"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



martedì 2 ottobre 2012

“SEX PISTOLS FUCK FOREVER” (35 anni di Never Mind The Bollocks Here’s The Sex Pistols)


SEX PISTOLS FUCK FOREVER
(35 anni di Never Mind The Bollocks Here’s The Sex Pistols)

 

 

Sex Pistols Fuck Forever” è il titolo di un manifesto di formato extra-large, colori fluorescenti, che funse da catalogo - avendo l’altro lato riempito con materiale vario - di una mostra dedicata a Jamie Reid a Londra, tenutasi oltre 25 anni fa.
Si trattava di un prop utilizzato in una scena del film The Great R’nR Swindle.

 

I Sex Pistols furono una boy band ([1]).

 

Have you ever got the feeling ...([2]).

 

Chi vi dice che ha “tutto” dei Sex Pistols probabilmente mente, anche se si limitasse ai soli fonogrammi e videogrammi.

 

Se vedo delle immagini dei Sex Pistols non mi sento spettatore.
Inciso: quando sta(v)i pogando il sudore tuo e di chi ti circonda(va) non puzza(va), “sa(peva) di gioventù”, per parafrasare il Colonnello Kilgore in Apocalypse Now.
Spero che qualche lettore possa eliminare le lettere poste fra parentesi.

 

Mi è più facile scrivere dei Sex Pistols piuttosto che di altri artisti ([3]) perché: innanzitutto c’è una dimensione temporale contenuta che consente di evitare nozionismi pur nella precisione che loro richiedono.
Poi in quanto è difficile prendere le parti di qualcuno, perché non ci sono buoni e cattivi fra i personaggi della saga pistoliana (la morte inaspettata di Malcolm McLaren ha ammorbidito anche Johnny Lydon e Adam Ant, purtroppo).

 

Dopo 35 anni, comunque, i “Sex Pistols fottono ancora”.

 

Ecco perché sono contento di non sentirmi imbrogliato, cheated dunque, dal cofanetto di 3 CD e 1 DVD di Never Mind The Bollocks Here’s The Sex Pistols realizzato per l’occasione di questo anniversario.
Eppure pensavo che ne sarei stato un poco deluso.
In fondo, senza tediare il lettore, la mia discografia copre in vinile e in compact disc tutta la produzione ufficiale e oltre ([4]). Il mio materiale video non è da meno: Sex Pistols N. 1 lo conosco in videocassetta.

 

Certo dopo tanto anni, da un lato ci si preoccupa per la magrezza di Johnny Rotten nell’estate del 1977, dall’altro si sorride divertiti per un fazzoletto Seditionaries portato stile magütt da Steve Jones, infine si è soddisfatti per un Sid Vicious ancora immune dall’eroina.

 

Per me i Sex Pistols si sostanziano in quella risposta quasi anaforica di Johnny Rotten a Janet Street Porter: “I don’t need a Rolls Royce, I don’t need a house in the country, ...” e, per la precisione, “I don’t live in Finsbury Park” ([5]).

 

E la mia – prima – copia di Never Mind The Bollocks Here’s The Sex Pistols? Comprata al HMV di Oxford Street/Marble Arch nel novembre del 1977: versione dodici tracce e retro di copertina tutto rosa senza titoli delle canzoni. È leggermente sbiadita nel giallo e nel rosa vicino alla “costola” perché il sole ci batteva.
Ho un solo dubbio: la mia edizione in CD dell’album, in occasione del ventunesimo anniversario, realizzata partendo dai master analogici come si colloca nella lunga sequenza delle edizioni ([6])?

 

Le mie canzoni preferite restano: “Bodies”, “Satellite” e “Did You No Wrong”.

 

Ah, dimenticavo: allora non pensavamo al futuro: i dischi li ascoltavamo e vivevamo bene anche senza quei manifesti splendidi, che ci parevano enormi, con la grafica di Jamie Reid che non compravamo nei negozietti (ne ricordo anche uno in Carnaby Street) “perché tanto...” ([7]).

 

E, se ti gira, indossa “la Destroy”, o “la Tits” o “la Cow-boys”: è sempre più coraggioso che circolare contromano in bicicletta sul marciapiede.

 

Questo post è dedicato alla “fatina” ([8]) punk Tracie O’Keefe, morta di tumore al midollo osseo quando eravamo ancora tutti invincibili.

 

 

                                                                                                                     Steg

 

 

 

© 2012 Steg, Milano, Italia.
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[1] Lo ha scritto qualcuno, non ricordo chi. Condivido, seppur tardivamente, l’affermazione.
[2] E’ l’incipit di due - non una - affermazioni di Johnny Rotten, distanti poco più di 6 mesi l’una dall’altra.
[3] Siouxsie and the Banshees e Manic Street Preachers, in particolare.
[4] Dove oltre significa Spunk anche nella configurazione No Future UK nelle edizioni originali in vinile e, preciso per distanziare i falsi - falsi - ribelli ‘77 che ammorbano l’aria in quanto parassiti, anche il 7” con la Spedding Session.
[5] Siamo a novembre del 1976, allora in due settimane si montavano programmi televisivi.
Volete le date esatte? Le trovate in Sex Pistols Day By Day di Lee Wood.
[6] Rammento che esiste un’edizione giapponese in CD con la riproduzione in formato “mini” del manifesto che era abbinato all’edizione con undici tracce più 7” stampato da un solo lato contenente “Submission”.
[7] Sembrava già incredibile celebrare cinque anni di punk (o meglio dal 1977) nel 1982, come fece The Face.
[8] Nel senso barrie-ano (J. M. Barrie) del termine.

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