MORRISSEY
E L’APATIA DEI SUOI FAN
Me lo dico da
solo: meglio tardi che mai.
Ci sono pensieri
che circolano nella mente ma faticano a raggiungere una forma definita.
Io non sono
stupido ([1]),
Morrissey è molto intelligente, eppure per anni noi sembravamo (nella mia
mente) due pugili su un ring intellettuale che si studiavano senza trovare il
varco nella guardia dell’altro.
Siccome solo io
ho coscienza del confronto, dovevo – appunto – scoprire dove entrare con i miei
pensieri nella sua opera.
Alla fine il tutto
si è risolto nel mio apprezzare le sue sintesi formali e musicali di pensieri
certo non unici, pur mantenendo il mio approccio critico (o anche solo diverso)
per molte sue scelte che i suoi fan non
discutono e semplicemente accettano: io non sono vegetariano (ormai non lo sarò
più), però io non vedo ragione di biasimare il suo incensare una certa cultura
albionica poco gradita ai più ([2])
perché certo aristocratica.
Ancora
continuava a non quadrarmi qualche cosa.
Come mai?
Perché mi
sfuggiva ancora un elemento e per di più quello decisivo?
Questioni di
prospettiva, direi.
Leggevo scritti
su di lui e interviste a lui, approfondivo anche i suoi gusti musicali,
continuavo (come continuo) ad inchinarmi ai Ludus e all’arte visiva di Linder
Sterling; come mio solito facevo i compiti.
Eppure niente!
Morrissey è un
pessimo maestro, i suoi discepoli sono di conseguenza dei pessimi allievi (non
apostoli per loro eccesso numerico) rispetto ad altri.
Questo lo
capivo, ma perché? Soprattutto perché ciò mi dà grande fastidio tanto che per
un decennio non ho mai ascoltato volontariamente The Smiths?
Ecco
(finalmente. Troppo tardi?) l’illuminazione: Morrissey non innesca nulla, non
induce a nulla.
Morrissey ha
come effetto l’antitesi alla reazione alla vita quotidiana.Morrissey è l’autoindulgenza malata e immobile che conduce al piangersi addosso fine a se stesso.
Morrissey ti consente di crogiolarti nell’abbruttimento senza reagire: “ogni giorno è come la domenica”? Bene stai sdraiato sul letto e guarda il soffitto, piangi, ascolta la tua musica, ...
“Novembre ha partorito un mostro”? Convivi con la tua mostruosità ([3]).
Forse ciò spiega perché in lui i suoi fan vedono il “salvatore”: deve essere lui a salvarli, appunto.
Direte: ma i
concerti? Ah sì i concerti. Vecchie reminiscenze di The Smiths dopo 25 anni,
una scintilla che dura qualche istante, altro che “luce che non si spegne mai”.
Poi il fan torna
nella sua cameretta e torna alle sue (non) attività di sempre, con bolse
letture wildeiane e poco altro ([4]).
Morrissey è
ancora solo, alla fine.
Come 30 anni fa.Perché i suoi fan si accontentano di come sono.
Steg
©
2012 Steg, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte
di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la medesima nella sua interezza
può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi
privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo
ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1] Chi
passa il tempo a darsi dello stupido alla fine perde anche se la sua mente
funziona.
[2] Per
tutto il resto rinvio al mio post
precedente: “Morrissey: why?, oh why?!” di cui questo è una sorta di
complemento.
[3]
L’elenco può proseguire sia con citazioni marchiate Rough Trade sia con altre
sotto l’egida Attack, evidentemente.
[4]
Niente Richard Allen, niente Kray Twins, niente James Dean oltre la banale
superficie, niente Antoine de Saint-Exupery, niente drammi da lavello,
eccetera.
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