D.A.F.:
TUTTO E TUTTI IN DISCUSSIONE
(dedicato
a Conny Plank) ([1])
Nel pregevole
volume ([2]) di Jürgen
Teipel Verschwende deine Jugend (o
meglio, per tutti coloro che non leggono correntemente la lingua di Goethe e di
Nietzsche, nella sua traduzione francese intitolata Dilapide ta jeunesse ([3])) si
racconta anche di come i Deutsch Americanische Freundschaft nella formazione a
due che li ha consacrati conquistarono il pubblico skinhead di uno dei loro
primi concerti nel Regno Unito.
Gabi Delgado-López si dichiara (dichiara ...) omosessuale,
Robert Görl da molti anni è buddista.
Politicamente
sono a sinistra ma – come sanno i pugnaci lettori del blog – “White Riot” docet.
A Milano, nel
novembre (il 5 per la precisione) 1981, un muro di registratori a cassetta MC7 è
alle loro spalle. Il pubblico dell’Odissea 2001 suda con loro.
I D.A.F. sono
assolutamente contro, o punk se si vuole.
Ancora oggi.
Li ho visti e
ascoltati tre volte dal vivo. Vorrei fossero state trenta.
Ogni volta che
le mie orecchie li odono il limite è uno solo: il volume dovrebbe essere a 20
su 10: napalm sonoro al cui confronto la “Cavalcata delle Valkirie” usata dal
Colonnello “Death From The Above” Kilgore in Apocalypse Now è una dolce lied
per bambini.
Contro tutti
perché a “Der Mussolini” (che si canta in coro mentre si danza una spastica
marcia, autodistruttiva per la mente eppur rigenerante) si contrappone ([4]) nel
2003 la lode a Ulriche Meinhof ([5]) di “Kinderzimmer”
([6]).
Per essere un
seguace dei D.A.F. occorre inizialmente “rinnegarsi” e, se del caso, farsi violenza
intellettuale.
Accettare tutto
per poi riconsiderare tutto come essere pensante e trarre (volendo e potendo)
delle inutili conclusioni.
Con la
struggente provvisorietà di “Als wär’s
das letze Mal” sempre sulla spalla.
Nero e cuoio e “basi”
registrate. Questo è il tableau di
Gabi e Robert sul palco.
Una saga
complicata quella dei D.A.F.
Ricordo, in quel
hangar zurighese, che prima del concerto dei Depeche Mode la colonna sonora
comprendeva anche una canzone dei D.A.F. ([8]).
Due ultime
annotazioni.
Comunicazione
per gli über-gegen-Alles: cercate l’album
Future Ultra dei Delkom (successivo progetto
musicale dell’immigrato Gabi Delgado-López) onde alienarvi – se siete fra
coloro che acconsentono a che altri possano curiosare nella vostra discoteca – anche
le simpatie di chi combatte le tossicodipendenze: con una canzone dal titolo “Viva
la droga” cantata in Castigliano non potete fallire.
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riprodotta e/o archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in
ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1]
Konrad “Conny” Plank (1940-1987) ha fra l’altro prodotto artisticamente i due
album fondamentali dei DAF (per un totale di quattro della band cui prestò la propria attività e il proprio talento): Alles ist gut e Gold und Liebe.
Nota tecnica, mantengo le
maiuscole ai sostantivi come richiede la lingua tedesca.
[2]
Esiste una antologia, doppio CD, dal medesimo titolo, il suo curatore è
l’autore del volume, che è obbligatoria e racconta in modo impeccabile la neue Welle. Dopo cercherete altro e
troverete poco.
[3]
Facile dunque comprendere il significato del titolo: mutuato da quello di una
canzone dei D.A.F. (rinvio anche al mio post intitolato “Gioventù: bruciata,
sprecata, inutile”).
Il che non toglie che io ne
abbia anche due copie, prima e seconda edizione, dell’originale in Tedesco,
nella speranza, prima o poi, di poterlo leggere anche in quell’idioma.
[4]
Attenzione: la difficoltà di comprensione della lingua germanica rischia di
confondere le idee.
Non è che sia “buono” tutto
quello che è cantato “in Tedesco” e suona industriale/elettronico: I Laibach
impallidiscono con la loro cover di “Alle gegen Alle” rispetto all’originale, e
non so parlando di Rammstein.
[5]
L’esponente più noto insieme a Andreas Baader della Rote Armee Fraktion,
formazione terroristica tedesca creata nel 1970 (incidentalmente, nel 1978 a Londra si compravano
tranquillamente badge con il simbolo
della RAF: una stella rossa a cinque punte con sovrimposto un fucile
mitragliatore e, appunto, la sigla RAF).
È ben vero che di tributi a
questa figura del terrorismo ve ne sono non pochi, ma la canzone dei D.A.F. ha
come sottotitolo “Heldenlied”, cioè
canzone per gli eroi.
[6]
Tratta da Fünfzehn neu DAF Lieder :
album della riunione di Görl e Delgado-Lopéz dopo oltre tre lustri.
La discografia dei D.A.F.
rischia di apparire complicata a causa, anche, dei DAF DOS (in cui compare il
solo Delgado-Lòpez). I 7 album non sono omogenei nel genere e nella qualità
complessiva, lo stesso vale per una messe di singoli (l’ultimo del 2010 e per
ora inedito su album).
[7] Sarei
tacciabile di approssimazione se non specificassi che un legame (nessun gioco
di parole) con i Deutsch Amerikanische Freundschaft hanno i Liaisons
Dangereuses, gruppo in cui compariva Christiaan Ludwig “Chrislo” Haas.
[8] Il
sogno elettronico sarebbe un bill
concertistico con Suicide, D.A.F. e Depeche Mode. Dress code: “celebrazione nera”.
[9] Ferme
le diverse origini dei componenti, per quanto qui rileva: Delgado-López è
spagnolo di Cordoba, Görl è bavarese.
[10] Per
gli insaziabili della devastazione, soprattutto propria, indico senza pretesa
di completezza: Dagmar Krause con Panzerschlacht e Nico con The Frozen Borderline o – almeno – con “Janitors Of Lunacy”.
Anche i Tedeschi hanno
un’anima, scientemente bombardata ex
adverso.
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