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bella foto, non in posa, di ignota provenienza che daterei intorno al 1980 (fine?) |
TONITO MEMORIAL
(To live and die
in Milano – note sul punk e oltre)
1. Ragioni di un tributo.
Ci sono le persone che nella vita ti segnano:
spesso sono quelle frequentate poco, e così esse mantengono un’aura
inscalfibile che invece è negata a coloro che sono l’abituale, o anche il solo
soventemente, incontrare.
Nel
novero di questi pochi che per sempre si ricorderanno, è la regola che si
tratti di persone ammirate, anche invidiate.
Difficile
eccezione è invece quando negli scranni più alti della memoria siedono, fra le
altre, figure oscure o comunque figure che non rientrano (più? ())
nella norma, la cui alterità non è però (come invece si “dovrebbe fare” per non
rischiare) respinta da chiunque.
Io
vedo i giovani di oggi, e sono ormai tutti come quelli che venticinque anni fa
o giù di lì si “facevano il codino” di capelli: per me sono indistintamente
impiegati-del-piercing, travet-del-mohawk, tatuati-a-reddito-fisso.
Trasgressione dopolavoristica insomma ().
Ovvero
nessuno è più in grado di offrire una immagine che sia capace di scontrarsi con
il resto e, quindi, che sia utilizzabile come riferimento per chi si scopre non
allineato, ma si sente ancora indefinito. Il punk, quello originale, ha infatti
fornito ed esaurito l’ultima chance di conflittualità ().
Oggi
niente è ancora in grado di – almeno – epater
le bourgeois perché, appunto, come sempre si è lamentato da parte nostra,
intorno al 1979/1980 tutto si è organizzato in modo da poter sempre massificare
ogni indicatore di ribellione giovanile per trasformarlo rapidamente in commodity; nel frattempo si sono create
generazioni in cui non ci sono più i kid che si oppongono agli adulti, bensì i
primi semplicemente si defilano ed i secondi invece tentano di fare gruppo.
Questo
scritto ()
invece è il tributo a un kid che si era messo contro, e a un certo punto dal
contro è finito nella road to ruin,
senza possibilità di uscirne più fuori. E infatti è morto, nel 1996, il 26
settembre a meno di cento giorni dal suo trentasettesimo compleanno ().
Ma
era brillante, e intelligente, e tagliente, oh! come tagliava. Così non è mai
stato noioso perché pure nel grigio sempre più grigio, del quale vedevi via via
rivestire la sua vita e poi anche il suo incarnato, saltava fuori una frase che
non ti aspettavi oppure una nuova curiosità che era la espressione della sua
ansia intellettuale combinata con l’indubbia sua propensione ad essere al
centro della attenzione. Dunque un artista.
Questo
è il mio omaggio a Tonito (),
con un’ultima considerazione introduttiva: qualche mese dopo aver cominciato
questo scritto ho focalizzato chi mi ricorda letterariamente Tonito, sebbene
senza le ambivalenze sessuali del personaggio: il Dargelos che si incontra ne Les Enfants Terribles ().
Per il resto: “but the truth is only known by guttersnipes” ().
2. Incontro.
Premetto
che quella faccia io la avevo già vista, forse un lustro e più prima. Era
quella del ragazzino con cui si poteva – appunto – aver paura di finire a fare
a botte, nella strada; quello da cui i genitori ti dicevano di stare lontano,
anche se magari non veniva da una famiglia povera, ma sembrava “come se” e le
apparenze bastavano ai giudizi parentali ().
Oppure
si trattava di fugaci “incroci” di sguardi fra schieramenti politici diversi?
Altezza
media, longilineo, capelli castano chiari, naso sottile, lobi delle orecchie
quasi assenti, occhi grigi e un sorriso da The Joker ()
che non prometteva nulla di buono.
Poco
ricordo di quell’incontro fra noi due diciassettenni, parte di una scena punk
pressoché invisibile a Milano ()
che sbriciola anche le fazioni rosse e nere (),
ma una sua frase mi resta attaccata: “la
mia fidanzata assomiglia a David Bowie, ha i capelli rossi come lui” ()
().
