UNA VITA
TRAVESTITA, MA DA DISAGIATI
Il “ma” è
ostativo, e in esso sta l’essenza di queste righe.
Tutta la
pubblicità che audiovedo e ascolto (quella cartacea talvolta ha problemi ancora
peggiori) si rivolge a persone di piccolissima borghesia (o sono regrediti o
non sono avanzati nel proprio ceto) in uno stato di squallida esistenza (e non
mi riferisco - anche e per maggior aggravio, il famoso overkill - a
stitichezza e prostata, con l’aggiunta degli assorbenti femminili e gli adesivi
da dentiera) che dovrebbe migliorare e “realizzarsi” (sic) tramite:
-
polizze mediche “più o meno”
-
investimenti patrimoniali “tentativi”: impeccabili nel
messaggio ed esecrabili nella sostanza: essa da scoprire come in una caccia al
tesoro
-
rasoi elettrici per padri assenti
-
lozioni per cretini per i quali la propria barba è un
traguardo
-
cretini che si sono sposati con la compagna di asilo
(questa è una citazione specifica)
-
madri devastate che fanno le amiche piuttosto che le
mamme (merendine)
-
famiglie “obbligatorie” perché è il moloch della
Nutella (volgarizzo il marchio e detta volgarizzazione invoco a difesa) con un
Natale tragico (intanto l’Islam avanza)
-
liquori che devi bere responsabilmente, ma devi bere
(idem per gli amari più improbabili e per quelli più nobili)
-
pasti natalizi con simil prelibatezze (un poco come la
finta pelle) da discount dietro la Cortina di ferro (non d’Ampezzo).
Mi fermo per
pietà.
E allora penso a
tre romanzi (almeno due da me già citati in precedenza), o meglio apparenti
tali, in verità essi sono cronaca della terra desolata esistenziale.
In disordine
essi sono:
- Prozac Nation,
- American Psycho,
- The Bonfire of the Vanities.
Nessuno dei
personaggi china la testa, il filo interdentale per far sanguinare l’anima a
scopo terapeutico emerge vincente nel mio pantheon della disperazione urbana.
Il post finiva
altrimenti, con un lievissimo filo di indulgenza verso il lettore.
Steg
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