni” e non sono nemmeno un “consulente di viaggio”, quindi
non recensisco.
[5] Un
saluto, ancora, a Claudio (Ponzio): che comunque e sempre non sbaglia e non
sbaglierà mai.
[6]
Problema anche di altri locali: il ricambio generazionale è mediamente a
peggiorare.
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