Tonito
è un bowiano e sempre lo sarà, di quelli ricompresi fra Ziggy e Halloween Jack ()
piuttosto che accodati alla svolta del Sottile Duca Bianco, e forse una definizione
per lui potrebbe essere “A lad inSane”.
3. Tonito.
Tonito
ha studiato sassofono ()
(e anche violino (),
pare), ma le sue scelte musicali lo portano alla chitarra elettrica (basso
incluso) e alla voce.
Dopo
qualche esperienza senza nome ()
milita innanzitutto ()
nei T.V. Vampire nel 1978, cui seguiranno a cavallo delle due decadi i Borstal
Dampers, i Mittageisen, i Chaos Brothers e i 198X ().
È
sicuramente, stante anche Rosso Veleno promotrice di questo raro evento
spartiacque post-1977, fra coloro che con coscienza di causa (davvero pochi
specialmente la prima sera) sono al X-Cine di Milano per i due concerti di Adam
And The Ants del 16 e 17 ottobre 1978 ().
Lì
nasce ovviamente il personaggio: con la sua scostanza affascina le compagne di
facoltà (cui magari gli altri ragazzi fanno la corte senza successo): battute
come “quella si è truccata con il ragù”
facendo riferimento ad un fard mal applicato, oppure “ha le scarpe a punta per schiacciare le formiche negli angoli” ()
rivolta a un compagno non fanno ridere molti dei presenti (i quali però a noi
fanno pena).
Qualche
volta, se c’era lezione anche al pomeriggio, si andava a mangiare insieme in
Piazza Santo Stefano, in un locale che non esiste più: Palma Focacce e mi
ricordo una sua frase curiosa, perché probabilmente essa era a cavallo fra
realtà ed invenzione letteraria ():
commentando chi ci ()
serviva – per noi era vecchio, avrà avuto una cinquantina di anni capelli grigi
e viso segnato – disse che dai muscoli e dai tendini, in evidenza nel portare cibo
e bevande ad un altro tavolo, era chiaro che si trattasse di un ex pugile.
Tonito
è un grande appassionato di cinema: anche Vanishing
Point () lo
devo a lui.
Talvolta
penso che così lui si è schivato i reumatismi.
In
un altro pomeriggio di quei primi mesi da universitari, in sala prove: Tonito
comincia a suonare un giro di basso, e tutti dicono “che bello” convinti che
sia suo; noi due ci guardiamo con un grin
a fior di labbra come per dire “che ignoranti questi!”. Era evidente che
nessuno aveva riconosciuto “Belsen Was A Gas”.
Dopo
l’abitudine di chiudere le conversazioni telefoniche con un “ciaociaociaociao”
che va in dissolvenza, diventa un marchio di fabbrica anche la sua risata speedata; che da posa dei primordi poi sarà
inevitabile conseguenza di quello che assume.
Che
dire del concerto dei Mittageisen –
reduci dalla registrazione del loro unico singolo per il quale Tonito fornirà
anche l’immagine della copertina – al Liceo Beccaria il 1 marzo 1979, con il
cuoio a celargli la sua “Destroy” ()?
Tutti
tirati da morire, il pubblico che li seppellisce di insulti, Tonito che
strapazza le corde del basso in un’accelerazione nervosa della citata “Belsen”
().
Delle
proprie doti nel disegno Tonito fa uso nelle sue collaborazioni a Xerox.
Lo
ricordo insofferente e strafottente fuori dal Palalido di Milano prima del
concerto di Iggy Pop ()
il 29 maggio del 1979.
Ascolta
molta musica di generi diversi, e così ci troviamo ad apprezzare nel 1980 i
Dexys Midnight Runners nell’esordio eponimo in LP quasi in contemporanea con
Kaleidoscope di Siouxsie and the Banshees, discutendo fra i muri di Bonaparte
Dischi di Via Marghera.
Lui
pronuncia “keltic”, ancora distinguendosi, il titolo di una canzone dei DMR e
probabilmente avrebbe dichiarato di possedere i due album di Jobriath anche se
ciò non fosse stato vero.
Fra
gli aneddoti dei primi anni ottanta c’è quello dell’album No Sleep ‘til Hammersmith dei Motörhead impiegato, così lui dice,
quale suoneria della sua radiosveglia.
