GENERATION TERRORISTS VENT’ANNI DOPO
(di Manic
Street Preachers e di persone fuori dal comune)
Gli anniversari da
un po’ di tempo sono “celebrati” con scarti di settimane o di anni ([1]). La
ragione è spesso commerciale, o meglio esasperatamente commerciale.
Come ho scritto
da ultimo ([2]) la guardia imperiale
preachersiana ragiona in termini di crisi economica da oltre un anno.
Ecco quindi che
l’edizione del ventennale di Generation Terrorists
arriva con dieci mesi di ritardo e, di nuovo, nel forum di Forever Delayed
si mescola(va)no aspettative e preoccupazioni sui prezzi. Si profila
interessante l’edizione più ricca (anche se lungi dall’essere completa), pur se
un CD di versioni aggiuntive appetibili per noi fedelissimi avrà un costo ulteriore
di una buona ventina di sterline ([3]).
Manic Street
Preachers: a very Welsh phenomenon, posto
che il loro unico tour italiano con
ancora Richey Edwards in formazione fu alla fine del 1994 come ospiti davvero
speciali degli Suede.
Ecco perché non
mi stupisco di come ho prima conosciuto e poi preso a seguire da serio
appassionato (non ho un termine migliore) questa band.
La messe di
stampa (escludendo il settimanale Sounds
che non si reperiva) era stata cosi abbondante nel 1991 che io temevo si
trattasse di una media hype
esasperata come e più dei Sigue Sigue Sputnik, e non c’era modo di controllare
(o forse era per me un periodo in cui mi erano sufficienti gli ascolti che già
avevo ([4])). Fu
così che non comprai tempestivamente i loro primi singoli (mi riferisco ai 3
commercialmente disponibili) e attesi diligentemente l’uscita di Generation Terrorists, album di esordio “e
ultimo” che doveva “vendere più di Appetite
For Destruction”.
Complice anche
il fatto che non arrivò l’edizione limitata in picture CD ([5]) e
ciò smorzò l’entusiasmo, ad un ascolto affrettato di questo doppio album ci
trovai dentro un suono un po’ alla Hanoi Rocks (almeno non avevo sbagliato il
riferimento, sebbene di piccola rilevanza).
Passarono più di
dodici mesi e l’illuminazione mi arrivò con un’intervista pubblicata dal Melody Maker letta a New York.
Il resto oggi
sembra inevitabile: cominciai con, in versione 12” (la sola esistente in
vinile) le copie immacolate ([6]), l’EP
di esordio e la prima prova per la Heavenly, innanzitutto, al fine di recuperare
una produzione precedente che scoprii essere non un vuoto da colmare per
completismo, ma un periodo fondamentale per capire e apprezzare la band.
Quindi comprai una
fanzine fondamentale, un numero
unico: Spitting Glass From Our Mouth
(la reperii insieme a molto altro verso giugno 1993 ([7])) e
quelle pagine mi spalancarono un mondo (senza Internet si era veramente degli
iniziati.) dove tutto pareva unico e già ampiamente consolidato, compreso un
secondo album che a me non sembrava poi cosi disprezzabile.
C’è un mio post che proprio è negletto ([8]): elenca
ed illustra tre persone che hanno scritto, con modi e stili diversi, pagine
fondamentali sui MSP: Anthony, Jake e Karen. Poi c’era l’instancabile “archivista”
audiovisivo e cartaceo Martin capace anche di ben più potenti alchimie fra
umani ([9]).
Immancabilmente
chiunque conoscevi che aveva “i Manics” nel cuore era degno di nota, anche chi
ti vendeva per mero commercio loro rarità, prop
e fanzine (ancora e sempre fanzine).
Ne ho viste e
vissute di militanze musicali, non ha senso paragonarle fra loro, in quanto
quelle che si stagliano come realmente tali non hanno elementi di comparabilità,
tranne la lealtà di chi le costituisce e ne è partecipe: solo questo le
accomuna.
Ma quella dei Manic
Street Preachers stupisce sempre (e ancora) sulla base di un unico dato di
riferimento: nelle case di noi tutti, giovani e ribelli del ‘77, borghesi e
proletari, ci sono scaffali occupati dai soli libri citati nelle loro canzoni e
nelle confezioni (siano esse copertine o libretti) dei loro dischi.
Non
sottovalutateci, mai.
Steg
©
2012 Steg, Milano, Italia.
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e/o archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun
caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1]
Rispettivamente Never Mind The Bollocks
Here’s The Sex Pistols – un 35° poi ... – e The Rolling Stones con la tournée per il cinquantennale l’anno
prossimo.
[2]
“Effetti collaterali delle expanded
edition”.
[3]
Meglio di quanto si pensava.
Non discuterò qui il
dettaglio delle quattro edizioni e la loro bontà o meno.
[4] Non
dimentico, per esempio, che oltre a Siouxsie and the Banshees c’erano The Creatures, solo per citare gli
artisti a me più cari.
[5]
Allora non si seppe per quale motivo. In realtà essa uscì solamente quattro
mesi dopo, ed allora logiche di banale profitto nazionali (quanti esemplari se
ne sarebbero venduti qui da noi?) e di discreto successo dell’album in Gran
Bretagna fecero sì che non ne arrivò mai copia in Italia.
[6] A
tutta evidenza dimenticate sotto la lettera M di un negozio milanese che non
esiste più.
[7]
Quando Milano poteva vantare una record
fair degna di nota.
[8] Si tratta di “Nous sommes comme des nains juches sur des épaules de
géants (les anciens) …” del 13 novembre 2011.
[9]
Scusate: strizzo l’occhio a me stesso e a un'altra persona. Ma si tratta di
questione privata.
"I Laughed when Lennon got shot" (Motown Junk)
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