SCRICCHIOLANO
LE COLONNE
(e
forse è ora di fare un inchino e uscire di scena)
Quando morì Ron
Asheton, chitarrista nella formazione più celebre di The Stooges, scrissi un messaggio
di posta elettronica alla redazione del Corriere
della Sera, posto che non avevano pubblicato la notizia del suo decesso.
Naturalmente nessuna risposta, come accadde anche tempo dopo per Alain Bashung.
Figuriamoci per
la morte di Scott Asheton ([1])! Non
vale nemmeno la pena di ipotizzare una eco al di fuori dei media specialistici
(e anche quelli … ([2])).
Siccome la
memoria è corta, la mia semplicemente non tiene in considerazione tutti i miei
pensieri, sono per lo meno soddisfatto di avere citato già Scott in un mio post
([3]).
Ma non è questo
il punto.
Vedo morti
ovunque, oppure artisti che sentono il fischio della falce del Tristo
Mietitore, magari per interposta persona (si pensi a Roger Daltrey e al suo
album con il malato terminale Wilko Johnson).
Non è mia
intenzione affermare che tutti gli artisti debbano smettere di essere tali a una
certa età (quale poi?), ma …
Lo ho già
scritto in questo blog, lo ripeto verbatim: il rock ‘n’ roll è vecchio,
tanto che da anni dico […] ispirandomi a Philip K. Dick e anche a Bladerunner che “il rock ‘n’ roll è come un
replicante che scopre, per sua sfortuna, di non avere scadenza”.
Si può preferire schiantare in scena, però si deve essere sinceri e non
considerarlo un incidente che non si vorrebbe subire. In caso contrario sarebbe il
caso di pensare, piuttosto che a riunioni sempre più grottesche (con abbondante
uso di tinture per capelli, gilet più o meno contenitivi e altro) dove manca
solo qualche roadie peso massimo a
tenere ferme le lancette del tempo per il performer
di turno, a cambiare genere o a correggere il proprio repertorio.
Perché il
problema è continuare a chiamarlo rock ‘n’ roll quando manca anche il fiato nel
pronunciare quelle tre parole. Troviamogli un altro nome o, almeno, evitiamo di
considerarlo sinonimo di gioventù eterna, non lo è.
Se poi la gente
pensa che un concerto li ringiovanisca, un farmaco gli restituisca l’energia di
alcuni lustri fa, eccetera, beh sono problemi loro, io schivo qualche martello
tiratomi perché il Grillo Parlante continua a non essere gradito, anche quando “egli
c’era mentre altri non c’erano” (e oggi dicono di esserci stati).
E adesso vedo di
scegliere, un’altra volta, cosa ascoltarmi e in che edizione di The Stooges, i
quali riuscirono a rendere sinistro o sensuale (vedete voi) anche il suono di
un tamburello.
Steg
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] La “quota
giovanilistica” per gli ultracinquantenni già coperta nei telegiornali dalla
morte della fidanzata di Mick Jagger che forse, si cfr. “Substitute” di The
Who, si tirava indietro gli anni.
[2]
Aspettiamoci magari qualcosa di più dal bastione francese, sempre sodale e solidale con
The Stooges e Iggy Pop.
[3] Si
tratta di “Oreste Del Buono (senza dimenticare Pilade)”.
Esemplare, Steg. Oltre a sottoscrivere quasi tutto, penso a frasi ricorrenti negli ultimi anni alle mie orecchie.
RispondiElimina"Ho visto negli ultimi mesi Kiss, Deep Purple, Van Der Graaf Generator e Bruce Springsteen. Mi accorgo solo adesso che il rock sono rimasti a suonarlo solo i pensionati";
"Angus Young si porta sul palco maschera e bombola dell'ossigeno. Beh, a quell'età...";
"Iggy Pop è sempre lui";
"L'età nel rock & roll non conta un cazzo"
"Tutte le etichette discografiche vorrebbero avere una teenage hot rod gang come i Cramps";
"I couldn't picture us in our thirties playin' the same kind of headbanging bullshit";
"Hope I die before get old".
Le citazioni sono di un proprietario di un noto locale milanese, di Lux Interior, degli Spinal Tap e di uno di cui mi sfugge il nome. Per tutti, la risposta l'ha scritta un altro nome che non ricordo.
Get Off The Stage.