"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



sabato 3 novembre 2012

ORSON WELLES: UNA VITA IN DISCESA?


ORSON WELLES: UNA VITA IN DISCESA?

 

Sono stato affascinato da Orson Welles sin da quando venni a conoscenza che suo era il film da tutti ritenuto il più grande capolavoro del cinema, il suo primo lungometraggio da regista, del 1941: Citizen Kane ([1]), e – contemporaneamente – lo dipingevano come un fallito nella vecchiaia disposto a recitare in quegli spot pubblicitari televisivi italiani noti come Carosello.
Dovevo essere ancora studente di scuola media inferiore quando ebbi questa informazione fondamentale.
 

Ecco, fra questi due estremi ognuno può esplorare questa figura anche fisicamente imponente, se non addirittura dominante.
Per me egli è (altresì) un Ernest Hemingway “venuto meglio” ([2]), che si scola bottiglie di champagne nell’unico livello in cui ha significato lo Harry’s Bar di Venezia ([3]) cioè quello che soffre dell’acqua alta ([4]).
 

Certo è senza un Nobel il colosso di Kenosha, Wisconsin, ma come scrisse Niccolò Machiavelli i titoli da soli non sono significativi delle persone al contrario sono queste ultime che “li illustrano”.

 

Grandi film realizzati e grandi film non realizzati.
Ecco per esempio l’asse ideale fra Welles e James Dean con un The Little Prince (ché uscì prima negli USA e poi in Francia) da entrambi sognato in versione cinematografica: cercate la sceneggiatura scritta dal primo.

 

Oppure un Don Quixote non completato, ma iniziato.

 

E che dire, per coloro ([5]) che hanno nel cuore Apocalypse Now ([6]), del progetto di una trasposizione su celluloide di Heart of Darkness di Joseph Conrad? Esiste solo qualche prova.

 

Tori e corrida per Hemingway, Welles e Dean. Per inciso.

 

Ma prima del capolavoro dei capolavori per il grand ecran, c’è il gesto ancor più ribelle: forse invidiato da Guy Debord o da Malcolm McLaren: la invasione dei marziani, nel 1938. Solo una lettura radiofonica dalla War of the Worlds del suo quasi omonimo, già illustre H. G. Wells: il 30 ottobre ([7])?

 

Ma non si vive di sola rendita: si pensi a un successo commerciale come quello de The Lady from Shangay che vede protagonista sua moglie Rita Hayworth.
Più sottili forse Touch of Evil oppure The Third Man (non una sua regia) ([8]).
 
Poi c’è quel progetto, ultimato, che è Confidential Report (o Mr. Arkadin, titolo con cui forse è più noto).
O quello strano prodotto filmico che ricordo con uno dei suoi molti titoli: F for Fakes.

 

Orson Welles aveva anche un bel tratto grafico, essenziale come quello di, suo ammiratore, Jean Cocteau.
Se potete, cercate il volume del 1982 di Maurice Bessy intitolato semplicemente con nome e cognome del grandissimo regista e sceneggiatore e attore: troverete degli splendidi esempi del disegno wellesiano.
 

 

                                                                                                                      Steg



 

POST SCRIPTUM

 
Per i più curiosi e pazienti, vale la pena di cercare su You Tube la versione di 2 ore e 44 minuti del documentario BBC: Arena – The Orson Welles Story. Ovviamente sarebbe bello se fosse possibile comprarne copia, ma al solito le masse assumono ben altro oppio audiovisivo.

 

 

                                                                                                                      Steg


 

 

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[1] Lo preciso per te lettore/trice, il/la più giovane del blog per cui idealmente solo/a scrivo.
[2] La mia opinione più contraddittoria è forse su questo scrittore.
[3] Che non è il solo e storico nel mondo.
Ne esiste uno a Parigi ben più antico, già centenario, noto anche come Harry’s New York Bar, che con la “barra” dell’albergo Ritz di Place Vendome si contende il titolo di locale dove fu inventato il Bloody Mary. Of cockails and men...
[4] Dove i tavoli arrivano al numero 12, ma sono 14.
[5] Me incluso e una mia amica lettrice che non nomino al solito per proteggere gli innocenti.
[6] Degli, anche loro corpulenti, Francis Ford “Rumblefish” Coppola e John “Big Wednesday” Milius.
[7] Molti anni fa fu pubblicata in CD. Oggi chissà.
[8] Ennesima dimostrazione – anche – del fatto che Alida Valli sapeva recitare.
Sulla bellezza assoluta del viso di questa attrice, tale da rendere banale quello di Grace Kelly!, bisognerebbe meditare ogni giorno.

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