Verso
il 1984 le cose per Tonito cominciano a mettersi piuttosto male. Abita al
Casoretto () in
quel periodo, in Via Casoretto 50 per la precisione.
In
più di una occasione, sicuramente due, forse tre, mi telefona nel tardo
pomeriggio di domeniche già autunnali: ha bisogno di soldi e quindi vende:
dischi e magliette. Con il ricavato, è evidente, deve comperarsi droga. Nelle
sue telefonate l’entusiasmo della voce non c’è più.
Eppure
il corpo gli regge abbastanza bene, nonostante i tentativi di detox non lo portino da nessuna parte.
Gli
altri ricordi sono tutti brandelli, in mente mi restano:
-
un madornale disastro di capelli e sopracciglia tinti
di biondo nell’estate del 1982, durati qualche decina di ore dopo essere
apparso da Tape Art, negozio di dischi, con evidenti perplessità senza che
nemmeno dovessimo dirglielo noi;
-
oppure anni dopo, una sera, verso mezzanotte, lo
incrociamo al Bar Quadronno, praticamente in pigiama e Converse perché non
aveva sonno ed era sceso ()
a bersi qualche cosa e comperarsi le sigarette;
-
ancora, forse tornato nelle sue zone di gioventù, lo
incontrai per caso una sera al cinema Ducale di Piazza Napoli, a vedere uno di
quei film che interessavano solo noi;
-
un concerto dei Ramones al Rolling Stone, in balcony: io, lui e Tiberio.
4. “Cuoio e czarniani”.
Brandelli.
Gli
interessi sono quelli. Come me aveva una copia del Hell’s Angels di Hunter S. Thompson: da lì gli organigrammi delle bike gang scribacchiati a lezione
aspettando “l’ora di Trimarchi”.
E
sempre quella è fonte di citazione delle élite cabalistico percentuali, ovvero
il suo leggendario pin badge di metallo a recitare “Lucky 13 1%” che racchiudeva
l’essenza degli Angeli ().
Tonito
aveva dei leather jacket che parevano forgiati solo per lui: il dettaglio li
rendeva inconfondibili, anche se magari quello che gli si vedeva indosso era
frutto di uno scambio. Allo stencil
di “198X Palach Memorial” ()
si abbina sulla manica il patch del Mickey Mouse fan club ():
amo pensare che quel
patch possa essere un regalo di un viaggio altrui, addirittura parte del tesoro
infantile del piccolo Antonio ().
Forse
l’ultima volta che lo vidi, un sabato pomeriggio, fu in un negozio di fumetti
di comune frequentazione.
E
mi diede una dritta finale: nel casco da moto (che poi era una vespa grigia) che
aveva al polso come un cestino da spesa teneva alcuni albi di Lobo, un
personaggio cattivo, extraterrestre biker proveniente dal pianeta Czarnia, un
incrocio fra Lemmy (Kilmister, leader dei Motörhead) e Zodiac Mindwarp ().
Si
andò poi a bere in un bar vicino, in Via Lecco, ricordo che ordinò un Negroni.
E
poi?
Nulla,
sino a faticose ricerche, per scoprire solo quel pochissimo: trasferitosi fuori
Milano, apparentemente sposato (lui?) e il decesso poco dopo le ore una di
notte.
5. “Epilogo”.
Ci
si può porre due ipotesi, alternative, per il futuro di Tonito: “tanto sarebbe morto presto lo stesso”, “invecchiando sarebbe diventato un nulla”.
Vedo
in giro uomini per i quali la propria paternità pare metadone, rispetto ad una
vita che altrimenti li distruggerebbe. Un figlio non gli avrebbe cambiato niente.
Il
suo antagonismo non lo avrebbe portato a inventarsi una professione fortunata,
come è capitato ad alcuni.
Alla
fine, si può concludere che “poteva
morire meglio” ().
Avete visto Sherlock (), in
particolare l’episodio finale della Seconda Stagione?
Indipendentemente da ciò,
il dato inequivocabile è che Tonito non era un cinico gratuito.
Solo che lui non poteva
che difendersi da un prossimo stupido in un solo modo: prima analizzandolo e
poi versandogli addosso i difetti, le meschinità, le limitazioni di quel
prossimo. Tutto materiale invisibile per quelle persone modeste che ben vivevano
e vivono nella propria mediocrità esistenziale.
