LA MORTE
(considerazioni
contingenti e non originali)
Nota di metodo:
queste righe sono contingenti, in riferimento alla morte di Jeff Beck ().
Non hanno
pretesa di originalità.
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Una mattina ti
svegli, consulti un sito informativo e leggi la notizia della morte di Jeff
Beck.
Era già
capitato, con altro medium, di apprendere della morte di David Bowie,
sempre mattina, sempre ancora non pronto per uscire a faticare con la vita,
comunque a faticare.
Entrambi
deceduti (fuso orario più, fuso orario meno) il 10 gennaio.
Cosa cambia? Cambia
che “I did not see it coming”: il secondo (cronologicamente primo) era
poco presente, fuori dalle scene dei palchi e faceva notizia ogni sua notizia,
il primo l’opposto.
Da mesi e mesi,
quando mi sveglio di notte cerco elenchi alternativi alla conta delle pecore
per riaddormentarmi e fra essi quello, a contrario, dei futuri “caduti” (per me
sono caduti in battaglia).
Fra loro non c’era
Jeff Beck.
Ecco che arriva
il colpo che non ti aspetti ().
Chissà come mai,
mi è tornata in mente quella cover da lato b di 7” () de
The Jam: “So Sad About Us” () a
commemorare Keith Moon, batterista de The Who.
La morte non “livella”
nulla se non si ha fede religiosa: un altro muore, tu no; oppure tu muori e gli
altri no.
Il che significa
che un ateo convinto muore ateo, anche se cercano sempre di convincerti che “alla
fine pensava alla possibile esistenza di Dio”.
Gli è che il
morente non può più esprimere la sua opinione.
Pensare sempre
bene dei morti? Beh è un po’ come quando ti dicono che pestare le feci di cane
porta bene: da quando ho modo di esprimermi rispondo: “pensa se portasse anche
male!”.
Insomma: i bei
ricordi sono solo autodifesa, insieme a quel che serve per diluire o sfumare il
dispiacere.
Certo, l’età di
chi sopravvive ha una qualche incidenza sui tempi di, preteso, recupero: quando
sei giovane (o ancora quasi) reagisci in fretta, salvo magari elaborare dopo ().
Comunque, un
piccolo insegnamento (sempre inascoltato), lo ribadisco: non tutti i morti,
famosi, sono anche “vostri” (). Quindi
l’anno dopo i “part-time orphans” () sono
smascherati anche dalle anime semplici, figuratevi da noi che leggevamo,
ascoltavamo, vedevamo i morti anche quando erano vivi.
Steg
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