GARBO (ripensamenti
berlinesi)
Premetto che musicalmente conosco
Garbo dal suo album di esordio, e nello scorso decennio ho, come spesso mi
capita per curiosità, cercato di mettere insieme una discografia che fosse se
non completa almeno rappresentativa.
Premetto, anche,
che queste righe hanno come fonte di ispirazione un mio post di molti anni fa
in cui scrissi che fra Garbo ed Enrico Ruggeri il “vero berlinese” fu il
secondo ([1]).
Berlino la avevo
già visitata diverse volte all’epoca, tanto che ne scrissi anche separatamente,
per lo meno per fissare qualche mio ricordo ([2]).
Ma …
Beh, gli anni
sono passati e Ruggeri continua ad oscillare: a un guest vocal nella
canzone degli Ianva “Canone europeo”, un omaggio a nome Decibel a David Bowie (“Lettera
dal Duca” ([3])), la ricostituzione dei
Decibel, appunto, si contrappongono tutte le sue scelte nazional-popolari che
ormai hanno raggiunto per quel che mi riguarda uno stridio che temo non avrà
fine.
Peccato.
Garbo, invece,
forse meno sulle barricate e meno “sudato” nell’esibizione di Ruggeri, ha una
linea quarantennale talmente stabile da sembrare quasi perenne (lui dice di non
ambire allo status di highlander).
Eppure i
riferimenti musicali di questi due artisti italiani (entrambi anche con profilo
autoriale di quanto interpretano) sono molto simili. Però Renato Abate ([4]) è
poco attiguo al rock and roll (il che mi fa pensare al fatto che i Velvet
Underground siano l’ultimo artista non “moderno” in riferimento alla
categorizzazione Des Jeunes Gents Mödernes francofona ([5])).
Ed allora, si
arriva alla svolta berlinese di David Bowie il quale letteralmente chiude un
capitolo ed affronta “A New Career In A New Town”.
La torre della
televisione che guarda su Alexanderplatz: der Berliner Fernsehturm ([6]) è
fra le immagini – tutte in bianco e nero – che Garbo ha scelto per le sue
esibizioni dal vivo di fine 2021.
Forse la
stonatura di Enrico Ruggeri è quella di non apparire mai solo nei suoi momenti
migliori: lui e la band, lui nei Decibel …, mentre Garbo lo vedo sempre solo.
Ruggeri a
colori, Garbo no.
Senza allinearli
per una gara sul fronte della “decadenza” (di solito attribuita da altri, non
scelta dall’artista), a Garbo si attribuisce il “Nevroromanticismo” ([7]).
Chissà?
A questo punto
mi piacerebbe un libro scritto da Garbo, anche di narrativa.
NOTA FINALE: mi
domandavo chi “avesse messo sotto contratto” in EMI Garbo.
Pensavo a Pierluigi
Raimondi Cominesi. Mi sbagliavo: fu Gianpiero Scussel ([8])
direttore artistico, persona per bene che ho conosciuto abbastanza ([9]), con
cui però non è mai capitato di parlare di Garbo.
Steg
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consenso scritto dell’autore/degli autori.
[3]
Contenuta nel loro album L’Anticristo del 2018.
[4] Nato
il 25 aprile 1958.
[5] Mi è noto un album di
cover di canzoni dei V. U. ad opera di qualche appartenente a queste “giovani
genti”.
[6] “Il” torre. “La” muro, …
[8] Lo
ricorda Garbo in una intervista della fine del 2021: https://www.spreaker.com/user/chiamodopo/garbo?fbclid=IwAR1wPxyoJHJC-m_Qi5OC7b-UKYNlkETRkr2ucMWkq_Kg3CbPZw4yAI9uA50.
[9] Morto
nel gennaio 2020, il giorno 20 o 21.
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