Quindi non poteva vivere –
Tonito – mediocremente, come un Alex sedato dalla cura Ludovico Van () ().
Ecco, allora, che questo
lungo scritto non è una lapide pur se resta un memorial.
Grazie Tonito per il
cinismo, la lucidità, gli spunti intellettuali e tutto quanto, anche quel tuo disprezzo
difensivo. Tutto ormai capito e ben assimilato, da me.
“So softly a Supergod dies” ().
No, non finisce qui.
Pur sembrando come una
mano che applaude da sola, qualche volta mi chiedo come commenterebbe lui certi
nuovi album (ad esempio One Day I’m Going
To Soar dei Dexys).
E, NEL 2022 …
“Qualche ragazzo bello e andato a
male” [Emilio Tadini, La tempesta, Torino, Einaudi,
marzo 2003, prima edizione (pubblicata nella collana Supercoralli), p. 243.]
Steg
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Particolare dell'interno della copertina del singolo dei Mittageisen |
Un
poco confusi nei nomi delle formazioni – o è un’altra patente di ’77 kid autoelargita? (ce ne sono state
non poche) – sembrano i ricordi del solo biografo di quell’epoca cui pare sia
data dignità per la storia del punk a Milano: “All'interno della cronaca dei Sex Pistols su "Pogo" si fa
cenno alla "casa più punk di Milano" – è la casa di una ragazza –
Rosso Veleno – collaboratrice della punkzine – grazie ai diversi viaggi in
Inghilterra era diventata punk già da tempo – è proprio lei che si fa
promotrice della nuova pubblicazione – nei primi mesi del settanta[nove] esce "Xerox" la prima rivista
interamente stampata con la fotocopiatrice - l'editoriale è tremendo - "a
proposito di musica – dischi e punk – si - punk!!!" scritto dalla stessa
Rosso Veleno – è una denuncia al provincialismo imperante in Italia – io me lo
sono quasi imparato a memoria - " LA PROVOCAZIONE è ben
altra cosa - non il costume del sabato o la discoteca-ghetto - E' L'ATTITUDINE
- come vivi da quando apri gli occhi la mattina a
quando li richiudi di notte - non è
un'etichetta che compri nè da Seditionaries di Vivienne Westwood nè da Carù -
unico negozio di dischi punk- e allora chi continua a parlare di punk e
perchè?? – chi ne parla è un estraneo – altrimenti avrebbe vergogna a usare una
parola inventata da altri- per inscatolare e soffocare/definire chi questa cosa
se la vive e basta - qualsiasi nome abbia - QUINDI IL PUNK NON E' MAI MORTO - PERCHE' - PER
FORTUNA UN MOVIMENTO PUNK NON E' MAI
NATO"...Rosso Veleno una tipetta elettrica vestita in
pelle nera con il chiodino rosso e i capelli decolorati - l'ho conosciuta in
Fiera di Senigallia insieme a Tonito dei 198X – un gruppo tipo Buzzcocks - con
loro sono andato ai festini dei Chrisma – ballando il pogo nel salone – facendo
le mie prime amicizie tra i punk milanesi ...” (Marco PHILOPAT, Costretti a sanguinare, Milano, Shake,
prima edizione, 1997, p. 10; poi ristampato anche da Einaudi); “il momento più importante […] per me è senza dubbio il sabato pomeriggio
in fiera di Senigallia – dove posso trovare un bel po’ di altri punk – tre o
quattro… Tiberio Tonito e Rosso Veleno – sono giacimenti viventi di
informazioni – ci scambiamo le notizie sulle band – sui vestiti – sui party
dove ci si può sfogare – si fa scambio di badge – di 45 giri di importazione –
di preziose punkzine londinesi – dopo qualche ora però incomincio a stufarmi e
mi verrebbe anche voglia di fare qualcos’altro – no so – almeno una lattina di
birra – invece questi sono delle morchie - - alle sei e mezzo se ne tornano a
casa dalla mamma – solo Tonito fuma hashish – è anche l’unico con cui riesco a
legare un minimo – alle 8 di sera vado in solitaria da Scoffone alla Statale […]”
(idem, p. 12).