"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



martedì 23 novembre 2021

MAIDA VALE: un romanzo “rimuovibile” (Bambaataa series – 1)

 

MAIDA VALE: un romanzo “rimuovibile”

(Bambaataa series – 1)

 

Comincio con un aspetto positivo: nasce, forse, questa nuova serie – che si riferisce a una nota “canzone” di Africa Bambaataa: “Looking for the Perfect Beat” – per recensire delusioni.

 

Nota lirica: non uso il termine “rimuovibile” nel senso anglosassone e in particolare in riferimento a una precisa canzone ([1]).

 

Premessa: il libro di cui scriverò lo ho comprato (come peraltro per me è regola), quindi non solo non ho vincoli, ma sono deluso che questo romanzo non mi sia proprio piaciuto: il romanzo è Maida Vale di Michele Benedello ([2]).

 

Ho infilato fra le pagine del volume i miei bravi listelli di carta per avere i riferimenti, che però sono riferimenti a contrario rispetto al mio solito, poiché sono negativi.

 

Prima considerazione: questo non è il primo romanzo pubblicato dell’autore, checché se ne dica – per quale ragione, ormai, non mi interessa più – perché esiste già Pimlico ([3]) ([4]).

 

Mi duole davvero essere stato vanamente illuso da questa opera letteraria, perché in questi semestri di Covid ho letto e riletto così tanto che anche solo nel calcolo probabilistico ben circostanziato davo per probabile che le aspettative, almeno quelle minime, di nuovo e piacevole sarebbero state rispettate e, magari, avrei scritto una recensione positiva ([5]).

 

Tutta la narrazione si regge su delle canzoni, di cui peraltro non sono mai citati compositori ed autori, solo gli interpreti (almeno in un caso egli non è quello originale).

 

Un dato banalissimo: in questa storia non c’è nemmeno un personaggio omosessuale o bisessuale o pansessuale (espressione di Morrissey questa, mi pare. Si rinviene una lata citazione mancuniana nel titolo della illustre prefazione al testo, ma a questo punto sembra solo un prestito di parole).

Il fatto che ciò salti all’occhio del lettore eterosessuale e non giovane quale sono io è peculiare.

 

La trama è molto esile, e si anima solo negli ultimi capitoli.

 

È un romanzo minimalista allora? Beh non siamo ai tempi del brat pack di Bret Easton Ellis e Jay McInerney e l’espediente di non dare al protagonista un nome è anche (e prima) nel romanzo d’esordio di quest’ultimo autore ([6]).

 

Tutto si risolve in due realtà – quella del protagonista e quella degli altri – entrambe altrettanto usuali (e perciò ben note), esse quindi ([7]) si sarebbero valorizzate solamente in una loro grande “scrittura”, la quale qui non si trova proprio.

 

Esiste, anche, una sorta di idiosincrasia dell’autore per certi nomi femminili, i quali vengono impiegati in accezione negativa: si tratta di amori finiti e name-dropping di sfogo?

 

Una ultima annotazione, a scanso di equivoci: nella saga salgariana Yanez De Gomera non muore (e neanche Sandokan).

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Che, peraltro, mi è tornata in mente, ma in essa il termine è utilizzato per il titolo in forma di iperbole pessimistica: “Removables” dei Manic Street Preachers.

[2] Dueville, Ronzani Editore, 2021.

[3] Non posso in alcun modo garantire la accessibilità a questa stringa. Io, comunque, non solo ho scaricato l’intero testo dell’opera, ma lo ho anche sistemato (dove ho potuto) eliminando una discreta quantità di refusi più o meno evidenti.

https://www.accademiafelicita.it/life-culture/pimlico-un-romanzo/

Pare curioso appoggiarsi a una organizzazione come questa quando si sbandierano durezza e purezza, ma si sa, autore e protagonista non sempre coincidono.

[4] A pagina 127 di Maida Vale c’è un ammiccamento o una confessione a ciò.

Il terzo – prossimo – romanzo potrebbe intitolarsi Ruislip (che  però si pronuncia, circa, “railip”)?

[5] Peraltro, “the true critic is unfair, insincere, and not rational” (Oscar Wilde, The Critic as Artist).

[6] Senza scomodare i ben più celebri casi di Alessandro Manzoni o Chuck Palahniuk, ex multis.

[7] Sebbene il diritto d’autore tuteli la forma e non l’idea in sé.

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